“A prescindere da quello che il produttore scrive in etichetta – precisa Antonello Paparella microbiologo della Facoltà di Bioscienze e tecnologie agroalimentari e ambientali dell’Università di Teramo – frutta e verdure surgelate vanno sempre cotti prima di essere usati in cucina. Non possono essere assimilati a prodotti freschi e venire usati come ingredienti di estratti, centrifugati o insalate. Dovremmo fare tesoro – prosegue Paparella – di quanto accaduto in Europa e soprattutto in Italia nel focolaio epidemico di epatite A associata al consumo di frutti di bosco surgelati, nel biennio 2013-2014. In quella occasione il nostro Ministero della Salute raccomandava con una nota di non usare i surgelati crudi come guarnizione di gelati o frullati, ma di portarli a ebollizione per almeno due minuti”.
Frutta e verdura surgelate a rischio Epatite A e Listeria
Il Fatto Alimentare è stato uno dei pochi siti a seguire quella brutta vicenda, che ha coinvolto oltre 700 persone e ha portato al ritiro dal mercato di decine di prodotti. Conclusioni simili sui surgelati consumati crudi sono state pure riportate in documenti ufficiali sia dall’EFSA in Europa, sia dall’USDA negli Stati Uniti, evidenziando il rischio maggiore per i consumatori immunocompromessi.
Oltre al virus dell’epatite A diversi microrganismi pericolosi sono stati isolati da alimenti surgelati crudi. “La Listeria monocytogenes – prosegue Paparella – è un microrganismo patogeno in grado di moltiplicarsi a temperature prossime a 0°C, che può avere un decorso molto grave, anche letale. E proprio la Listeria è stata isolata in una serie di campioni di verdure surgelate a seguito di un focolaio epidemico di listeriosi”.
Il caso irlandese
L’Autorità per la sicurezza alimentare irlandese (Fisai) ha recentemente ribadito il potenziale rischio di una contaminazione quando in cucina vengono aggiunte frutta, verdura o erbe aromatiche congelate senza una cottura preventiva. Nel Paese, in seguito a un’epidemia rilevata tra agosto e novembre 2019, si è scoperto che 50 persone hanno contratto la listeriosi e che 10 sono morte proprio in seguito alla contaminazione delle verdure surgelate crude.
Un altro elemento emerso dal lavoro Irlandese è che 37 confezioni, su una campionatura composta da 399 prodotti, non riportavano istruzioni chiare sulla necessità di cucinare le verdure surgelate prima dell’uso. Quando sulla confezione di alimenti surgelati non è scritto in modo chiaro che si tratta di cibo pronto da mangiare, è necessario riportare sull’etichetta che il prodotto non va assolutamente consumato crudo. La cosa non è così evidente. Un’indagine condotta su 203 consumatori adulti irlandesi ha mostrato che tutti consumavano mais dolce congelato, ma solo 21 hanno precisato di mangiarlo crudo. Un quarto ha detto che il mais dolce non ha bisogno di essere cotto, anche se l’indagine microbiologica ha rilevato che il 9,8% dei campioni era contaminato da basse cariche di Listeria monocytogenes. Conclusioni simili sono state riportate in documenti ufficiali sia dall’EFSA, in Europa, sia dall’USDA, negli Stati Uniti, evidenziando il rischio maggiore per i consumatori immunocompromessi.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Sulla busta dei frutti di bosco congelati che in passato ho comprato io c’era scritto che andavano consumati previa cottura. Peccato che metterli in acqua bollente li riduca a una poltiglia inutilizzabile e dal sapore orribile. In pratica quindi sono inutili.
Vanno utilizzati per preparare delle coulis per guarnire yogurt, gelati cheesecake ecc. nei momenti in cui non ci si trova nella stagione corretta per trovarli freschi. Fermo restando che imparare a consumare frutta e verdura di stagione oltre che fare bene a noi, diminuisce l’impatto ambientale.
Anche se le raccomandazioni del ministero della Salute del 2014 erano rivolte al prodotto surgelato e congelato e non a quello fresco (forse per non causare shock di mercato ai produttori nazionali -e, involontariamente, anche esteri, visto che l’offerta di fragole spagnole è cospicua), è abbastanza improbabile si tratti di una contaminazione nello stabilimento di surgelazione.
E’ opportuno che l’attenzione del consumatore si rivolga anche al prodotto fresco.
L’EFSA nella sua valutazione del rischio da Salmonella e Norovirus nei frutti di bosco (la si può leggere qui: https://www.efsa.europa.eu/it/press/news/140618) indica:
“I focolai associati al Norovirus nei lamponi e nelle fragole congelati rappresentano un rischio emergente per la salute pubblica, sebbene non sia noto se in questi focolai la contaminazione si sia verificata durante la lavorazione minima o durante la produzione primaria”.
“Si è concluso che ogni ambiente agricolo rappresenta una combinazione unica di fattori di rischio che possono influenzare l’occorrenza e la persistenza di agenti patogeni nella produzione di bacche. Un’adeguata attuazione dei sistemi di gestione della sicurezza alimentare, comprese le buone pratiche agricole (GAP), le buone pratiche igieniche (GHP) e le buone pratiche di fabbricazione (GMP), dovrebbero essere obiettivi primari dei produttori di frutti di bosco”.
Tra i fattori di contaminazione ci sono le piogge, attrezzature contaminate, l’uso di acqua contaminata per l’irrigazione o per la diluizione dei pesticidi.
Nessun problema: frutta surgelata non ne consumo, la verdure surgelate passano tutte alla cottura.
I frutti di bosco li raccolgo nel mio giardino e li congelo,in in inverno li scongelo .devo bollirli o posso mangiarli crudi.Faccio presente che non uso nessun tipo di pesticidi nella coltivazione.
Buongiorno, abbiamo appena pubblicato un articolo con la risposta di Antonello Paparella, professore di microbiologia alimentare all’università di Teramo. https://ilfattoalimentare.it/frutti-di-bosco-congelati-in-casa-si-possono-mangiare-crudi.html