Et voilà, il piatto è servito! E proviene da… Con il primo marzo prossimo nei ristoranti francesi, ma anche nelle mense scolastiche, aziendali e ospedaliere dovrà essere indicata l’origine della carne servita a tavola. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, avvenuta alla fine di gennaio si conclude un iter che era partito nel 2019, quando il Paese d’oltralpe ne aveva fatto richiesta a Bruxelles. Dal mese prossimo, quindi, i ristoratori francesi, ma anche tutti coloro che a vario titolo servono piatti a base di carne per il consumo fuori casa, avranno il dovere di comunicare agli avventori dei locali le informazioni su luogo di allevamento e di macellazione di suini, ovini e volatili. Si tratta, in pratica, dei dati presenti in etichetta in base al regolamento europeo del 2013 .
Dal 2002, sotto la spinta della crisi dell’encefalopatia bovina spongiforme (Bse, più nota come ‘mucca pazza’), che ha costretto gli operatori a garantire la tracciabilità completa, questo tipo di informazioni era già fornita per le carni bovine sul menu dei ristoranti francesi. L’indicazione dell’origine degli animali, oltreché essere un modo per “sostenere le fattorie e mantenere un legame con gli allevatori”, come ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura francese Julien Denormandie, è soprattutto una questione di trasparenza e di tracciabilità.
La lezione delle carni bovine non sembra però corroborare l’augurio del ministro per quanto riguarda il sostegno alle produzioni locali. A vent’anni dall’entrata in vigore dell’obbligo d’informazione sull’origine e nonostante gli sforzi della filiera, il consumo delle carni bovine di origine francese in patria, secondo quanto dichiarato dal sito della radio pubblica Franceinfo, è rimasto stabile. Uno sviluppo simile potrebbe quindi determinarsi anche per le altre carni, visto che il contributo principale ai consumi fuori casa, in termini di volumi, proviene dalle mense e in questo tipo di organizzazioni gli approvvigionamenti sono soggetti a gare d’appalto pubbliche dove spesso è il prezzo ad avere l’ultima parola.
Secondo i dati forniti dal ministero dell’Agricoltura francese, il 50% della carne consumata nelle mense scolastiche viene attualmente importata, una quota che sale al 60% se si considera nello specifico il pollame nella ristorazione collettiva. Nonostante i dubbi sull’effettiva efficacia dell’iniziativa, il ministro è fiducioso e parla di “un’aspettativa fortissima da parte dei genitori degli studenti e dei consumatori”.
Una domanda analoga è emersa con crescente forza anche nel nostro Paese, dove il Consorzio Italia Zootecnia aveva già inoltrato e sollecitato tale proposta nel 2017. Oggi la notizia del successo dell’iniziativa francese contribuisce a riattivare le richieste in questo senso, portate avanti in particolare dalle associazioni degli agricoltori. Queste ultime reclamano un analogo provvedimento anche in Italia, non solo per quanto riguarda le carni, ma anche per pesce, formaggi, frutta e verdura. Per questi prodotti c’è già l’etichetta di origine nelle confezioni al dettaglio e si tratterebbe quindi di estendere l’obbligo a ristoranti, trattorie, mense. Una richiesta, quella della massima trasparenza, assolutamente lecita, a patto che non venga usata per vantare un primato assoluto dei prodotti made in Italy rispetto a quelli importati, seguendo le logiche del sovranismo alimentare.
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