Nella lista degli inserzionisti che hanno comprato gli spot per il festival di Sanremo 2019 c’erano tutti i grandi marchi del settore alimentare. In cima alla lista troviamo Ferrero con Kinder e Nutella, Parmigiano Reggiano, Lavazza, l’acqua minerale Lete, Barilla con i biscotti Pavesi Le Gocciole, Findus, Valsoia, Auricchio, Costa d’Oro e anche qualche catena di supermercati insieme alla vitamina b12. Gli spot sono stati trasmessi a fianco di promo di programmi Rai come il commissario Montalbano. Tutto ciò però è abbastanza scontato.
Più interessante è sapere la cifra versata alla Rai per 15 secondi di spot nel corso della prima e dell’ultima serata, considerate le più gettonate perché garantiscono il 50% di share. L’importo minimo è di circa 100 mila euro per la pubblicità che va in onda nella frangia di festival dopo la mezzanotte. Chi cerca la massima visibilità deve programmare i 15 secondi di spot all’interno dei cinque intervalli previsti dalle 21,15 alle 23,05 . Per questi spazi la tariffa schizza da un minimo di 220 mila euro sino a 230 mila. Considerando che molti sponsor sono andati in onda più volte tutte le sere, è facile ipotizzare che l’investimento pubblicitario per poco più di un minuto abbia raggiunto 1,2 milioni. Troppi soldi? Forse….
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Beh, quei soldi li paghiamo noi (o meglio, chi acquista quei prodotti)… In compenso, per pagare la pubblicità e tenere i prezzi calmierati, si sfrutta chi fornisce la materia prima ovvero chi lavora e meriterebbe di essere pagato molto più di quello che queste multinazionali pagano. Ma per fortuna, spesso, ci sono molti prodotti alternativi che “investono” poco nulla in pubblicità ma preferiscono vendere a prezzi più giusti (in rapporto al prodotto).
Poi ci vengono a chiedere 3 € perché con questa piccola donazione mantieni un bambino africano per un mese.
Mi fa solo vomitare, non posso dire altro
Ma da ingnorante in materia di marketing e comunicazione, ma tutte queste aziende, anzi colossi mondiali, hanno prprio ancora bisogno di farsi conoscere? Che mi arrivi il messaggio di comprare nutella alle 22 di sera, è davvero così efficace? Da vero populista, con quei 15 secondi di spot al minimo tabellare, si sarebbero pagati come minimo due operai per un anno!! Mah…tutto questo non lo capirò mai.
Il fatto è che ormai, quando compriamo qualcosa, non comperiamo più il prodotto, quello costa poco nulla, ma compriamo tutto ciò che gira attorno a quel prodotto… pubblicità, intermediari, guadagni negozianti, costi di produzione e, alla fine (e finalmente) costo delle materie prime utilizzate per il prodotto stesso. Poi ci sono dei margini di guadagno “spaventosi” da parte di certi rivenditori! Senza contare che i prezzi sono gonfiati ad arte per poi, prenderci in giro, con sconti favolosi e irripetibili…
Comunque, oltre a Sanremo, gli stessi fanno pubblicità dappertutto.. spot televisivi, giornali, internet, sponsorizzano manifestazioni di ogni tipo, squadre sportive, eventi… insomma, “noi” compriamo una merendina (per esempio) e la paghiamo 1 euro ma, il valore vero di quella merendina, forse, non supera i dieci centesimi (e sono stato “largo”).