![Set di prodotti con carboidrati complessi su sfondo di legno pane pasta tortellini](https://ilfattoalimentare.it/wp-content/uploads/2022/02/carboidrati-pane-pasta-cereali-dolci-Depositphotos_132013240_S.jpg)
A causa dell’andamento climatico sfavorevole quest’anno il raccolto di grano tenero presenta grosse criticità. Questo vuol dire che raggiungerà a stento 2,85 milioni di tonnellate. C’è di più. Una parte significativa del raccolto non potrà essere utilizzata dall’industria alimentare e verrà destinata ad uso zootecnico o ad altri usi. Vuol dire che per soddisfare il fabbisogno nazionale importeremo il 65% del grano tenero necessario da Paesi UE il 60% della produzione nazionalecirca 5,5 milioni di tonnellate).
A dispetto delle fake news di Coldiretti che periodicamente insinua sospetti sulle caratteristiche del grano, la materia prima importata è di alta qualità, visto che l’industria molitoria italiana è considerata un fiore all’occhiello del ‘Made in Italy’, grazie alla capacità di individuare, selezionare e miscelare le varie partite. La farina di grano tenero è destinata per il 57% alla panificazione, per il 20% alla produzione di biscotti, prodotti da forno e pasticceria. La rimanente quota serve per le pizze (10%), l’export, usi domestici (4%) e alla produzione di pasta fresca (2%).
![pasta grano](https://ilfattoalimentare.it/wp-content/uploads/2018/12/AdobeStock_34258793-1024x683.jpeg)
Il 60% della pasta finisce all’estero
Per quanto riguarda il grano duro usato per la pasta, la semola coltivata in Italia raggiunge 3,5 milioni di tonnellate e copre tranquillamente i consumi interni (23 kg di pasta l’anno pro capite) (*). Il problema è che il 60% della pasta prodotta in Italia è destinata all’esportazione. Per questo motivo ogni anno importiamo oltre 3 milioni di tonnellate di grano di alta qualità da Paesi come: Canada, Turchia, Francia e Stati Uniti. Si tratta di quantitativi necessari per produrre ed esportare la nostra pasta in tutto il mondo.
“Questi soni i numeri – sottolinea l’Associazione Industriali Mugnai d’Italia (Italmopa) – altre considerazioni sulle importazioni selvagge di grano di dubbia provenienza e qualità sono dettate da interessi di categoria abilmente celati dietro una presunta difesa degli interessi dei consumatori”.
Il riferimento di Italmopa alle lobby che da anni portano avanti una campagna di denigrazione verso il grano importato è abbastanza evidente. Viene naturale pensare a Coldiretti, che da anni diffonde fake news sul grano importato puntando il dito contro un settore come la pasta considerata un fiore all’occhiello del made in Italy nel mondo.
(*) Da 1 kg di grano non si ricava 1 kg di semola e nemmeno 1 kg di pasta
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Perché gli agricoltori italiani non riescono a produrre grano di alta qualità come quello canadese, francese o turco?
Hanno iniziato dieci e più anni fa ,ma in ogni caso non basta per cui dobbamo importare
Parole dirimenti!
Buongiorno, sono un produttore siciliano di grano duro. Da tempo chiediamo nella pasta assoluta trasparenza in etichetta con indicazioni delle quantità, qualità e provenienza del grano affinché si consentisse al consumatore di poter scegliere liberamente. Potrebbe dirmi chi ostacola questo diritto del consumatore??
Sulle etichette della pasta è già indicata l’origine del grano e tutti possono scegliere . Poi si possono riportare le indicazioni che crede opportune purché rispondano al vero
Peccato che andando di moda l’attacco legittimo e provvidenziale a Coldiretti si dimentica che chi strozza da sempre gli agricoltori italiani sono proprio i mugnai e i pastifici. Anche per questo sono in rivolta gli agricoltori italiani riuniti in Comitati, non essendo rappresentati da nessuna associazione di categoria ormai tutte asservite agli interessi dell’agro-industria (anche molitoria e pastaia)
L’organizzazione per omologhi anziché in filiera è sicuramente un limite. La deliberata e sistematica produzione di fake news da parte di Coldiretti su pressoché qualunque argom distrugge il dialogo e la comprensione delle reciproche sacrosante esigenze
Parlare di grano di “alta qualità” proveniente dalla Turchia fa già ridere. La Turchia è il paese più sanzionato dalla Comunità Europea (più della Cina) per infrazioni al regolamento europeo su residui di diserbanti, micotossine ed altre sostanze riconosciute come cancerogene. Non cito neanche il Canada famoso per l’uso spropositato di glifosate.
La questione è molto semplice, contrariamente a quanto lei asserisce gli organismi di controllo da anni non trovano partite di grano canadese , americano … al di fuori dei limiti di legge. Questo succede nonostante le pressioni delle lobby e le sceneggiate con le bandiere gialle che si susseguono nei porti
Sull’argomento Turchia prendiamo atto che non abbia nulla da obiettare.
Sulla Turchia non ci sono ancora dati di mia conoscenza, ma le regole sono uguali per tutti. Non vedo perché il grano di origine Turca debba presentare criticità. Chi lo ha detto e su che basi? Le fake sul tema sono all’ordine del giorno
Il Giornalista spieghi come possa produrre del grano “duro” di alta qualità una Nazione come il Canada che geograficamente il suo Meridione, il Manitoba, si trova sopra il parallelo del Circolo Polare Artico, per capire, sullo stesso parallelo della Svezia, Finlandia e Norvegia.
Il lettore spieghi perché non ci sono stati problemi sino ad ora sulla base dei controlli. Quello che conta sono i fati non le fantasie. di qualcuno
Sono assolutamente d’accordo,Coldiretti e una lobby senza scrupoli
Il problema del grano importato è relativo al fatto che molti prodotti fungicidi ed erbicidi che in Italia ed Europa sono vietati in quanto potenzialmente dannosi per la salute umana in Canada, Ucraina, Russia, Turchia ecc sono consentiti (il più chiacchierato è il glifosato, ma non solo). Questi paesi riescono quindi a produrre ad un prezzo inferiore, di fatto fruttando una situazione di “concorrenza sleale”. Non si tratta quindi di un problema di qualità del grano importato intesa come proteine, peso specifico, ecc. ma di residui di prodotti potenzialmente dannosi per la salute umana nel grano e nelle farine. Allora se questi erbicidi e fungicidi sono dannosi per la salute vanno bloccati, se non sono dannosi vanno consentiti anche in Italia ed Europa. Si prenda una strada che possa mettere i produttori Italiani in condizione di parità altrimenti le importazioni aumenteranno ogni anno di più perché sempre più agricoltori saranno costretti ad abbandonare la coltivazione non potendo competere nella situazione descritta fino alla distruzione di un settore primario come quello agricolo che dovrebbe invece essere di eccellenza.
I residui di questi fungicidi però non vengono riscontrati in quantità superiori ai limiti legislativi nel grano importato. Per cui non ci sono riscontri di respingimento delle merci importate .
Mi auguro davvero sia come lei dice.
Ad ogni buon conto continuo a credere che la potenza delle lobbies sia incontrastata, esattamente come i relativi interessi. Ciò, oltre a strozzare i nostri coltivatori potrebbe favorire sistemi per eludere i monitoraggi e le verifiche atte a garantire i valori soglia previsti dalla normativa. In questi meccanismi, purtroppo, neanche il giornalista più professionale e scaltro potrebbe entrare.
La lobby è quella che esercita Coldiretti che lascia intendere che il grano importato sdia contaminato.I controlli ci sono da anni e non ci sono risultanze negative. Questa è la realtà