La vicenda del New York Times che il 24 gennaio 2014 denunciava le frodi sull’olio extra vergine di oliva venduto negli States, aiuta a focalizzare l’attenzione sui metodi anticontraffazione. Il Fatto Alimentare già nel 2011 aveva scritto un articolo su un metodo di analisi rapido ed economico messo a punto dall’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Ipcf-Cnr) insieme ad alcuni produttori. Il sistema permette di definire una Carta di identità per la valorizzazione dell’olio extra vergine di oliva (CDI OEVO). Si tratta di una novità rilevante per l’intero settore, visto che non esistono metodi altrettanto efficaci in grado di stabilire in modo certo l’origine di un olio Dop o di una miscela.
Il metodo si basa sul profilo calorimetrico dell’olio sottoposto a diverse fasi di raffreddamento e riscaldamento che permette di tracciare un’impronta che abbinata alle informazioni sulla produzione e l’origine caratterizzare senza margine di errore il campione. L’analisi permette evidenziare con sicurezza eventuali frodi o sofisticazioni, perchè qualsiasi variazione della composizione chimica, determina un cambiamento dell’impronta. L’altro vantaggio è che il test è rapido (30 minuti), costa poco (60 euro) e non necessita di apparecchiature sofisticate.
La mappatura non è un’esclusiva degli oli Dop, perchè il metodo permette di redigere una carta di identità anche per gli oli ottenuti da miscele di extra vergini di diversa provenienza. In questi casi la carta di identità si realizza facendo analizzare i singoli oli della miscela. A tre anni di distanza dal “lancio” ufficiale, ci sono 20 frantoi che lo utilizzano in abbinamewnto con un numero variabile da 2 a 5 aziende che hanno la tracciabilità di filiera prevista dalla norma UNI ISO.
Poi ci sono 30 produttori che aderiscono al sistema “carta d’identità”, mentre l’associazione Assofrantoi lo promuove sul territorio. In questi anni sono stati analizzati circa 2.500 tipi di olio è nell’ambito di Horizon 2020 è stato presentato un progetto europeo, nel quale l’Istituto per i Processi Chimico-Fisici del Cnr è project leader, per estendere il sistema ad altri paesi del bacino del Mediterraneo.
In questo video di 4 minuti viene descritto il metodo:
Sara Rossi
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
A completamento della materia sarâ possibile indicare i trenta produttori che aderiscono al sistema “carta d’ identitâ”?
E’ la stessa cosa che è venuta in mente anche a me: a cosa serve dirlo se poi non si dice anche quali sono questi produttori? E’ un’informazione sterile, inutile, altrimenti.
credo siano questi:
http://www.guidaolio.com/fornitore/lista
Però la lista ne cita 72 mentre qui nell’articolo solo 30. Sarebbe bello avere un chiarimento dal redattore dell’articolo qui sopra
Grazie
La Puglia è la maggiore produttrice di olii, come mai non sono stati analizzati.