I Granetti Integrali Mulino Bianco sono una presa in giro. Scrive un lettore. Risponde Barilla, non è vero l’olio di palma è l’ideale per biscotti e merende
I Granetti Integrali Mulino Bianco sono una presa in giro. Scrive un lettore. Risponde Barilla, non è vero l’olio di palma è l’ideale per biscotti e merende
Roberto La Pira 16 Maggio 2015“I Granetti Mulino Bianco integrali 100% sono una bella presa in giro” così inizia la lettera spedita a Barilla da un nostro lettore indignato per la presenza di alcuni ingredienti e per il tono di certi spot. L’azienda ha risposto affrontando solo marginalmente i temi cruciali. Il confronto è comunque interessante e ve lo proponiamo integralmente. I Granetti mulino Bianco Integrali-Ricetta 100% integrale sono, a mio avviso, una bella presa in giro per il consumatore. Non intendo riferirmi alla dizione “ricetta 100% integrale” riportata in grande ed in evidenza sul lato principale della busta, ancorché, andando a leggere gli ingredienti riportati in piccolo nel risvolto della stessa, si riesce a leggere che la farina di frumento non integrale ammonta a ben il 44 % del contenuto. Vi prego di spiegarmi quindi, senza polemica ma per cercare di capire, la ragione per la quale è scritto “ricetta 100% integrale”.
Ma vengo al punto che mi sta più a cuore e che mi ha indotto a scrivere questa lettera, nella assoluta certezza che ormai sono tantissimi i consumatori (che io definisco consapevoli ed accorti) cui sta a cuore lo stesso argomento: grasso di palma che è contenuto in detti Granetti. Per la sua pericolosità e nocività per il sistema cardiocircolatorio dell’uomo questo grasso è equiparato all’olio di palma. Ma non solo: secondo i recenti studi condotti in tre importanti università italiane e dalla S.I.B (Società Italiana Diabetologia), si è scoperto che esso oltre a danneggiare il nostro sistema cardiovascolare (fatto ormai acquisito), ha il potere di danneggiare e distruggere le cellule beta del nostro pancreas che producono l’insulina con la conseguenza di far ammalare di iperglicemia nonchè di diabete mellito. Esso apporta quindi danni gravi ed irreversibili. E la vostra Azienda ne fa uso in molti altri suoi prodotti da forno. Se poi consideriamo che questo olio/grasso noi consumatori lo troviamo inconsapevolmente in altri alimenti che generalmente assumiamo (burro, formaggi, gelati industriali, grassi della carne, biscotti ecc.), il rischio per la salute cui siamo esposti diventa vieppiù grave.
Se poi all’aspetto sanitario, aggiungiamo l’aspetto legato all’ambiente con la deforestazione di enormi aree per impiantare la coltivazione della palma da olio, allora a me sembra che non ci sia più alcuna giustificazione che tenga, se non quella indotta dall’aspetto economico. Ma non voglio pensare che la vostra grande Azienda sia guidata da questo fattore.
Devo osservare inoltre una contraddizione in termini, la seguente: sul retro della busta è riportato con grande enfasi che il “mondo mulino bianco” utilizza ingredienti di qualità, rispetta l’ambiente, senza coloranti, nè grassi idrogenati (ci mancherebbe pure…sic !) ma solo materie eccellenti ecc. ecc. e poi cosa fate ? Ci mettete il grasso di palma ! Se è buono e non fa male, dico io, allora perchè non viene evidenziato nella tabella “cosa c’è” ?
Avrei tantissime altre cose da dire (aspetto educativo e sociologico della nutrizione da parte di chi avrebbe il potere e la capacità di farlo, prevenzione delle malattie, costi sociali, pubblicità ingannevole, rispetto per l’ecosistema, ecc.), ma termino qui ringraziando per la vostra cortese attenzione e nella speranza di un riscontro.
E. Di Carli
Questa è la risposta di Barilla.
Gentile dott. Di Carli,
la ringraziamo per averci scritto.
Qualità, sicurezza alimentare e valore nutrizionale dei prodotti, sono un’assoluta priorità per Mulino Bianco che opera ogni giorno per contribuire al benessere delle Persone e del Pianeta. In riferimento all’olio di palma, materia prima largamente utilizzata nella produzione di alimenti in tutto il mondo, Mulino Bianco lo utilizza per la consistenza, la fragranza e la neutralità di gusto che garantisce ai prodotti finiti. Essendo un grasso che a temperatura ambiente si presenta allo stato solido è l’ideale per alcune ricette come quelle dei biscotti e delle merende e rappresenta la soluzione ottimale per la sostituzione di grassi idrogenati che Mulino Bianco ha scelto da tempo di non impiegare nei propri processi produttivi. Da un punto di vista ambientale, quando viene prodotto in modo sostenibile, rimane una delle soluzioni più praticabili per rispondere alla crescente domanda mondiale di oli vegetali. Se paragonato ad altri oli vegetali, l’olio di palma risulta avere un ridotto impatto ambientale essendo caratterizzato da basse superfici coltivate in relazione alle elevate rese produttive, basse emissioni di CO2 e ridotti fabbisogni idrici.
Mulino Bianco ha deciso di mettere in campo ogni sforzo per favorire modalità di produzione e consumo sostenibili, salvaguardando l’ambiente e gli animali e mettendo al centro delle proprie scelte i consumatori.
In questo contesto, le linee guida dettate dall’RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil) sono il punto di riferimento mondiale per la produzione di olio di palma sostenibile. Mulino Bianco utilizza esclusivamente olio di palma sostenibile certificato RSPO.
Da un punto di vista nutrizionale, l’utilizzo di Olio di Palma viene a volte criticato per la presenza di grassi saturi, il cui consumo eccessivo potrebbe rappresentare un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari.
Bisogna evidenziare come diversi studi dimostrino che l’effettivo apporto di acidi grassi saturi derivanti da olio di palma nell’alimentazione quotidiana sia molto limitato. Infatti, una ricerca INRAN 2009 sui dati di consumi medi alimentari in Italia, mostra come solo il 10% dell’assunzione di acidi grassi saturi giornalieri derivi da prodotti dolciari (circa 2,8 g/persona/giorno), di cui i prodotti da forno costituiscono solo una parte – dato confermato anche dallo studio europeo EPIC (European Prospectic Investigation into Cancer and Nutrition, 2009).
Per quanto riguarda presunte correlazioni tra il consumo di olio di palma e il livello di colesterolo, diverse fonti tra cui una ricerca del 2002 condotta dall’Università delle Nazioni Unite (Ong ASH et all, 2002) e uno studio del 2013 condotto dall’Istituto Mario Negri che ha riesaminato le più recenti pubblicazioni scientifiche a livello mondiale (Palm Oil and Palmitic Acid: a review on cardiovascular effects and carcinogenicity, 2013), hanno escluso la sussistenza di questo problema.
Infine, con particolare riferimento alla cancerogenesi, non esistono evidenze scientifiche che dimostrino che il consumo di olio di palma possa avere effetti in tal senso. Per ulteriori informazioni la invitiamo a visitare il sito al seguente indirizzo. Rimaniamo a disposizione per ulteriori chiarimenti e la salutiamo cordialmente.
Servizio consumatori Barilla – 15 maggio 2015
Riproduzione riservata
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Io non sono tanto per demonizzare il grasso/olio di Palma.
Fra i tanti aspetti trattati non e’ stato trattato ad esempio il punto di fumo di questi “conservanti”/oli.
Normalmente noi usiamo oli a crudo(insalate, condimenti per pesce, carne…) ed oli a cotto (fritture, impasti per biscotti, torte…).
Le proprieta’ di un olio a crudo sono diverse da quelle di un olio riscaldato in quanto e’ difficile che a cotto l’olio sia sottoposto ad una temperatura inferiore di 180 gradi, sono poche le cotture di impasti effettuate a 140/160 gradi.
Il punto di fumo e’ il momento in cui l’olio trasforma la propria struttura molecolare rilasciando una serie di elementi davvero cancerogeni come l’acroleina.
Ad esempio pensare di utilizzare un olio di oliva non raffinato per fare una frittura e’ ben piu’ grave di un po’ di olio di palma in un paio di biscotti.
La demonizzazione di questi grassi a mio parere e’ ancora discutibile tenendo conto inoltre che la sana alimentazione prevede un corretto apporto anche dei grassi saturi (inferiore al 10%).
Una cosa da notare positiva di questo grasso ad esempio e’ la mancata presenza di grassi trans!
Il problema è che forse assumiamo troppi saturi a nostra insaputa proprio per la generalizzata presenza del palma in molti prodotti
“a nostra insaputa” assumiamo troppi grassi saturi? cosa è Scajola e la casa di Roma? siamo seri su….
Forse si “dimentica” che, anche se indicato olio di palma o grasso vegetale, i grassi saturi sui prodotti indutriali sono sempre indicati e quasi sempre lo erano prima della legge di dicembre 2014. Quindi che sia palma o vegetale la presenza dei grassi saturi in ogni prodotto è ben nota da tempo. Quello che non si sa invece, sono i grassi saturi contenuti in una pizza, in un risotto ai funghi porcini di un ristorante, dei dolci da pasticceria, ecc ecc.
secondo me come già detto dal lettore “Claudio” si demonizza un grasso vegetale per presa di posizione
Demonizzare un grasso vegetale? Non credo, si tratta di un grasso vegetale simile al burro che la gente ha imparato a conoscere e a dosare. Si tratta del grasso vegetale più consumato in Italia sul quale però non si hanno dati epidemiologici. La distruzione delle foreste che comporta la coltivazione del palma è uno scempio. Il fatto che le aziende lo abbiano nascosto per 20 anni non è un caso, ma è il frutto di una precisa scelta nascondere un grasso mediocre. La Nutella Ferrero ha sempre nascosto questo ingrediente che rappresenta il 30% del prodotto. Provi a chiedersi perché .
ma da cosa deduce che è un graso mediocre? secondo me è migliore del burro, a livello industriale ovviamente e solo per i prodotti da forno
A livello industriale è ottimo ma questo non vuol dire che a livello nutrizionale sia la stessa cosa. Sono due punti di vista diversi. La crema di nocciole fatta con il palma è conveniente economicamente e consente di dimezzare la quantità di nocciole e di proporre un prodotto che piace , quella con il doppio di nocciole e con il burro di cacao è però un altra storia nutrizionalmente e qualitativamente. Mediocre il palma? Lo hanno detto tutti i nutrizionisti seri che ho intervistato per anni, quando era poco diffuso. Adesso che è dappertutto cosa dovrebbero dire? Come mai il Cra Nut non esce con un documento su quantità del palma assunto e valutazione del rischio?
forse il mulino bianco non ha visto la trasmissione report che faceva ben vedere la deforestazione in asia per coltivare l’ olio
di palma forse le società dovrebbero iniziare a capire che l’ utente
medio sta evolvendo molto velocemente e le informazioni cosidette ombra che si tende a nascondere non rimangono tali per
molto tempo quindi per evitare di perdere di credibilitò le società
dovrebbero dire le cose come sono in questo caso sarebbero premiate secondo me.
Il fatto è che l’olio di palma deve essere sostituito e sino ad oggi, tutti i sostituti hanno una carbon footprint superiore e una resa per ettaro inferiore che significa…. maggiore deforestazione.
Ma gli altri oli non vengono coltivati dopo avere deforestato e distrutto il territorio
Io penso che faccia parte tutto di un naturale ciclo economico globale che difficilmente riusciremo a fermare.
Così come in Malesia si opera una parziale deforestazione a favore delle coltivazioni intensive, anche in Italia nei secoli passati abbiamo “deforestato” molte aree collinari, prealpine e persino in pianura per far posto a vigneti o campi di mais. Oppure (peggio) si abbattono foreste in montagna per far spazio ad un comprensorio sciistico. Questa non è deforestazione??? Come mai nessuno si mette a contestare gli sciatori? o i produttori di vino che hanno deforestato?? Quando si tratta di economia, spesso l’uomo non guarda in faccia a nessuno.
Anche i campi di girasole (potenziale sostituto dell’olio di palma) sfruttano i terreni e li impoveriscono. E l’olio ottenuto, a livello salutare di dista molto dalle “controindicazioni” del palma. Così come burro o strutto, che tecnologicamente sarebbero molto validi per i prodotti da forno, di certo a livello di grassi saturi hanno qualcosa che non va.
Mi pare che sull’onda di molta pubblicità si stia demonizzando un prodotto che forse non è peggio degli altri.
Non mi è chiaro un punto, gli altri olii come vengono coltivati?Cioè non piovono dal cielo purtroppo.
Se dovessimo sostituire tutto il palma con coltivazioni di girasoli da olio presumibilmente avremmo gli stessi problemi di deforestazione e inquinamento.
Il problema è che non dobbiamo sostituire tutto il palma come qualcuno sta dicendo da settimane, ma quello alimentare e bloccare l’estensione ulteriore delle coltivazioni.
Pur tralasciando l’olio di palma del quale si è detto molto ed ognuno tragga le sue conclusioni, non ho visto una risposta alla “banale” domanda circa la dicitura 100% integrale.
Non riesco a capire come senza dover aspettare le ns. firme il ministero della salute e lo stato Italiano non intervengano con leggi immediate che proibiscano l’uso di prodotti nocivi alla ns. salute con minacce di chiusura delle aziende che ne continuassero a fare uso . Forse anche qui gatta ci cova?
io non compro più biscotti Barilla ne fette biscottate
Giuseppa, se lo immagina un provvedimento dello Stato che vieta il burro, nocivo tanto quanto l’olio di palma e che ha grossomodo la stessa quantità di grassi saturi?
Non so, la mia personalissima opinione è che ci sono marchi qualitativamente superiori a Barilla, che ce la mena tanto con la tradizione italiana ma insomma..è giusto folklore per stranieri. Persino le piadine mulino bianco sono piene di grasso di palma. Io abito a Roma e trovo prodotti simili spesso a km 0 e qualitativamente superiori. Impariamo a fare scelte diverse!
Alcuni giorni fa sono entrato in un supermercato a Roma aperto da pochi mesi e ho visto in vendita,
in mezzo agli scaffali degli alimentari, dei fusti di latta di almeno 30 lt. di OLIO DI PALMA.
Mi stava venendo da vomitare. Dico questo perchè anch’io sto attento a questo infame ingrediente
che si trova praticamente dappertutto, mi sono accorto ultimamente che è contenuto anche
nella NUTELLA del quale io per anni sono stato un fedele consumatore, che delusione! Ora sto
utilizzando una crema alla nocciola veramente ottima italiana fatta solo con olio di girasole.
Meditate gente…meditate!
Sono d’accordo con il commento di Claudio.
Aggiungo che gli oli grassi sono da sempre i pilastri dell’alimentazione umana. Nei paesi orientali ed africani usano l’olio di palma o di cocco in tutte le preparazioni e non hanno nulla di meno rispetto al nostro (ottimo) olio di oliva.
Secondo me fanno più male gli oli poveri come girasole, mais e soprattutto canola (peggio ancora se raffinati).
Non mi sento di incolpare Barilla per l’olio di palma, l’unico dubbio che si può sollevare, eventualmente, è sulla qualità di tale olio, perchè se è raffinato è una porcheria priva di nutrimenti.
C’è anche il discorso della sostenibilità ambientale ma purtroppo le aziende possono farci poco: come giustamente fa notare il servizio consumatori la domanda di olio vegetale deve essere soddisfatta in qualche modo. Comunque, per quanto non mi piaccia dirlo, meglio terreno occupato con palme piuttosto che con cemento.
Bisogna anche tenere conto che se l’azienda producesse con olio extravergine di oliva (ad es.) il prezzo delle confezioni aumenterebbe. I consumatori sarebbero disposti a pagare una confezione magari il doppio del prezzo attuale? Purtroppo siamo arrivati al paradosso che è il consumatore stesso, nei grandi numeri, a favorire i cibi “diluiti” in virtù del basso costo.
Piuttosto mi chiedo perchè la Barilla abbia svicolato nel fornire una risposta in merito al 44% di farina bianca in un prodotto che si definisce 100% integrale.
Tutti gli oli di semi e anche quello di palma sono raffinati.
“Essendo un grasso che a temperatura ambiente si presenta allo stato solido è l’ideale per alcune ricette come quelle dei biscotti e delle merende”, dice la Barilla. Ma “ideale” perché e per chi? Per il produttore, visto che un grasso solido a temperatura ambiente può essere conservato e dosato molto più facilmente. Tra l’altro, questa baggianata è già stata ripresa da diversi blogger.
E in corso un lavoro di lobby da parte delle aziende e i primi risultati si cominciano a vedere. Presto un articolo su questa vicenda.
Mi sembra evidente. Il problema è che spesso molti blogger che si fregiano della patente di “scientificità” finiscono per essere sedotti dalle grandi aziente. Ad esempio, personalmente considero Bressanini un personaggio molto preparato, che può senz’altro parlare di cibo in senso tecnico ma molto carente dal punto di vista nutrizionale, ambientale ed economico.
Forse, se riusciamo a trovare il tempo, dovremmo ricominciare a fare torte e biscotti in casa con pochi ingredienti e con la minor quantità di zuccheri e grassi possibile.
Prodotti bio, controllati al microscopio e tante tante bontà fatte in casa.
Per il rispetto osservato verso la qualità, mi piacerebbe sapere di quale provenienza è la farina (e il grano) utilizzati da Barilla nei suoi processi industriali.
Io, pur avendo eliminato dalla mia dispensa molti prodotti industriali, è grazie ad articoli come questo che quando acquisto biscotti o altro, leggo bene gli ingredienti. Preferisco un po’ di burro all’olio di palma.
P.s. ricordo ancora con piacere gli interventi di Roberto La Pira a Mi Manda Lubrano.
La questione è complessa, perché valutare la ‘sostenibilità’ di alcuni alimenti e prodotti è molto complicato. Tanto quanto quasi valutare gli impatti sulla salute. Però un’osservazione più semplice si può fare: perché comprare i granetti? Oppure le fette biscottate? Oppure perché mangiare prodotti da forno ogni santo giorno? Oltre a produrre in maniera più intelligente e sostenibile dobbiamo mangiare in maniera più sostenibile, avete mai valutato di mangiare pane a colazione, magari con un po’ di marmellata? Non dico farvelo da soli (anche se con una macchina del pane ci vuole niente), però niente olio di palma, più controllo su ingredienti e qualità, sicuramente una scelta più sana e sostenibile. Non trovate?
Ho deciso da tempo di non comprare niente che sia prodotto industrialmente e di non consimare alcun grasso animale ma nemmeno grassi vegetali che non contengano elevate quantità di grassi poliinsaturi. Da ciò consumo solo olio di olive da me taccolte e spremute a freddo, e se non riesco a produrne tale olio me lo procuro dove posso avere delle garanzie soddisfacenti. È ina scelta spartana. È una scelta eccessiva? Forse sì, ma non accetto il rischio che comporta ogni scelta diversa. La salute mia e dei miei cari ha la priorità assoluta. La mia scelta è il risultato di 40 anni di esperimenti dietologici sul mio corpo, di studi, di riflessioni. Mi gratifica molto la scelta di ricorrere alla più tradizionale scelta di un pane sano e correttamente prodotto con qualche eventuale aggiunta di marmellata o altro prodotto non industriale che non faccia uso di ingredienti raffinati. Tale scelta spesso è scomoda ma: quanto più scomodo è subite, nel tempo, gli effetti delle scelte “comode” sulla nostra salute!