I ritiri di lotti di frutti di bosco surgelati contaminati dal virus dell’epatite A vanno avanti e continueranno fino a quando non sarà identificata la causa dell’epidemia. Purtroppo la ricerca è complessa perché i virus sono molto più difficili da individuare rispetto ai batteri, la matrice vegetale è più varia rispetto a quella animale e perché le fonti di approvvigionamento sono prevalentemente straniere.
L’ultimo lotto ritirato in questi giorni dagli scaffali dei supermercati è della ditta Danti Giampiero & C., la confezione da 300 g di Frutti di bosco con mirtillo dell’Appennino tosco-emiliano, numero di lotto BZ 18913, della linea Abetone frutti di bosco. La comunicazione arriva direttamente dal Ministero della salute.
I frutti di bosco con epatite A
La società precisa però che il campione risultato positivo al virus dell’epatite A è stato campionato dalla Asl di Grosseto presso l’abitazione di un privato cittadino che aveva contratto l’epatite A. I funzionari dell’Asl hanno quindi prelevato e fatto analizzare una confezione già aperta, come viene attestato dalla documentazione che abbiamo ricevuto dalla ditta Danti Giampiero. A questo punto la società deciso di ritirare volontariamente il prodotto a scopo cautelativo e ha fatto analizzare campioni dello stesso lotto all’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna e ad un altro laboratorio privato che però non hanno riscontrato traccia del virus. Dopo avere fatto queste le analisi, l’azienda non ha ricevuto nessuna comunicazione dalle Asl e qundi ha deciso di rimettere in commercio il lotto momentaneamente bloccato con un’etichetta dove si invita a bollire i frutti di bosco prima dell’utilizzo.
Il bollino
La ditta Danti Giampiero visto il perdurare di questa situazione che ha già coinvolto diverse aziende e la difficoltà che incontrano le autorità ad individuare l’origine del virus, ha deciso di applicare sulle confezioni di tuti i frutti di bosco surgelati un bollino rosso per invitare gli acquirenti a consumare il prodotto previa adeguata cottura (fare bollire per due minuti).
È una soluzione interessante, utile per i consumatori che amano i frutti di bosco e che potrebbe evitare il lento ma inevitabile crollo delle vendite. L’idea dovrebbe essere adottata anche dalle altre aziende e dovrebbe essere affiancata dall’iniziativa dei supermercati di esporre un cartello davanti al freezer dove si vendonoi frutti di bosco dove si ribadiscono le informazioni sulla cottura .
L’ultimo concetto da chiarire riguarda la cottura. Il ministero però non fornisce dettagli sull’uso di forni a microonde o altri sistemi di cottura per eliminare il virus dell’epatite A. Ci siamo informati ma ahimè non ci sono evidenze scientifiche per cui qualsiasi metodo alternativo dovrebbe essere validato da adeguate ricerche. Per il momento l’unico consiglio corretto è di fare bollire per 2 minuti i frutti di bosco surgelati prima del consumo.
Per la precisione le stime sui casi in Italia sono 700 e non 1.100 come ha scritto qualche quotidiano.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Leggo oggi su “Banco Frigo”:
“Epatite A e frutti di bosco congelati, nessuno è al sicuro
Cosa significa questo titolo? Che la siruazione è sfuggita di mano, e che tutti i frutti di bosco congelati venduti nel nostro paese, anche se biologici e di marchi italianissimi, sono potenzialmente a rischio epatite.”
Per quel che mi riguarda dopo la lettura dei primi articoli de Il Fatto Alimentare, mesi fa, ho evitato il consumo di frutti di bosco surgelati o freschi, italiani o di origine europea.
Il rischio riguarda solo i frutti di bosco surgelati che sconsiglio vivamente di mangiare crudi. Basta cuocerli per 2 minuti e poi si possono mangiare tranquillamente.
Oggi pensavo a questo prodotto e, siccome non ho mai comprato frutti di bosco surgelati, non me ne sono preoccupato più di tanto però ho poi pensato alla possibilità di venire in contatto con tali frutti in modo indiretto… mi sento di suggerire ai consumatori di scegliere con attenzione i DOLCI DI PASTECCERIA o TORTE che contengono questi frutti… purtroppo non possiamo sapere con certezza se il pasticciere abbia usato uno di questi lotti, purtroppo l’informazione è scarsa, loro acquistano grossi quantitativi di frutti di bosco surgelati. Personalmente comprerei torte o dolci contenenti questi frutti soltanto se leggessi un cartello esposto in pasticceria dove se ne rassicura il consumo perché controllato…
Posto che i laboratori abbiano utilizzato metodi di analisi validati , la difformità dei risultati dimostra chiaramente l’eterogeneità della matrice frutti di bosco relativamente all’inquinamento da virus dell’epatite A. Se veramente sono stati trovati positivi campioni di prodotto “sicuramente” proveniente dall’appennino italiano, c’è da preoccuparsi anche del prodotto nazionale e della sua manipolazione, non solo del prodotto di provenienza estera, o comunque di possibili contaminazioni crociate in fase di confezionamento di prodotto nazionale ed estero. Anche questo è tema da approfondire. Analogamente a quanto già raccomandato per il latte crudo, rimane valida la corretta raccomandazione precauzionale del Ministero della salute di sottoporre a bollitura per almeno 2 minuti prima dell’uso, da apporre nei punti vendita e sulle confezioni.
Se il campione prelevato dal consumatore era positivo, salvo errori analitici, si tratta di distribuzione non omogenea del virus, perciò il lotto – da un punto di vista tecnico e legale – deve essere ritirato, anche se in alcuni punti è negativo, e non certo reimmesso in commercio.
La mancanza di comunicazioni della ASL conferma l’impressione di grosse difficoltà a gestire questa crisi in maniera adeguata da parte delle autorità.