I big dell’agroalimentare si schierano contro le gabbie. Un gruppo di grandi aziende e multinazionali ha scritto una lettera indirizzata alla Commissione europea per chiedere il divieto in tutta l’Unione dell’allevamento in gabbia, a partire dalle galline ovaiole. A firmare l’appello sono le italiane Barilla e Ferrero, insieme a Fattoria Roberto, azienda produttrice di uova. Accanto ad esse la catena tedesca di discount Aldi Nord, il colosso svedese Ikea, il gruppo della grande distribuzione francese Le Groupement Les Mousquetaires, il Jaimie Oliver Group dell’omonimo chef britannico, e i tre colossi del food Mondelēz International, Nestlé e Unilever.
“Sosteniamo l’eliminazione graduale delle galline in gabbia nell’allevamento europeo.” È quanto si legge nella lettera con cui le dieci aziende esprimono il loro supporto agli obiettivi dell’iniziativa dei cittadini europei “End the Cage Age”, coordinata da Compassion in World Farming, che ha consegnato alla Commissione le firme raccolte, poco meno di un milione e 400 mila, il 2 ottobre 2020. L’Iniziativa è stata sostenuta da 170 associazioni e promossa anche da Il Fatto Alimentare.
L’appello ricorda che numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato le sofferenze patite dagli animali allevati in gabbia, e come le stesse aziende abbiano già iniziato ad adottare metodi alternativi che garantiscono una migliore qualità di vita. “I sistemi cage-free sono diffusi, economicamente sostenibili e offrono migliori condizioni di vita per le galline” si legge nella lettera. Sono infatti più di mille le imprese – distributori, produttori e ristoratori – che in Europa hanno già eliminato le uova da allevamento in gabbia dalle proprie catene di approvvigionamento o che si sono impegnate a farlo entro il 2025.
“In tema di uova e ovoprodotti, il Gruppo Barilla crede che il confinamento sia una pratica lesiva del benessere delle galline. – ha dichiarato Leonardo Mirone, Direttore Acquisti materie prime del Gruppo – Abbiamo iniziato ad abbandonare le gabbie nel 2012 e dal 2019, con un anno di anticipo rispetto al nostro obiettivo iniziale, utilizziamo solo uova da allevamenti non in gabbia in tutte le filiere globali”
Sulla stessa linea di Barilla anche Francesco Tramontin, Vice-president Group public policy centre and EU institutional affairs della rivale Ferrero, che ha spiegato come “La nostra filiera di uova è completamente integrata e, grazie alla stretta collaborazione con i fornitori, Ferrero utilizza solo uova da allevamenti non in gabbia in Europa dal 2014. Crediamo che questo dovrebbe essere lo standard per tutti”
“Come leader nel settore alimentare, – concludono le aziende – lodiamo gli obiettivi dell’Iniziativa End the Cage Age. Siamo impegnati ad aiutare a riformare l’industria alimentare dal suo interno. La revisione della legislazione sul benessere animale presenta un’opportunità ideale per una base legale per eliminare l’uso di gabbie nell’allevamento animale in UE, a partire dalle galline ovaiole, e supportare gli allevatori durante la transizione. Siamo pronti e disposti a condividere la nostra esperienza e a collaborare per raggiungere questo obiettivo”
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.