Il 2011 ha registrato una flessione della produzione alimentare dell’1,4%, e le previsioni 2012 sono tutt’altro che rosee. In tale contesto è prioritario non solo proteggere le imprese agroalimentari dalle pratiche commerciali scorrette della Grande Distribuzione Organizzata, ma anche assicurare che le loro merci siano pagate in tempi ragionevoli. Una misura indispensabile a evitare il collasso finanziario, delle piccole e medie imprese in particolare. Qualcosa bolle in pentola, attendiamo fiduciosi.
Ilfattoalimentare.it ha parlato della crescente attenzione al problema delle pratiche commerciali sleali della Gdo nei confronti dei propri fornitori. La questione è già da anni sul tavolo della Commissione europea, dalla quale è atteso entro i prossimi mesi un progetto di regolamento o direttiva ad hoc, a seguito dei ripetuti solleciti del Parlamento.
Ed è tornata alla ribalta in Italia, prima con le dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura Mario Catania, poi con l’iniziativa di legge popolare della Confederazione Italiana degli Agricoltori (Cia). Ma c’è dell’altro.
La commissione Industria del Senato il 17 gennaio ha avviato l’esame congiunto di tre disegni di legge (atti Senato n. 2508, 2712, 2946) per ridurre i termini di pagamento nelle transazioni commerciali e combattere i ritardi. Oltre che per facilitare il recupero dei crediti e istituire presso le Camere di commercio un fondo rotativo cui possano ricorrere le imprese in sofferenza a causa di un mancato pagamento (in tal caso il credito viene ceduto alla Camera di commercio, che può vantarne il pagamento presso il debitore).
Il senatore Gian Carlo Sangalli del Partito Democratico, relatore, ha evidenziato che il problema dei ritardati pagamenti delle forniture è «aggravato dal fatto che i tempi della giustizia italiana non consentono di vedere riconosciuti i propri diritti in tempi ragionevoli, sicché le imprese sono costrette ad attendere troppo a lungo il pagamento che tarda a venire, al punto da arrivare in qualche caso a più di seicento giorni.
Tempi così lunghi sono insopportabili per qualsiasi impresa, in particolare per una micro o piccola impresa, che si deve rivolgere necessariamente alle banche per ottenere quella liquidità venutale a mancare per continuare a stare sul mercato.
Una situazione che determina anche fenomeni di concorrenza sleale, laddove tra imprese il ritardo risulta fattore discriminante in relazione alle dimensioni dell’impresa».
Si propone perciò di fissare nel trentesimo giorno dalla data di consegna della merce il termine di pagamento, trascorso inutilmente il quale avviene l’automatica iscrizione del debitore moroso in un registro informatico tenuto dalla Camera di commercio territorialmente competente.
All’Autorità garante della concorrenza e del mercato si vogliono affidare poteri di indagine, «di modo che possa accertare fenomeni distorsivi della concorrenza ed irrogare le conseguenti sanzioni».
Il presidente della Commissione di Palazzo Madama, «considerata l’urgenza che riveste la materia trattata, segnala l’opportunità di prevedere interventi correttivi di portata analoga ai provvedimenti illustrati nell’ambito del decreto-legge sulle liberalizzazioni che il Parlamento sarà chiamato ad esaminare nelle prossime settimane».
Possiamo dunque sperare che l’atteso “decreto sviluppo” del governo Monti, oltre a occuparsi di taxi e parafarmacie, voglia provvedere alla tutela del secondo settore manifatturiero del Paese e dell’agricoltura che primeggia in Europa? Lo speriamo per davvero.
Dario Dongo
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