Quando si tratta di decidere quale latte comprare, i consumatori hanno a disposizione un’offerta molto ampia: latte intero, magro o parzialmente scremato, senza lattosio, arricchito di vitamine e minerali, fresco o biologico. Da qualche settimana lo scaffale si è arricchito di una nuova tipologia firmata Granarolo, si tratta di G+, una nuova linea caratterizzata da un contenuto ridotto di zucchero.
La novità è che il latte non contiene lattosio e ha il 30% in meno di zuccheri rispetto al prodotto convenzionale delattosato. I valori di tutti gli altri nutrienti sono praticamente invariati. Per ottenere una riduzione così significativa degli zuccheri senza modificare il contenuto di grassi, proteine, vitamine e minerali, è stata messa a punto una tecnologia a filtrazione che permette di separare le frazioni nutritive del latte. In questo modo gli zuccheri vengono isolati sia per ridurne la quantità del 30% sia per scindere il lattosio in glucosio e galattosio, attraverso il trattamento enzimatico con lattasi.
Il prodotto finale ha quindi le stesse caratteristiche nutrizionali del latte, salvo contenere meno zuccheri. C’è però un problema legislativo per cui sull’etichetta non può comparire la parola “latte”. Secondo il Regolamento (Ue) 1308/2013, la denominazione “latte” non può essere utilizzata se viene ridotto o eliminato totalmente il contenuto di una qualsiasi componente, ad eccezione dei grassi. Per questo motivo i prodotti G+ vengono classificati come “bevande da latte”.
La nuova linea, ottenuta solo con materia prima 100% italiana, comprende sia bevande da latte parzialmente scremato e magro da tenere il frigorifero sia quelle a lunga conservazione. Ci sono anche tre proposte “funzionali”, con vitamine e altre sostanze aggiunte. La nuova gamma di Granarolo è una novità interessante, che si inserisce nel filone sempre più ampio degli alimenti “speciali”, a ridotto contenuto di qualche nutriente. Le nuove bevande possono rispondere alle esigenze di chi vuole o deve limitare l’apporto quotidiano di zuccheri nella dieta.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Ormai la legge in Italia propone cavilli astrusi e inutili. Se i valori nutrizionali sono gli stessi, perché impedire l’uso della parola Latte sulle confezioni? Ho l’impressione che si faccia troppa attenzione ai pro forma e pochi controlli dove davvero ce n’è bisogno… Detto questo, il G+ granarolo l’ho assaggiato, anche perché incuriosito dalla pesante campagna pubblicitaria online, e devo dire che non è affatto male, anzi. La differenza con i prodotti delle linea classica è davvero poca
Rigiro la domanda: se tutti i valori nutrizionali sono praticamente invariati, a che serve proporre un “latte” con il 30% di zuccheri in meno? E’ solo una operazione di marketing per proporre un prodotto diverso e acchiappare i più creduloni che cascano davanti agli slogan e alle campagne pubblicitarie.
Forse la legge potrebbe imporre di specificare il termine tra virgolette, cioè “latte”, oppure accompagnandolo ad un aggettivo opportunamente scelto, per far capire al consumatore che non si tratta di latte nel senso strettamente tradizionale del termine, ma di un alimento simile – ma diverso nella sua composizione tipica – che ricorda il vero latte nel gusto e nell’aspetto.
le norma specifica chiaramente cosa possa essere definito LATTE. Al momento solo la normalizzazione del grasso e se non sbaglio anche la riduzione del contenuto del lattosio (attraverso la scomposizione nei monosaccaridi costitutivi) permette di mantenere la parola LATTE, seguita dal termine rappresentativo del processo subito (scremato, parzialmente scremato, intero normalizzato, intero, delattosato). in questo caso il processo prevede anche la sottrazione del lattosio (-30%). Quindi ritengo corretto non poter definire latte questo prodotto. Tuttavia ritengo sia un prodotto interessante. Anche se non mi è del tutto chiaro a livello tecnico come il lattosio venga allontanato. Ho letto su questa rivista che si parla di filtrazione…ma ritengo che una filtrazione (ultrafiltrazione) non allontani solamente il lattosio ma anche e soprattutto acqua e sali minerali. Ma leggendo le info nutrizionali non mi tornano i conti. comunque il prodotto mi è piaciuto.
Cavilli formali solo burocratici di poco significato concreto.
Perché un latte predigerito nel lattosio, oppure a ridotto contenuto del grasso naturalmente presente nella materia prima d’origine, si possa chiamare come la secrezione completa dell’animale e non quello a ridotto contenuto della frazione zuccherina, è un mistero concettuale di difficile comprensione.
L’idea è sicuramente buona e penso otterrà il consenso dei consumatori attenti alle calorie introdotte e Granarolo farà valere sicuramente i diritti della denominazione che lo identifica come una variante moderna, insieme alle altre del pianeta latte.
La normativa regola chiaramente l’utilizzo della parola latte, in questo caso tra l’altro suppongo che si “lavori” con un processo che per forza deve prevedere in una prima fase la completa scrematura per poi lavorare di filtrazione sulla parte magra e poi ricombinare il tutto al termine prima del trattamento UHT… direi che ci andiamo giù pesante.
Si tratta alla fine fine di una operazione di marketing, stiamo parlando di un prodotto “dietetico” grazie a 4 (quattro) kcal per 100ml rispetto ad un PS standard…
Non ho ancora avuto modo di assaggiarlo ma mi immagino che l’unico vero plus di questo prodotto sia quello di avere eliminato il fastidiosissimo sapore dolciastro dovuto alla scissione del lattosio
Sono piuttosto d’accordo che non possa essere definito Latte: subisce un trattamento enzimatico, come specificato. Anche i formaggi freschi subiscono un trattamento enzimatico, quindi…
Nell’articolo non viene specificato come vengono prodotti gli enzimi (e la cosa mi interessa) ma il prodotto è sicuramente trasformato e quindi a mio parere non è più latte!
Inoltre non capisco perché sia lecito usare un’espressione G+ quando in realtà è G- !
Ma non c’entra il trattamento enzimatico, e poi bisogna distinguere. Il trattamento enzimatico per “pre-digerire” il lattosio scindendolo in glucosio e galattosio, effettuato con l’enzima beta-galattosidasi (lattasi) è un operazione ammessa alla bevanda latte che continua a chiamarsi latte, perché sostanzialmente non viene alterato il suo valore nutritivo, in quanto la quantità totale di zuccheri rimane la medesima.
La produzione del formaggio avviene per azione presamica del caglio contenente enzimi chimosina e pepsina, che hanno azione principalmente sulla caseina del latte. La struttura del latte viene stravolta arrivando alla formazione di un reticolo proteico (cagliata) e alla separazione della fase acquosa (siero). Delle caratteristiche del latte di partenza non rimane traccia.
Nella “bevanda” in questione G+ viene sottratta la componente zuccherina del latte per ultrafiltrazione (trattamento fisico, non enzimatico!) e successivamente titolata arrivando ad ottenere una riduzione del 30% in zuccheri rispetto ai canonici 4.8-5 g per 100 ml di partenza. La successiva scissione del lattosio per via enzimatica è il classico trattamento del latte “alta digeribilità”. L’ultrafiltrazione si usa anche per separare il lattosio dal siero ed utilizzarlo così per l’industria farmaceutica e alimentare.
Nel comune latte HD è la quantità relativa di lattosio a calare rispetto agli zuccheri totali, mentre in questo G+ è la quantità assoluta di zuccheri che cala rispetto al latte di partenza.
In ultimo gli enzimi vengono prodotti a partire da fermentazioni microbiche con processi studiati ad hoc per tipologia di enzima da produrre.
L’unica bevanda denominata latte dovrebbe essere il latte crudo. Per i miei figli, abituati a berlo così, freddo di frigo.
Bere latte crudo è assolutamente sconsigliato per problemi di carattere igienico e per il rischio di contrarre malattie gravi. La legge infatti lo vieta e richiede che venga prima riscaldato a una temperatura elevata . Tanto vale bere latte di alta qualità fresco pastorizzato
interessante Luca quello che dici, quindi per tornare poi al contenuto di solidi in etichetta (parlo di proteine, grassi e ovviamente zuccheri) cosa si deve aggiungere al retentato appena concentrato per UF?