Il 18,7% dei prodotti alimentari si dichiara “senza” qualcosa: dai grassi agli Ogm, dall’olio di palma ai conservanti. Sono almeno 13 i claim rilevati dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy e Nielsen sulle etichette di oltre 6.700 prodotti, che in pochi anni sono arrivati a pesare per il 28,4% sul giro d’affari del food in Italia. L’Osservatorio Immagino ha analizzato le etichette e il packaging di 36.000 prodotti, esclusi acqua e alcolici, per verificare la presenza di richiami al free from. Sono stati individuati 6.711 prodotti presentati come “senza” o “a basso contenuto” di qualcosa e identificati i diversi claim più presenti sulle etichette.
Dall’analisi è emerso che il claim più diffuso nel mondo dei free from è “senza conservanti”, presente sull’8,5% dei 36.000 prodotti alimentari monitorati, per una quota del 12,7% sul giro d’affari complessivo. Si inseriscono nella linea di richiamo alla riduzione degli additivi anche il claim “senza coloranti”, che accomuna il 4,3% dei prodotti, quello “senza OGM” (presente sull’1,9% delle etichette), il “senza grassi idrogenati” (1,7%) e il “senza aspartame” (0,1%).
Le vendite dei prodotti con questi slogan, però, sono in diminuzione, mentre crescono quelle che rispecchiano meglio le nuove sensibilità dei consumatori in fatto di alimentazione. Come “senza additivi”, presente sull’1,9% delle etichette e con un business in aumento annuo del 3,8%. Bilancio positivo anche per le vendite di prodotti “senza sale” (+15,2%), “senza olio di palma” (+13,5%), “senza zuccheri aggiunti” (+10,5%), “senza grassi saturi” (+6,9%), con “poche calorie” (+3,3%), privi o a minor contenuto di grassi (+2,2%) o di zuccheri (+2,1%).
Nel 2016, la galassia dei prodotti free from ha superato i 6 miliardi di euro di vendite (+2,3% rispetto al 2015).
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