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verdura maisIl vaso iniziava a colmarsi, e lo scandalo horsegate lo ha fatto traboccare. La Commissione europea dichiara guerra a tutto campo contro le frodi alimentari. Nuove misure sono attese in primavera, su entrambi i fronti delle sanzioni e dei controlli. E sarebbe opportuno, secondo Il Fatto Alimentare spingersi un poco oltre.

 

Il Sistema di Allerta Rapido su Alimenti e Mangimi (1) ha dato ulteriore prova della sua efficacia, in occasione delle ultime criticità. Ma non basta chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Certo, l’attivazione dell’allerta è necessaria e utile a mitigare i danni, ma è necessario intervenire prima. L’intero sistema di regole europee a presidio della sicurezza alimentare si basa infatti sulla prevenzione, che deve essere assicurata da tutti gli operatori della filiera, “from the farm to the fork”, e sorvegliata dalle pubbliche autorità.

 

Le crisi alimentari degli ultimi mesi, in Europa, non hanno comportato gravi rischi per la salute dei consumatori. Eppure, il tema della sicurezza alimentare è rimbalzato sulle cronache in un periodo storico in cui si confidava di averlo superato, proprio grazie alle normative che hanno dato seguito al Libro Bianco (2): il General Food Law (reg. CE 178/02) e il Pacchetto Igiene (reg. CE 852, 853, 854, 882/04 e successivi). Ci eravamo illusi di poterci interessare di questioni meno gravi, se pure di interesse dei consumatori, come etichette e pubblicità, benessere animale, sostenibilità della filiera. Ma non é stato così, purtroppo.

 

pagare soldiLa Commissione europea pare voler tornare all’attacco per completare il mosaico di regole sulla sicurezza alimentare con i tasselli mancanti che dovrebbero affiancare il sistema di allerta. Due in essenza, come già evidenziato da Il Fatto Alimentare in numerose occasioni.

 

Sanzioni. Il legislatore europeo non ha potere sulle sanzioni né sulle procedure amministrative e giudiziarie, le quali rimangono sotto la sovranità dei Paesi membri. Ma a un identico sistema di requisiti (prescrizioni e divieti) non può corrispondere una varietà di criteri di gestione né tanto meno di sanzioni differenziate. La punizione dev’essere certa, e dissuasiva, come le regole di base. Perciò da Bruxelles si intende proporre agli Stati membri un accordo affinché le sanzioni pecuniarie da applicare ad atti deliberati di frode o di false indicazioni in etichetta siano armonizzate e rafforzate, in proporzione ai vantaggi che possano derivare da tali condotte illecite. La proposta andrà al vaglio di Parlamento europeo e Consiglio, con l’auspicio di trovare operatività nel 2014,

 

Controlli. L’ultimo scandalo occorso in Germania varrebbe a declassare il “rating” di affidabilità dei controlli in “casa Merkel” a livello BBB. Le uova etichettate come biologiche, provenienti da circa 150 imprese teutoniche, si sono rivelate non corrispondere agli standard dichiarati. Ancora una volta quindi – dopo le mozzarelle blu, la diossina nei mangimi dello Holstein, l’Escherichia coli falsamente attribuita ai cetrioli mediterranei – le autorità tedesche hanno fatto cilecca. A discapito non solo dei consumatori nazionali, ma dell’intera Europa in cui diversi dei prodotti in questione sono liberamente circolati. Anche i controlli pubblici vanno perciò rafforzati, afferma la Commissione.

 

manipolazioni genetiche sui cibiI sistemi nazionali di controllo che rivelino gravi inefficienze, nella fase di vigilanza preventiva e/o di comunicazione e gestione del rischio, devono essere assoggettati a rafforzamento degli “audit” comunitari, se del caso ad azioni di responsabilità (tenuto anche conto dei danni che possono derivare ad alcune filiere produttive, come è accaduto ai produttori di cetrioli e pomodori in Italia e Spagna nel 2011, a seguito degli errori di valutazione (tedeschi) sull’origine del rischio E.coli).

Su questo punto l’esecutivo UE non si è sbilanciato, per ovvie ragioni diplomatiche. Ma anche la diplomazia deve cedere il passo alle esigenze di effettiva tutela della sicurezza alimentare in Europa.

 

Ricordiamo infine il tema della responsabilità dei distributori – che il regolamento (UE) n. 1169/11 ha esteso alle etichette dei prodotti a private label – e dev’essere allineata a quella dei produttori, sotto il profilo igienico-sanitario, in relazione ad attività connotate da pari rischio (come il sezionamento e confezionamento dei prodotti di origine animale (3). Stesse regole, stessi controlli.

 

Dario Dongo

 

Note:

(1) Rapid Alert System on Food & Feed, RASFF, esteso a materiali, oggetti e sostanze destinate a venire a contatto con gli alimenti mediante reg. (CE) n. 1935/04

(2) Libro Bianco per la Sicurezza Alimentare, a firma dell’allora Presidente della Commissione europea Romano Prodi, 12.1.2000

(3) Regolamento (CE) n. 853/04, cosiddetto Igiene 2

 

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costante
costante
19 Marzo 2013 16:01

Cominciamo a chiudere gli esercizi di chi “froda” o di chi è connivente,e di chi non controlla la propria filiera, e le frodi caleranno verticalmente !!!!!!

Giorgio Fusetto
24 Marzo 2013 12:55

Siamo il paese delle contraddizioni.
Eccellenze convivono a fianco di furbacchioni e truffatori.
Non siamo gli ultimi in Europa, anzi.
Io mi occupo di sanificazioni di silos farine e grano.
Posso affermare che i più conosciuti marchi Italiani prendono sul serio la qualità, ma per altri, troppi, è solo un optional