Un mese fa Il Fatto Alimentare e altre organizzazioni di consumatori avevano inviato all’Istituto di Autodisciplina pubblicitaria la richiesta di censura per l’ultimo spot di 15 secondi delle merendine Flauti firmate Mulino Bianco Barilla.
La frase sotto accusa era detta da una bambina che rivolta al suo amichetto dice «Non lo mangio perchè è buono, lo mangio perchè è sano». Si tratta di parole scorrette. La normativa europea vieta qualsiasi riferimento tra un alimento e la salute in assenza di valide argomentazioni scientifiche. La norma è stata varata per impedire alle aziende di attribuire ai prodotti caratteristiche salutistiche inesistenti, come è avvenuto in passato per integratori e altri prodotti zeppi di vitamine e minerali o di sostanze esotiche.
Il regolamento CE n.1169/2011 prescrive che nella pubblicità qualsiasi espressione anche solo velatamente suggestiva dell’esistenza di un legame tra il consumo del prodotto alimentare e la salute, debba essere accompagnata da un claim nutrizionale o salutistico, conforme alle prescrizioni del regolamento stesso e precisamente riportato in etichetta.
C’è di più il regolamento CE 1924/2006, dice che la pubblicità non deve “dare adito a dubbi sulla sicurezza e/o sull’adeguatezza nutrizionale di altri alimenti”. Affermare che i Flauti sono merendine “sane” può ingenerare il dubbio, nelle persone con scarse cognizioni di nutrizione, che le altre non lo siano.
L’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (vedi allegato) ha riconosciuto che “l’intento ironico che dovrebbe connotare il dialogo tra i due bambini non è sufficientemente palese da evitare che possa rendersi plausibile una lettura suggestiva dell’espressione in termini di prodotto dotato di proprietà salutistiche che lo differenzino da altri“. Per questo motivo Barilla ha informato che “nelle future pubblicità terrà in considerazione i rilievi sollevati”.
Decodificando il linguaggio burocratico e visto che le decisioni dell’Istituto di autodisciplina si eseguono, d’ora in poi Barilla non potrà trasmettere più il messaggio (anche se ufficialmente dice che la campagna è cessata). Qualcuno ritiene la formula della “campagna cessata” un modo elegante per non ammettere di essere stati censurati o richiamati all’ordine.
La sensazione è che le decisioni e le censure dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, come pure quelle prese dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, alla fine siano poco più di un esercizio per addetti ai lavori. Giungono quando le campagne sono finite o comunque dopo un periodo in cui la prima serie è esaurita e, nella maggior parte dei casi, i consumatori non vengono informati, perchè i giornali non riportano la notizia.
Roberto La Pira
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Foto: Mulinobianco.it, Youtube.com
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Infatti… intanto è passata per settimane questa pubblicità e il consumatore medio cosa ne sa?
Ma in realtà anche quella sulle uova da galline allevate all’aperto non è molto veritiera. La bisnonna della gallina di cui si parla non credo proprio che fosse allevata a terra; tutt’al più all’aperto o col metodo biologico.
sono d’accordo con voi che avete bloccato Barilla che qualificava il Flauto come un proodotto sano, ma le aziende continuano: ho appena visto in tv la pubblicità di Polenta Valsugana che si vanta di essere Bella Buona e Sana. A parte il "sana" mi chiedo come si faccia a dire che una polenta è anche "bella"!