Uno studio pubblicato su The Lancet e rilanciato dal Guardian stima che quasi 55mila bambini sotto i sei anni nella Striscia di Gaza siano affetti da malnutrizione acuta, di cui circa 12.800 in forma grave. È la prima analisi sistematica condotta su larga scala dallo scoppio della guerra, e conferma quanto già segnalato da tempo dalle agenzie umanitarie: il blocco degli aiuti alimentari ha compromesso, forse in modo irreversibile, la salute dei più piccoli.
Lo studio, pubblicato l’8 ottobre 2025 e finanziato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), offre una scansione mensile della situazione e mostra per la prima volta un chiaro legame tra le restrizioni israeliane sulle forniture che entrano a Gaza e i livelli di malnutrizione tra i bambini. Israele ha ripetutamente negato la colpa per la fame a Gaza, dicendo che consente l’ingresso di quantità adeguate di cibo nel territorio e sostenendo che le agenzie umanitarie sono inefficaci, salvo poi riaprire i valichi ai camion di aiuti umanitari dopo la firma dell’accordo di pace.
I dati: un bambino su sei in condizioni di malnutrizione acuta
I ricercatori hanno utilizzato come parametro di valutazione la circonferenza delle braccia di 220mila bambini di età compresa tra sei mesi e cinque anni, misurata tra gennaio 2024 e agosto 2025, quando un gruppo di esperti indipendenti sostenuto dalle Nazioni Unite ha dichiarato la carestia in alcune parti di Gaza. Nel gennaio 2024, il 5% dei bambini sottoposti a screening ha mostrato segni di deperimento: questo valore è arrivato a quasi il 9% in sei mesi. Dopo che Israele ha imposto severe restrizioni sugli aiuti dalla fine del 2024, la percentuale è raddoppiata.
Quando un cessate il fuoco di sei settimane ha permesso l’ingresso di una maggiore quantità di aiuti a Gaza, i valori sono diminuiti in modo significativo per poi risalire. Sebbene queste restrizioni siano state allentate nel maggio 2025, i livelli di deperimento tra i bambini sottoposti a screening sono saliti a quasi il 16%, con quasi un quarto che soffrono di grave malnutrizione acuta, la forma più pericolosa della condizione. Ciò significa che, tra la popolazione totale stimata di Gaza, 54.600 bambini fino a sei anni hanno bisogno urgente di una quantità di cibo adeguato e di cure mediche, mentre 12.800 bambini sono deperiti in modo grave.

Morire di fame o cercando cibo
Tra maggio e luglio, più di 1.400 palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano in cerca di assistenza umanitaria a Gaza, 859 in prossimità di siti gestiti dalla famigerata Gaza Humanitarian Foundation sostenuta da Stati Uniti e Israele, e 514 lungo le rotte dei convogli alimentari. Le agenzie umanitarie affermano che le restrizioni israeliane impediscono a gran parte degli aiuti di entrare a Gaza e le condizioni create dalla guerra e dalle decisioni strategiche israeliane hanno reso quasi impossibile per loro operare.
Le conseguenze della malnutrizione
La malnutrizione acuta è una delle principali cause di mortalità infantile nei contesti di guerra. Riduce le difese immunitarie, aumenta la vulnerabilità alle infezioni e può compromettere in modo permanente la crescita e lo sviluppo cognitivo. Gli autori dello studio sottolineano un dato chiave: esiste un chiaro nesso temporale tra il blocco degli aiuti e l’aumento dei casi di deperimento, a conferma che la disponibilità di cibo, acqua e assistenza sanitaria non è solo un problema logistico, ma una questione di sopravvivenza.
I ricercatori precisano che i dati potrebbero essere persino sottostimati. In molte zone del nord di Gaza, i centri sanitari non sono più operativi e il monitoraggio dei bambini è quasi impossibile.
Il diritto al cibo come emergenza umanitaria
Lo studio del Lancet non si limita a descrivere la situazione, ma lancia un appello alla comunità internazionale: senza un accesso continuo e sicuro agli aiuti umanitari, decine di migliaia di bambini rischiano di morire di fame o di riportare danni irreversibili.
La nutrizione infantile diventa così il punto di convergenza tra salute pubblica, etica e diritti umani.
In Italia, dove il diritto al cibo è spesso discusso in chiave di sostenibilità e sprechi, questo studio ricorda che la sicurezza alimentare è prima di tutto una questione di vita o di morte.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24



Dico soltanto che provo vergogna. Vergogna di appartenere alla razza umana.
Non siamo i più evoluti e non lo siamo mai stati