
Uno spot di Red Bull mostra due uomini alla guida di un’auto, entrambi con in testa un casco sponsorizzato, mentre percorrono a forte velocità una strada di campagna. Lungo il tragitto schivano ostacoli che sfrecciano di lato, affrontano curve pericolose e la velocità cresce rapidamente da 80 a 150 km/h e poi fino a 220. Alla fine, il colpo di scena: l’auto decolla, letteralmente. Perché “Red Bull ti mette le ali”. È questo, in sintesi, l’ultimo spot animato della celebre bevanda energetica trasmesso da qualche settimana sulle reti televisive e sui social. Uno spot che, nella consueta forma surreale, rilancia però un messaggio che non si può sottovalutare: la normalizzazione della guida spericolata, travestita da comicità e creatività.
Messaggio pericoloso
La cornice surreale non basta a neutralizzare il messaggio sottinteso, soprattutto se si considera che i giovani rappresentano uno dei target principali della comunicazione Red Bull. E in un Paese dove l’incidentalità stradale giovanile è ancora una piaga sociale, ci si può davvero permettere che una bevanda energizzante veicoli questo tipo di suggestione?

Il Codice di Autodisciplina Pubblicitaria dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) è chiaro. L’articolo 11 vieta esplicitamente qualsiasi rappresentazione che possa indurre il pubblico, in particolare i giovani, a sottovalutare le norme di sicurezza, promuovendo comportamenti pericolosi. Lo IAP ha già censurato in passato spot ben meno spregiudicati di questo. Eppure, Red Bull sembra passare sempre indenne, forte del suo stile consolidato e della consapevole ambiguità del proprio messaggio.
Non si tratta di punire l’umorismo. I grandi marchi devono assumersi la responsabilità sociale dei propri messaggi, specialmente quando si rivolgono a un pubblico giovane e impressionabile, in un contesto mediatico saturo di modelli trasgressivi.
Accumulate 6 censure e 13 milioni di multa
L’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria ha censurato cinque volte gli spot di Red Bull: nel 2007, 2008, 2009, 2010 e 2012. Nel 2013 l’AGCM è intervenuta, contestando messaggi potenzialmente ingannevoli rivolti agli adolescenti. Allora Red Bull, per evitare sanzioni ha dovuto modificare il sito e si è impegnata a non distribuire campioni della bibita vicino alle scuole.
Negli Stati Uniti, la società ha accettato di risarcire 13 milioni di dollari ai consumatori a seguito di una class action che contestava lo slogan “Red Bull ti mette le ali”, ritenuto ingannevole. La causa sosteneva che la bevanda non offrisse i benefici promessi in termini di prestazioni fisiche e mentali.
Oggi non c’è bisogno di immagini realistiche o slogan espliciti per trasmettere messaggi pericolosi. A volte, basta un cartone animato e un claim ben rodato per normalizzare l’idea che “più sei veloce, più sei figo”. E questo, oggi, non può più passare inosservato. Nel 2025 non possiamo ancora fingere che “volare in auto” per effetto di una lattina di Red Bull sia solo una battuta. Per questi motivi Il Fatto Alimentare ha chiesto un intervento di censura al Comitato di controllo dello IAP.
© Riproduzione riservata. Foto:Red Bull
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Visto che le cronache ci raccontano di giovani che guidano (e muoiono) come se fossero in un videogioco, senza la padronanza del mezzo e la consapevolezza dei rischi, spot di questo genere non dovrebbero neanche essere ideati.
Verissimo. Ma fanno presa proprio sui giovani. Bruuuummm…
È della settimana scorsa la notizia di un gravissimo incidente in Puglia che ha coinvolto tre giovani poco più che ventenni, deceduti nello schianto e nel successivo rogo dell’ auto che
avevano preso a noleggio, una Porsche. Guidandola sopra i 200km orari hanno sbandato e preso un albero.
La pubblicità, ahimè, è stata profetica nei dettagli: la velocità e il volo, speriamo verso un Paradiso.
Ma cosa c’entra!
Casomai in questo caso specifico è da condannare la facilità con cui l’auto (di grossa cilindrata, che non dovrebbe finir in mano a ventenni inesperti…) è stata concessa in noleggio, direttamente o indirettamente con la complicità di qualcun altro, sono da condannare le istituzioni italiane che non fanno mai nulla se non parlare, sopratutto quando devono votarli…
Censurate quel beverone lì che fa solo male e se lo può comprare chiunque minorenni compresi.
grazie per il vostro impegno
Scusate, c’è una imprecisione nell’articolo e nel titolo: normalmente le note dei navigatori in un rally indicano le distanze tra le curve, non la velocità.
Nell’audio si sente il motore (a basso volume) che sale e scende di giri in corrispondenza delle curve indicate dalla voce e ad un certo punto non si sente nemmeno più. Nella strada che si vede dal parabrezza inoltre ci sono anche le balle di paglia e un pubblico che tifa, quindi riconducile ad una classica competizione da rally.
Per altro ci sono un sacco di cameracar di rally o altre competizioni che si vedono liberamente e pubblicamente su youtube.
Incentrando il titolo e l’articolo sulla velocità non mi sembra un corretto e stona un po’ con il resto degli articoli che leggo sempre con piacere e interesse.
Poi non entro nel merito delle osservazioni generali sulla pericolosità della velocità in auto e dei fatti di cronaca che purtroppo si sentono spesso.
Infatti direi proprio che si tratta di una stilizzazione di gara rallystica, abnorme e surreale ma smettiamola di considerare sempre deficienti i nostri ragazzi, ovviamente non corrono in auto per avere visto uno spot del genere, piuttosto chi noleggia una Porsche a un 20enne? Perché troppe nostre strade sono trappole mortali per qualsiasi utente della strada ?
hai centrato il punto: lo spot è chiaramente ispirato a un contesto di rally, e anche i dettagli tecnici delle note lo confermano. L’articolo omette tutto questo e costruisce una narrazione d’allarme scollegata dalla realtà dello spot, che è surreale e dichiaratamente simbolico. Discutere di sicurezza stradale è doveroso, ma usare un cartone animato come capro espiatorio fa perdere credibilità a chi lo fa. Grazie per aver riportato un po’ di lucidità nella discussione.
Stavo proprio per scriverlo (tra l’altro mio zio era pilota di rally professionista…), questa volta sembra che si sia voluto fare un articolo, per carità, con ragione sulla guida pubblica, ma è evidente in modo molto chiaro che lo spot riporta ad una gara (che per la cronaca, vengono fatte su terreni sterrati in mezzo al nulla, o se in zone abitate, molto ben protette in caso di fuori uscita, sebbene qualche incidente è successo, ma principalmente per le negligenze degli organizzatori).
Che la caffeina e le Red Bull non sono proprio salutari in quantità non controllate, sono d’accordo, ma allora fate un articolo a parte senza richiamare al clickbate con il pretesto di uno spot largamente frainteso, sembra, intenzionalmente.
Vorrei ricordare in fine, che pure chi va a 30 all’ora è altrettanto pericoloso, soprattutto se poi va contromano in autostrada o inserimenti superstradali…
Appena ho visto lo spot sono rimasta scioccata… mi ha fatto davvero arrabbiare e mi trovo in totale accordo col suo pensiero. Grazie per aver chiesto la censura
Mai bevuto un Red bull e sinceramente. mai lo farò .!!! .Non so chi e’ il creatore di queste pubblicità ,rivolte sicuramente ad un target molto giovane e quindi più influenzabile psicologicamente ,ma alcune di queste , (come quest ‘ ultima descritta nell’ articolo), sono davvero fuorvianti, diseducative e altamente pericolose…! “Se voli in auto ,prima o poi ti vai a schiantare mettendo in pericolo anche altre vite di automobilisti prudenti …! E’ solo questa la verità …piaccia o non piaccia..
perfettamente d’accordo
Abbiamo cresciuto generazioni, che non distinguono fra cartoni animati buffi e realtà. Una volta il bambino, che si faceva male saltando dalla sedia con la tovaglia rossa per mantello, veniva deriso anche dai compagnetti più piccoli; adesso è probabile che i genitori facciano causa alla Marvel.
“Censurate i cartoni animati” – siamo a questo punto?
Leggere l’articolo e molti dei commenti qui sotto dà l’impressione di essere tornati indietro di 30 anni, quando si dava la colpa ai videogiochi per la violenza giovanile. Spoiler: tutte le ricerche serie e indipendenti condotte da allora a oggi hanno ampiamente smentito qualsiasi nesso causale diretto tra contenuti “estremi” in prodotti d’intrattenimento (film, giochi, spot pubblicitari) e comportamenti pericolosi nella vita reale.
Qui parliamo di uno spot in stile cartoon, con toni platealmente surreali e grotteschi, come del resto è la cifra stilistica di Red Bull da decenni. Davvero qualcuno pensa che un ragazzo possa guardare quel video e decidere di lanciarsi a 220 km/h in una strada di campagna perché “Red Bull ti mette le ali”? E se sì… davvero crediamo che il problema sia lo spot? O forse dovremmo preoccuparci di ben altro?
La pubblicità fa il suo mestiere: comunicare in modo memorabile, creativo e riconoscibile. Che poi ci siano giovani che corrono e si schiantano in Porsche non è responsabilità di uno spot animato, ma di adulti irresponsabili, contesti permissivi e soprattutto assenza di educazione stradale seria (nelle scuole e in famiglia).
Se un ragazzo oggi non è in grado di distinguere tra un cartone pubblicitario e la realtà, non è colpa di Red Bull. È colpa di chi lo ha lasciato crescere senza spirito critico e senza strumenti cognitivi, cioè proprio quel livello di “analfabetismo funzionale” di cui parla l’OCSE da anni, e che fa sì che tanti adulti prendano sul serio un’iperbole pubblicitaria.
Difendere la sicurezza stradale è sacrosanto, ma confondere un messaggio simbolico con un’istigazione al crimine è intellettualmente disonesto. Censurare i cartoni non è la soluzione. Educare le persone, sì.
Certo educare le persone è un’ottima cosa.La pubblicità fa proprio questo educa i giovani e i risultati sono evidenti visto che non penso che le aziende regalino i soldi. La pubblicità di Red Bull è stata censurata diverse volte anche perché indirizzata ai bambini .
Che questa bevanda non sia sicuramente sana sono d’accordo ( anche se, alla fine, è poi quanto ne bevi e mangi di certi alimenti che fa la differenza), ma dire che questo spot, con protagonisti due piloti di rally, possa incitare a correre, volare ed ammazzarsi, mi sembra proprio una esagerazione da parte del Fatto. C’è di ben di peggio in giro, videogiochi, film, filmati su internet, genitori che non sanno più educare i propri figli!!!
Punterei proprio sui genitori…
Fate non bene, ma benissimo. Red Bull ti mette le ali…per volare dritti all’altro mondo
Che facciano uno spot in cui qualcuno medita ed ad un certo punto …spuntano le ali dell’illuminazione!
Qui c’è davvero il rischio, neanche tanto suggestivo, che certi giovanni si sentano gasati al punto da sottostimare le dovute attenzioni e cautele alla guida che, ricordiamo, dopo i 20 anni e con la patente in mano, è la prima causa di morte nella fascia di polazione a cui questa bevanda è proposta.