Anche Findus affila le armi e scende sul campo di battaglia dei burger vegetali che sembrano carne (o almeno ci provano). Lo fa con Green Cuisine, una linea di prodotti a base di piselli – burger, polpette e salsicce – lanciata già lo scorso anno nel Regno Unito e in Irlanda e da poco sbarcata anche in Italia (ma entro la fine dell’anno arriverà in altri 11 paesi europei). Capire come mai Findus, che in Italia è sinonimo soprattutto di bastoncini di merluzzo surgelati, si sia buttata a capofitto nel mondo delle alternative vegetali è abbastanza semplice.
Come riporta Business Insider, globalmente il mercato dei sostituti della carne vale 4,6 miliardi di dollari, ma è in continua crescita: si stima che entro quattro anni arriverà a oltre 6 miliardi di dollari e che il 39% del giro d’affari si concentrerà in Europa. Un trend sostenuto dalla maggiore attenzione dei consumatori all’impatto su ambiente e animali di ciò che mangiano, carne in testa. Per rispondere alle nuove esigenze e sensibilità di una fetta sempre più ampia di clienti, l’industria ha creato le fake meat, cioè prodotti realizzati con ingredienti vegetali ma che sembrano carne, come il Beyond Burger di Beyond Meat, l’Impossible Burger di Impossible Foods o il Sensational Burger di Garden Gourmet (Nestlé). E ora anche la nuova linea targata Findus si inserisce in questo filone.
I burger, le polpette e le salsicce Green Cuisine hanno un’impronta ambientale nettamente inferiore a quella degli omologhi di carne bovina. Findus, sul suo sito, dichiara che, sulla base di uno studio (*) del ciclo di vita, per la produzione di un chilo di prodotti della nuova linea viene impiegato il 71% di terreno e il 77% di acqua in meno e viene emesso l’80% di CO2 in meno rispetto alla stessa quantità di carne rossa.
I prodotti della linea Green Cuisine sono realizzati a partire da proteine dei piselli, a cui si aggiunge una (lunga) lista di altri ingredienti 100% vegetali per ottenere delle caratteristiche organolettiche il più possibile simili a quelle della carne. A questo proposito, la componente grassa è fornita solo dall’olio di colza, che ha il pregio da avere un basso contenuto di grassi saturi, al contrario dell’olio di cocco utilizzato (talvolta in combinazione con altri grassi vegetali) in altri prodotti concorrenti, come il Sensational Burger o il Beyond Burger.
A proposito di Sensational Burger (e di guerra delle alternative alla carne), fino a poco tempo fa era conosciuto con un altro nome, Incredible Burger, che però ricordava fin troppo da vicino quello dell’Impossible Burger, uno dei capostipiti della famiglia della finta carne. E infatti l’azienda americana Impossible Foods ha fatto causa a Nestlé nei Paesi Bassi e ha vinto: secondo la corte olandese il nome Incredible è così simile a Impossible (entrambi iniziano con “in” e finiscono con “ible”) che i consumatori potrebbero confondersi, quindi ha ordinato a Nestlé di cambiare nome al prodotto in tutta Europa, dove il processo di rebranding è già in corso.
Dispute legali a parte, anche se le caratteristiche organolettiche di alcuni questi prodotti sono ormai veramente molto simili alla carne, in alcuni casi resta un ostacolo alla loro diffusione su larga scala: il prezzo. I burger di finta carne, infatti, non sono proprio economici e spesso costano di più degli altri classici sostituti della carne, che mediamente si aggirano tra i 9 e i 13 €/kg, ma anche degli hamburger di pollo, suino e talvolta manzo. Una confezione da due pezzi surgelati Green Cuisine Findus è venduta a 3,59 € (17,95 €/kg), piazzandosi tra le opzioni più economiche della categoria. I burger Garden Gourmet di Nestlé, invece, si trovano – ancora con il vecchio nome – da Esselunga a 4,99 (22 €/kg), mentre il Beyond Burger, sempre in confezione da due, nei supermercati Alì è venduto a 9,90 € (quasi 44 €/kg), ma nei negozi online specializzati in prodotti vegani si trova facilmente a prezzi anche molto, molto più alti.
(*) Lo studio del ciclo di vita del prodotto (LCA) realizzato da Findus non è conforme a ISO 14040/14044 e la comparazione non è stata peer-reviewed.
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Perché non citate anche l’Unconventional Burger di Granarolo, tutto italiano?
perchè è il più buono che ho provato e spazzerebbe via la concorrenza 🙂
Sulla confezione c’è scritto comunque ConBio SRL, che al 60% è di Granarolo.
Ho provato a cercarlo sul web, trovata a fatica una foto da un volantino. Che ingredienti usa? Giorni fa in un frigo avevo visto i burger vegetali Granarolo ma c’erano quelli tradizionali, con tofu, quello no
Per quel che può valere, a mio parere tra Incredible ed Impossible c’era una differenza sufficiente.
Ciò mi conferma che sono strutturalmente allergico agli ingarbugli legali… Come mi provocano le bolle i cartelli “velocità max 10km/h”, chi li mette andrebbe interdetto a vita dal lavoro nella PA…
Non capirò mai questi alimenti. Non volete mangiare la carne? vi fate una bella peperonata e un bel piatto di fagioli in umido. Lasciate stare i burger.
Non sono i burger vegetali a costare molto, ma quelli animali a costare troppo poco. Il loro prezzo non tiene conto dei costi per la salute dell’ambiente e delle persone, e dello sfruttamento dei lavoratori. Detto questo concordo che la buona alimentazione vegetale non avrebbe bisogno dei finti hamburger. Ci sono, però, vasti mercati da conquistare e interessi economici da salvaguardare.
Ma quando mai, nei vegetariani l’invidia della carne scatena il meccanismo freudiano di difesa che si pasce dell’apparenza e del nome dei prodotti autentici, una banale normalissima peperonata non lo soddisfa se non è chiamata almeno “SPEZZATINO vegetale” con tanto di polputo manzo in etichetta.
Scherzi a parte, le industrie non chiameranno mai (salvo che il legislatore non si dia una svegliata proibendo l’uso di termini ingannevoli), un budello pieno di verdure tritate “insaccato vegetale” ma “SALSICCIA vegetale” che oltre ad essere filologicamente un nonsense (ciccia significa carne) è un’allettante esca per il consumatore normale ma frettoloso e distratto, che solo a casa si renderà conto di non aver comperato della vera salsiccia.
E di averla anche strapagata, visto che è destinata a un pubblico che i costi non li bada.
E di essersi magari portato a casa della soia birmana OGM a Km 8.000 invece di ottima carne italiana prodotta nell’allevamento davanti a cui passa al mattino andando in ufficio.
Giustissimo, basta con i nomi ingannevoli:
insalata di mare
uovo di pasqua
salame di cioccolato
un consiglio al sig Mauro che ahimé porta il mio stesso nome:
”E di essersi magari portato a casa della soia birmana OGM a Km 8.000 invece di ottima carne italiana prodotta nell’ allevamento davanti a cui passa al mattino andando in ufficio.”
La soia OGM è vietata per consumo umano, infatti viene importata OGM solo per consumo animale (13kg di soia per ogni kg di carne, 18000 litri di acqua)
questi prodotti non sono per chi non mangia la carne, ma per chi la mangia
Sono per chi mangia carne non per chi non la mangia lo volete capire?
ha ragione MAX.
L’UNCONVENTIONAL burger di Granarolo è il migliore di tutti, per sapore e per ingredienti. Tra italia e estero li ho provati tutti.
In vendita a esselunga.
E’ italiano, inoltre.
Dopo di lui viene Beyond. venduto in italia sono online da Tibiona.
Una nota per il Fatto alimentare : sono una vostra sostenitrice, mi piace come lavorate, ma chiamarla carne FINTA non è un termine incentivante, sono sicura che potevate trovare una definizione migliore … alternaiva ..:-)) Insomma potevate fare di meglio in questo caso, a meno che non abbiate simpatie per i produttori della carne vera…
Grazie
Non dovrebbero chiamarla FINTA ma FALSA oppure TRUFFALDINA, perché di questo si tratta, un falso nome messo apposta per vellicare le voglie represse di carne dei vegetariani, senza rinunciare a trarre in inganno qualche consumatore normale che nella fretta degli ultimi minuti prima che il super cacci tutti fuori e chiuda afferrerà un blister di HAMBURGHER scoprendo a casa che in piccolo c’era scritto che erano fatti con la soia e non con il vitello.
Sig. MauRro
non penso che i consumatori ‘normali’ sia tutti così stupidi da comprare burger vegetali dato che è scritto ovunque ed in ogni modo possibile.
peccato lei abbia cosi poca stima delle persone ‘normali’
sig mauro penso che non tutti quelli che vanno a fare la spesa arrivino all’orario di chiusura e prendano senza pensarci un prodotto in fretta e furia. Chi mangia burger vegetali non sono persone insane di mente, tutt’altro. ciò che manca all’umanità tra le tante altre cose e il rispetto delle proprie scelte. E comunque non credo sia una tragedia se chi compra un burger sbagliato si ritrovi a DOVERLO MANGIARE, magari scopre sapori nuovi con buona pace del vitello che le ricordo è un essere vivente, cucciolo e non un oggetto inanimato. La gente sa leggerele etichette e sa distiguere le parole 100% vegetale da 100% carne.
Due domande: 1) Perché vegetariani e vegani si trastullano e si ostinano (e si intristiscono) continuando a chiamare i loro cibi come fossero di carne? Qualche problema psicologico? Qualche rimpianto? S’io fossi vegetariano, o addirittura vegano, sarei ben felice di mangiare un trito di verdure, anziché una salsiccia vegetale, o un tortino di verdure anziché un burger vegetariano? E sarei fiero di non dover chiamare con un nome che mi ricorda la carne i miei cibi vegetali. Valli a capire, questi qua, con le loro fisime verbali: forse un po’ di schizofrenia latente tra quello che si mangia e quello che più volentieri si mangerebbe?
2) Poiché vegetariani e vegani, che si dicono molto attenti all’ecologia. al sano, al naturale, non si accorgono che i loro cibi, per renderli più simili a quelli degli onnivori, sono cibi molto più lavorati ed elaborati, che mal si accordano con le loro attenzioni? O fanno finta di non accorgersi come quel vegano che mi dette una volta dell’assassino perché mangiavo carne, ma poi lui portava un bel paio di scarpe di cuoio?
Innanzitutto lei è la tipica persona che critica i vegani perchè non volendo esserlo cerca di sminuire chi lo è in ogni modo. secondo chi è vegano utilizza scarpe di pelle o maglioni di lana che aveva prima di diventarlo, perchè ormai li possiede e finchè non si conusmano perchè buttarli? terzo questi alimenti di finta carne sono rivolti a chi la carne la mangia in primis non a chi non la mangia. porti rispetto per chi sceglie di non alimentarsi di esseri viventi perchè i vegani sono sempre criticati per le oro scelte come se dessero fastidio e questo non lo capisco. non capisco cosa fanno di male a lei come persona. invece di apprezzare e magari cercare di imparare qualcosa, ci sono persone come lei che denigrano gratuitamente definendo chi è vegano un insano di mente punto. Si può dialogare senza arrivare ad offendere ma purtroppo di perosne come lei che non volgiono capire ne è pieno il mondo, e si comportano così solo perchè non sanno cosa dire.