Cucchiaini contenenti pillole, compresse, capsule di integratori o farmaci

Il Giurì dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, con la pronuncia n. 70/2019 del 5 maggio 2020 emessa nei confronti di Vivislim Srl, Il Sole 24 Ore Spa e Manzoni & Co. Spa, ha censurato la pubblicità dell’integratore Collanol perché è stata ritenuta ingannevole e contraria alle norme per la corretta comunicazione commerciale degli integratori alimentari (articoli 2 e 23 bis del Codice di autodisciplina pubblicitaria).

La pubblicità dell’integratore contestata

Nel dicembre 2019, il Comitato di controllo dello Iap ha censurato la pubblicità dell’integratore Collanol, pubblicata sotto forma di articolo di natura editoriale dedicato al “collagene tridimensionale”, ritenuta ingannevole perché avrebbe presentato “il prodotto pubblicizzato come scoperta medica rivoluzionaria per la salute delle articolazioni”. In particolare il Comitato ha contestato l’affermazione secondo cui una sola capsula al giorno “favorisce la produzione di collagene, attenua l’infiammazione […] attivando un intenso processo di ringiovanimento del tessuto articolare”, con “un notevole miglioramento della mobilità articolare con riduzione del dolore” e “un miglioramento visibile e duraturo delle articolazioni con ridotta funzionalità”.collanol integratore

Queste “perentorie ed enfatiche promesse – secondo lo Iap – attribuiscono al prodotto pubblicizzato proprietà che trascendono la sua natura di integratore alimentare”, cioè gli effetti terapeutici di un farmaco. Inoltre, sono stati considerati “impropri e ingannevoli […] i riferimenti a funzioni di ripristino o di miglioramento nell’ambito di evidenti condizioni patologiche”, come “migliora lo stato delle articolazioni nell’osteoartrite, riducendo il dolore” e “attenua l’infiammazione”, mentre i riferimenti bibliografici sono stati ritenuti fuorvianti.

La difesa dell’azienda

Vivislim si è opposta alla censura affermando che l’integratore pubblicizzato, contenente UC-II (collagene non denaturato di tipo II), oggetto di due brevetti negli Usa, è caratterizzato da “un meccanismo di azione rivoluzionario” attestato da studi clinici rigorosi, che ne avrebbero dimostrato gli effetti benefici sia sui soggetti in salute con disagio articolare, sia su persone con osteoartrite. Secondo l’azienda, poi, le affermazioni contestate dallo Iap non farebbero alcun riferimento alla cura di malattie, in quanto supportare la naturale produzione di collagene non è necessariamente collegato a una compromissione delle condizioni di salute. Vivislim ha contestato anche la natura editoriale pubblicazione censurata, perché era presente in modo chiaro e visibile l’avvertenza “informazione pubblicitaria

Secondo il Comitato di controllo, invece, le argomentazioni fornite dell’azienda non sono sufficienti a superare le contestazioni sollevate in prima battuta. Contestazioni ritenute fondate dal Giurì che afferma come la pubblicità, impostata sul vanto di “una delle conquiste mediche più importanti”, faccia pensare a proprietà medicali. Un’impressione rinforzata all’interno della comunicazione commerciale da affermazioni come “stimolare l’organismo a riparare da sé le articolazioni”, “notevole miglioramento della mobilità articolare” e dello “stato delle articolazioni nell’osteoartrite”. Inoltre, secondo il Giurì, i risultati degli studi presentati dall’azienda “attestano al più un effetto benefico del collagene, ma non i risultati rivendicati negli annunci pubblicitari”.

Per questo motivo il Giurì ha ritenuto che il messaggio pubblicitario ingannevole e contrario alle  norme per la pubblicità degli integratori e ha confermato la censura, ordinandone l’immediata cessazione.

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