Le fragole potrebbero diventare un alimento molto costoso, perché difficile da ottenere con rese adeguate alla richiesta. Più di altri frutti e in generale vegetali, infatti, risentono dei cambiamenti climatici, a causa della necessità di grandi quantitativi di acqua, e diventano facilmente substrato di muffe e batteri, la cui proliferazione aumenta con la temperatura esterna. Se si vogliono mantenere i livelli attuali di resa, è quindi importante pianificare interventi specifici, che migliorino l’efficienza delle coltivazioni e la resistenza ai parassiti. Le fragole soffrono le temperature elevate, e fruttano di meno quando fa caldo.
Ad accendere una luce su una coltivazione che, nei soli Stati Uniti, nel 2023 ha fruttato più di tre miliardi di dollari, è uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Waterloo, in Olanda, pubblicato su Sustainability, che giunge a una conclusione scioccante. Con i ritmi attuali di riscaldamento, una zona come quella di Santa Maria in California (Stato dal quale proviene il 20% della produzione mondiale), a un aumento di soli tre gradi Fahrenheit, pari a 1,67 °C, corrisponderebbe un calo delle rese del 40%.
Come salvare le fragole
L’aspetto meno negativo è che cercare di prevenire un simile disastro è possibile, grazie al miglioramento delle tecniche di coltivazione. L’irrigazione a goccia, per esempio, permette di ottimizzare l’impiego dell’acqua, che nelle fragole è molto rilevante, ma anche fisso, e può essere programmato con grande precisione. Il posizionamento delle colture in zone ombreggiate, naturalmente o meno (le fragole sono ottime candidate all’agrivoltaico) e un’attenta pianificazione dei raccolti, che tenga conto del meteo ed eviti i periodi più caldi e siccitosi, possono anch’essi avere effetti molto positivi. Se si investisse in un’agricoltura più moderna – commentano gli autori – si riuscirebbe a tutelare la produzione e a tenere bassi i prezzi, evitando che siano soggetti ai rialzi dovuti al riscaldamento del clima, un fenomeno ormai presente da anni, in aumento, e ribattezzato “heatflation”, cioè inflazione da caldo.
Preservare il mercato
Per cercare di preservare il mercato delle fragole si può però agire anche a valle, e cioè sui prodotti. Da diversi anni i ricercatori che studiano i materiali sono al lavoro per trovare il modo di allungare la shelf life delle fragole, da sempre loro tallone d’Achille, e fragilità anche molto dispendiosa e inquinante, perché comporta la necessità di una costante refrigerazione e di trattamenti di vario tipo.
Una delle proposte più interessanti è stata presentata poco più di un anno fa sul Journal of Food Science dai ricercatori dell’Institute of Nutrition and Functional Foods (INAF) di Laval, in Québec (Canada), che hanno messo a punto una pellicola molto efficace, che potrebbe essere prodotta su larga scala senza particolari difficoltà. Gli ingredienti di base della pellicola erano: un polietilene a bassa densità, nanocristalli di cellulosa (usati per conferire maggiore tenuta), oli essenziali ad azione antisettica come quello di cannella e nanoparticelle d’argento, anch’esse molto efficienti nel ridurre la carica microbica di batteri, virus e funghi.
Le pellicole tecnologiche
Nei test effettuati, i ricercatori hanno verificato cinque composizioni della pellicola, unita o meno all’azione dei raggi gamma, su campioni di fragole tenuti a 4°C per 12 giorni, sia sulla contaminazione sia sul contenuto in polifenoli e antocianine, le due classi di nutrienti più preziosi. Alla fine è emerso che tutte e cinque le varianti allungavano la shelf life. In particolare, però, una (che conteneva anche glicerolo), insieme all’esposizione ai raggi, si è rivelata essere la migliore, e capace di abbattere le concentrazioni di patogeni quali i batteri Escherichia coli O157:H7 e Salmonella typhimurium, e i funghi Aspergillus niger e Penicillium chrysogenum (tutti veri flagelli, per le fragole) del 75%, rispetto alle pellicole di controllo.
Inoltre, l’appassimento e la perdita di peso sono diminuiti del 94%, mentre sia le antocianine che i polifenoli sono aumentati, nei giorni di conservazione, grazie alla minore penetrazione dell’ossigeno, mentre il colore e le caratteristiche meccaniche delle fragole sono risultate essere preservate meglio.
La pellicola non è risultata invece troppo efficace nel tenere fuori il vapore acqueo, che favorisce soprattutto i funghi.
Una pellicola così composta, infine, potrebbe essere prodotta senza necessità di particolari procedimenti o materiali, e potrebbe quindi contribuire in misura rilevante a migliorare e allungare la shelf life delle fragole, tutelando meglio gli scarsi raccolti che il riscaldamento del clima ancora permetterà di ottenere.
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Giornalista scientifica