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“Guerra dei biscotti” tra Ferrero e Barilla sull’uso dell’olio di palma

La “guerra dei biscotti” ha preso il via il 27 ottobre 2016 a Milano all’hotel Westin Palace durante l’incontro sull’olio di palma organizzato dalla Ferrero. Il motivo dello scontro è la decisione presa da Barilla di stampare sulle confezioni dei biscotti la frase “senza olio di palma” e di avere promosso una campagna pubblicitaria per fare sapere ai consumatori che i prodotti non contengono più l’olio tropicale (quello, per intenderci, accusato di contenere sostanze cancerogene e responsabile della deforestazione e degli incendi e in Malesia e Indonesia).

La diatriba tra i due giganti dell’alimentare italiano trae origine dalla campagna promossa due anni fa da Il Fatto Alimentare e Gift (Great Italian Food Trade), contro l’invasione dell’olio di palma che allora era presente nel 90% dei prodotti da forno. La nostra intenzione era convincere i principali marchi del settore come: Barilla, Colussi, Galbusera, Pavesi e le catene di supermercati come Esselunga, Carrefour, Coop… a cambiare le ricette. L’operazione è riuscita grazie alla petizione su Change.org che ha raccolto 176 mila firme e un lavoro di informazione supportato da oltre 150 articoli sul nostro sito, arricchiti da interviste e relazioni di specialisti e dagli studi delle agenzie per la sicurezza alimentare europee e dell’Istituto Superiore di Sanità. Alla fine le grandi aziende si sono allineate, tranne Ferrero che all’incontro di Milano ha rigettato tutte le accuse contro l’olio di palma. L’azienda, supportata da un gruppo di esperti, ha reagito contro il “complotto” che ignoti hanno organizzato a suo danno con una campagna pubblicitaria e mediatica a favore dell’olio tropicale.

nutella ferrero olio di palma 2016
Ferrero all’incontro di Milano ha rigettato tutte le accuse contro l’olio di palma

Il sostegno a Ferrero è stato unanime. Oltre all’appoggio del viceministro delle Politiche agricole, Andrea Olivero, un centinaio di siti e quasi tutti i giornali e i quotidiani hanno riportato la tesi aziendale come se fosse una verità scientifica. Nessuno ha ricordato il conflitto di interessi di Elena Fattore del Mario Negri e di Carlo Agostoni dell’IRCCS Ca Granda Ospedale Maggiore Policlinico Milano, due “scienziati” che hanno presentato relazioni favorevoli al palma dimenticando i loro legami con i promotori del convegno (*) In realtà a Milano Ferrero ha dato il via alla prima “Guerra dei biscotti” italiana, contro un nemico che non è mai stato citato esplicitamente, ma che si può intuire sia Barilla. Durante l’incontro si è parlato sempre di concorrenti che scrivono “senza olio di palma” sulle confezioni dei prodotti screditando in questo modo Ferrero che lo usa in quasi tutte le merendine Kinder e soprattutto nella Nutella in cui rappresenta circa il 20%. Alla base della “guerra dei biscotti” c’è anche il fatto che Barilla, dopo avere sostenuto insieme a Ferrero e a molte altre aziende l’olio di palma con una campagna pubblicitaria costata 10 milioni circa, abbia abbandonato il gruppo. L’azienda di Parma dopo mesi di segreti preparativi a maggio/giugno 2016 comincia a sostituire il palma. La notizia sorprende un po’ tutti, anche perché è affiancata da una campagna pubblicitaria capillare. Questa scelta colpisce Ferrero alle spalle e l’azienda di Alba decide di contrattaccare.

buongrano mulino bianco senza olio di palma
La campagna pubblicitaria capillare di Mulino Bianco

Se dobbiamo valutare l’andamento del contenzioso sulla base delle notizie sui giornali e sui media dobbiamo dire che la mossa di Ferrero ha funzionato, essendo supportata da quasi tutti i media che hanno riportato le tesi senza battere ciglio e senza fare domande scomode. In attesa di nuovi sviluppi e colpi di scena, possiamo solo essere soddisfatti del nostro operato che ha costretto i giganti dell’alimentare italiano e la maggioranza delle altre aziende a sostituire l’olio di palma.  Ferrero resiste, è vero, anche se l’azienda di Alba ha dichiarato di utilizzare un processo produttivo in grado di eliminare quasi del tutto i contaminanti cancerogeni.

Al riguardo riproponiamo le domande che abbiamo rivolto a Ferrero durante l’incontro con i giornalisti che si è tenuto il 27 ottobre a Milano, rimaste senza  riposte.

1) Da quanto tempo la Nutella impiega olio di palma? Prima che olio usava?

2) Da quanto tempo Nutella conosce i problemi dei contaminanti cancerogeni individuati dall’Efsa nell’olio di palma e da quanto tempo usa un olio mitigato con un ridotto tenore di questi residui?

3) Perché Ferrero non diffonde i dati in suo possesso sui contaminanti nella Nutella visto che un test condotto in Germania assolve la crema di nocciole mentre quello realizzato in Svizzera dà un risultato opposto?

(*) Elena Fattore del Mario Negri oltre ad avere ricevuto finanziamenti per lo studio presentato al convegno di Milano organizzato dalla Ferrero, nei 3 anni precedenti ha avuto finanziamenti da AIDEPI , l’associazione di categoria che riunisce le grandi aziende produttrici di prodotti da forno e che ha investito milioni nella campagna a favore dell’olio di palma. Un altro relatore del convegno il pediatra Carlo Agostoni oltre ad essere coautore della ricerca con la Fattore, ha ricevuto per i 3 anni precedenti  questo studio finanziamenti da Soremartec, una società della Ferrero.

Roberto La Pira e Dario Dongo

© Riproduzione riservata

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gabriele
gabriele
3 Novembre 2016 14:40

Avevo completamente cancellato la Barilla (ante conversione) dal mio paniere a favore di altre aziende ma adesso, dopo la mossa della Ferrero, ricomincerò ad acquistarla.

Sandro kensan
Reply to  gabriele
3 Novembre 2016 23:55

Già comprato le macine. Comunque preferisco i biscotti al burro.

Marco
Marco
3 Novembre 2016 14:50

La Ferrero sta difendendo la sua Nutella che con l’aggiunta di olio di palma ha raggiunto un gusto impareggiabile con qualsiasi altro prodotto. Non escludo neppure che in qualche paese sperduto sia anche produttore dello stesso olio di palma. Come tutti sappiamo gli interessi monetari sono sempre preponderanti nei confronti di qualsiasi ricerca scientifica. E lo sarà sempre se non si paventa il rischio di una incriminazione penale. Che secondo un mio personale giudizio dovrebbe obbligatoriamente prendere in seria considerazione una ricerca e una valutazione dei rischi / benefici escludendo gli interessi industriali.

Rob
Rob
Reply to  Marco
3 Novembre 2016 18:42

non sono d’accordo ci sono creme alle nocciole molto ma molto superiori alla nutella senza usare l’olio di palma

Marco
Marco
Reply to  Marco
4 Novembre 2016 13:16

Forse non sono stato abbastanza chiaro quando parlo di gusto impareggiabile intendo dire che con ingredienti di scarso valore ha un prodotto di discreto gusto ed è impareggiabile con ingredienti a basso costo. Per me Ferrero è sempre stata un’azienda specializzata in surrogati. Le buone cioccolate sono sempre stare altre. Ovviamente con Nutella ha acquisito una fetta di mercato talmente grande che adesso dovesse cambiare ingredienti avrebbe problemi e piu’concorrenza. Come sappiamo l’olio di palma è insalubre e attenta alla salute di grandi e piccini ma il gusto è sicuramente gradevole. Altrimenti non ci sarebbero tutte queste diatribe

Lello
Lello
Reply to  Marco
6 Novembre 2016 07:12

Non sono d’accordo sul “gusto impareggiabile”, questo è assolutamente soggettivo.
Consiglio di provare la crema di nocciole della NOVI, reperibile al Conad, con il 45% (QUARANTACINQUE!) di nocciole e senza il palma.
Quella è una vera crema di nocciole e, a mio parere, molto più buona della Nutella. Non parliamo poi dei valori nutrizionali, che sono imparagonabili.

Gianni Zanchini
Gianni Zanchini
3 Novembre 2016 18:08

A mio parere la Ferrero farebbe prima a sostituire i suoi prodotti con un altro olio.
Certo che il gusto della Nutella potrebbe cambiare con un altro olio…..
Ma il problema della Nutella non e’ solo il famigerato olio, guardiamo anche
quante nocciole ci sono in percentuale negli ingredienti….una miseria!
Per me Ferrero potrebbe anche chiudere io non mangio i loro prodotti come ho
smesso anche con Barilla, anche se ha tolto il palma per anni ci ha fatto mangiare olio vegetale di qualità mediocre

Marco
Marco
Reply to  Gianni Zanchini
4 Novembre 2016 13:06

Concordo al 100% chi ti frega una volta se gli dai l’occasione lo farà di nuovo.
Quando la Ferrero etichettava la Nutella con la dicitura oli vegetali io personalmente gli ho scritto infinite e-mail chiedendo di specificare quell’olio vegetale nello specifico da quale vegetale veniva estratto. Mai uno stralcio di risposta. Questo mi ha sempre fatto pensare alla CATTIVA FEDE e in effetti adesso ne prendiamo atto.

Sabina
Sabina
Reply to  Gianni Zanchini
5 Novembre 2016 08:22

@ Marco

ho fatto anch’io come te.
Mai una risposta esaustiva, e contattandoli al numero ass clienti, se ne uscivano sempre col disco che i loro prodotti erano qualitativi e che avessero fatto male, di certo non li avrebbero usati.

Se.. ci sto credendo !!!

Quì però non si tratta solo di fregare, ma di attentare alla vita altrui.
Molti, inclusa la ferrero, considerano la nutella, come altri prodotti simili, come alimento giornaliero.
Io credo sia da considerarsi come prodotto non quotidiano, e per questo da produrre con ingredienti migliori.
io la faccio da me, uso latte (o latte riso, o mandorle), olio extravergine, fondente puro, nocciole bio, [zucchero (o miele, o canna non raffinato) pochissimo].

Ebbene,…
4 barattoli di nutella riempiti fino all’orlo, durano meno di due settimane

Augusto
Augusto
Reply to  Gianni Zanchini
5 Novembre 2016 12:18

Mi sono sempre chiestocome si fa a chiamare quella ” crema di nocciole” … in origine forse, ai tempi che furono, quando l’autarchia impose la crema di nocciole al posto della cioccolata , nocciole per sostituire le fave di cacao , ma dopo … Provate a fare in casa una vera crema di nocciole e poi vedrete! sopratutto che non ha nulla piu’ a che fare con Nutella .

alberto
alberto
3 Novembre 2016 18:46

Il problema principale di Ferrero, per come la vedo io, è di avere concentrato la sua produzione su prodotti “spazzatura”, cioè su prodotti che hanno una composizione fortemente sbilanciata a favore di grassi e zuccheri, che appagano il palato (forse!) ma che non si prestano ad un consumo quotidiano (anche se la pubblicità li promuove come alimenti salutari e adatti ad ogni momento ed esigenza).

Negli anni ’60, ‘70 e ’80 magari la gente non ci badava, ma oggi le persone tendono ad essere più preparate e selettive e a cercare prodotti più sani: basta vedere il successo degli alimenti “biologici” (uso le virgolette perché, nel nostro mondo inquinato, anche gli alimenti biologici lo sono fino a un certo punto).

Cosa vende Ferrero? Con l’eccezione di pochi prodotti lievitati come il Kinder Brioss (che si prestano a ricette più semplici ed equilibrate e con meno additivi, pur contenendo attualmente olio di palma al posto di quello di girasole) la produzione dell’azienda Ferrero è fatta principalmente di Nutella, ovetti Kinder (tradizionali e nella versione ancora più stomachevole del “Kinder Merendero”), cioccolatini di fattura industriale come i Mon Cheri e i Ferrero Rocher, snack pieni di creme e grassi come Kinder Bueno, Kinder Pinguì ecc. ed infine caramelle (Tic Tac).

Sono tutti prodotti discutibili, specialmente quando si rivolgono ai bambini, blandendoli ed invogliandoli all’acquisto con sorprese e regali.

Si dovrebbe arrivare a trattare questi alimenti al pari delle sigarette, che sulla confezione recano la scritta “nuoce gravemente alla salute”!

Bisogna dire basta a questo olio di palma!

Persino i cioccolatini Lindor, che pure sono fatti dalla svizzera Lindt, lo contengono. Guardate voi stessi le composizioni, adesso che, per Natale, i banchi dei supermercati rigurgitano di tutte queste porcherie!

Rob
Rob
3 Novembre 2016 18:46

la cosa importante è la salute del pianeta e dei consumatori, è scientificamente provato che l’olio di palma non rispetta entrambi i fattori… quindi ben venga la rivoluzione della barilla e speriamo per il bene soprattutto del pianeta che la Ferrero si adegui come tutti gli altri, se si continua a sfruttare tutto a favore del guadagno non rispettando l’ambiente presto non rimarrà più nulla da coltivare e addio nutella…

federico
federico
4 Novembre 2016 10:57

Si vabbè sul palma abbiamo tutti sparato a zero, ma dobbiamo preoccuparci anche di quale sia il sostituto e che tale olio o grasso non sia poi peggio del palma.
Qualcuno ha notizie in merito?
Possiamo richiedere come consumatori che ci vengano fornite IN ETICHETTA ulteriori informazioni sui grassi usati? Se sono o meno raffinati?

tommaso
tommaso
Reply to  federico
4 Novembre 2016 17:00

Invece di fare i direttori Marketing e strategici di Ferrero, perchè non criticate anche tutte le aziende del cioccolato come LINDOR (14 euro al kg!) e tanti altri simili?
Quando mangiate patatine fritte in un ristorante, o anche un fritto misto, con che olio pensate siano state fatte?
alte temperature, fritto, fate voi…

alberto
alberto
Reply to  federico
4 Novembre 2016 18:37

Ma infatti io ho proprio citato LINDT e i suoi LINDOR per ricordare che non c’è solo l’olio di palma della Ferrero. Leggendo le etichette di molti cioccolatini (cito solo i Quality Street di Nestlè) e di molti snack (Kit Kat ecc.) si troverà olio di palma a profusione.
E lo stesso vale per molti biscotti provenienti dall’estero: gli OREO, i biscotti BALSEN, un sacco!

pietro
pietro
Reply to  federico
5 Novembre 2016 12:13

Caro @tommaso, ci sono ristoranti in cui si ha la certezza di mangiare cose cucinate con ingredienti e con tecniche rigorose e rispettose del prodotto, certo costano molto di più, ma piuttosto che rischiare la nostra salute basta andarci qualche volta di meno. Per quanto riguarda il palma lo detesto anche e soprattutto perché per anni siamo stati presi in giro. Proprio per questo motivo proporrei un approfondimento su TUTTI gli ingredienti di uso industriale e raccomando a tutti di leggere a fondo le etichette.

emilio locatelli
emilio locatelli
Reply to  federico
5 Novembre 2016 22:41

Olio di vinacciolo e di riso, di cui l’Italia sarebbe grande produttrice ,ottimi dal lato nutritivo e di cui, avendo un gusto poco pronunciato, esalterebbero il gusto delle nocciole,saluti

Filippo
Filippo
4 Novembre 2016 14:07

Credo che se la Ferrero vuole avere un futuro nel settore in cui opera deve smetterla di produrre junk food e orientarsi, concentrarsi verso prodotti di maggiore qualità, sia dal punto di vista nutrizionale che delle materie prime utilizzate, in caso contrario chiuderà i battenti nel giro di pochi anni.

federico
federico
4 Novembre 2016 21:44

@Tommaso
mi dici dove li hai trovato i lindor a 14 al kg?? no perchè kii vado a prendere a camionate per rivenderli.
Costano dai 35 ai 40 euro al Kg e in effetti la scioglievolezza è garantita dal palma. Brutta cosa. Ma lindt non fa solo quel tipo di cioccolata, fa anche fondente e al latte di buonissimo livello cioè cioccolata vera.
Di solito le patatine fritte non le mangio al ristorante, mangio a volte fritti e chiedo sempre che olio usano.
A casa si frigge solo con EVO o strutto. Andrebbe molto bene anche il palma per friggere, ma quello NON RAFFINATO.
Portare ad elevate temperature QUALSIASI olio vegetale significa generare componenti cancerogeni, questo lo si deve sapere.

Franca
Franca
5 Novembre 2016 08:44

Avanti così. Le persone ormai sanno distinguere. L’importante è che lo insegnino anche ai loro figli, non comprando cibi spazzatura.

Roger
Roger
5 Novembre 2016 09:07

Questa diatriba sta rasentando il paradossale. L’olio di palma “raffinato” fa male perché molto lavorato mentre quello poco o niente lavorato non è così male. Il problema che i consumatori sono un gregge abbastanza”ignorante” (dal termine ignorare) da indirizzare a proprio piacimento e la guerra cominciata dalle lobby francesi produttrici di altri olii sta funzionando. Tutti a comprare prodotti senza olio di palma ma quanti biscotti o nutella mangiate al giorno? Pensate che eliminando l’olio di palma diventerete immortali e belli? come sempre basta un po’ di tutto con moderazione d il gioco è fatto (magari facendosi biscotti e ciambelle da colazione in casa). Pensate che i sostituti dell’olio di palma non faranno male visto che oramai è tutto legato a processi chimici? Poveri illusi: vivere da malati per morire sani (e poveri visto che recenti studi hanno dimostrato che vivremo sì a lungo ma con sempre minori disponibilità economiche).

Roberto La Pira
Reply to  Roger
5 Novembre 2016 10:51

In realtà la lobby rancese non esiste , lasostituzioen dell’olio di palma è il frutto della campagna che ha lanciato il Fatto Alimentare insiem a Gift due anni fa

Roberto
Roberto
Reply to  Roger
5 Novembre 2016 14:24

É anche etica, perché distruggere un ecosistema ?

MariaGrazia
MariaGrazia
5 Novembre 2016 10:58

mi “dispiace” per la ferrero … ma ci sono molti prodotti migliori del suo tra biscotti fette biscottate e creme …. esempio Pernigotti gianduia…rigoni nocciolata …. fette biscottate cervo (piemontesi) …cioccolato nero perugina …etc …. il costo è normale ne più ne meno degli altri ma sono aziende attenti al consumatore ….. BARILLA ha guadagnato punti …. Volevo dirvi che mi ricordo della nutella prima (non più di due anni fa) e di questa dopo …. prima non si trovava il grasso sopra la crema … ora lo si trova ….. COSA GINIFICA? e poi ho visto un programma di lavorazione dell’olio di palma che è la base anche per i carburanti …. grrgrrgrr

Petunia
Petunia
5 Novembre 2016 12:24

La Ferrero ha risposto alle tre domande poste,
Da quanto usa l’olio di palma e prima cosa usava?

Roberto La Pira
Reply to  Petunia
5 Novembre 2016 14:54

No

Marco G.
Marco G.
5 Novembre 2016 12:26

Pensare che la Ferrero abbandoni l’olio di palma è un’illusione, perché dovrebbe ammettere che prima mentiva.
Per farle ridurre l’uso di palma bisogna farle diminuire le vendite dei suoi prodotti, risultato che si ottiene convincendo i consumatori a non comprarli, Ritengo molto difficile poter fare arrivare il nostro messaggio a tutto il pubblico, considerando che i mezzi di comunicazione sono monopolizzati dalla Ferrero. Ma non dobbiamo rinunciare a una battaglia, che intende, alla fine, di proporre a tutti un’alimentazione più sana.
Chi la dura, la vince|

Loretta
Loretta
5 Novembre 2016 13:29

Insomma basta! La Nutella o altri prodotti simili, i biscotti con olio di palma o meno NON SONO PRODOTTI SANI, soprattutto se si mangiano abitualmente, sopratutto se a mangiarli sono i bambini. Esistono delle alternative migliori. Comunque, se proprio non se ne può fare a meno, si cerchi di consumarli cum grano salis e di tener presente l’introito di zuccheri e grassi saturi assunti nel computo di tutto ciò che si mangia nell’intera giornata così a non assumerne quantità eccessive. Per quanto riguarda la cancerogenicità poi, stesso discorso, non mangiare nella stessa giornata altri alimenti potenzialmente cancerogeni tipo carne alla griglia, salumi, patatine fritte ecc. Vita quieta, mente lieta e moderata dieta…!

Piero Borelli
Piero Borelli
5 Novembre 2016 15:30

OK, ma nessun consumatore è costretto dalla Ferrero ad usare la nutella. Basta boicottare in massa TUTTI i prodotti della Ferrero. La Ferrero è sensibile al soldo e vedrete che cambierà rapidamente idea quando il fatturato subirà contrazioni significative. Nessun governo ha mai difeso i consumatori seriamente.
Il fatto rimane semplice i soldi sono miei e compro, e mangio quindi, quello che voglio io. Se poi sono tonto e mi faccio infinocchiare… Un altro caso le etichette. Sono illeggibili e scarsamente informative. Se noi consumatori preferissimo, con campagne tipo quella sull’olio di palma, fornitori che mettessero sulle loro etichette, lasciando stare la legge che esige sempre il minimo, tutte le informazioni necesseria per individuare la provenienza precisa dei componenti, dove è stato lavorato, componenti e qualità degli stessi, ecc… anche gli altri se vogliono vendere si adegueranno. quello che dimentichiamo è che senza consumatori le aziende chiudono.

MARIA
MARIA
Reply to  Piero Borelli
5 Novembre 2016 18:30

Concordo con quanto scritto dovremmo fare noi tutti informazione e convincere la gente a non comprare più prodotti Ferrero o similari che usano l’olio di palma. Vedrete come correranno ai ripari quando si toccanno le “tasche” dei grandi marchi.Uniti insieme per il bene comune e sopratutto dei pù piccoli che sono allla mercè di ……………….CI SIAMO CAPITI.

Elisabetta V
Elisabetta V
Reply to  Piero Borelli
7 Novembre 2016 12:59

@Piero Borelli, concordo pienamente nell’uso libero del proprio potere di acquisto. Per quanto riguarda le etichette da Tecnologo le dico che sarebbe fisicamente impossibile riportare tutte le indicazioni che chiede su una sola etichetta, occorrerebbe un bugiardino e le informazioni potrebbero essere tali e tante da essere ancora più confondenti. Le materie prime per esempio hanno canali di approvvigionamento multipli e possono avere diverse provenienze. Ci si potrebbe trovare nella condizione di veder indicato per ogni singolo ingrediente la provenienza da 3-5 paesi che non le darebbe alcuna informazione oppure occorrerebbe stampare ogni volta etichette ad hoc per ciascun lotto e dal punto di vista economico/ecologico sarebbe insostenibile.
L’avvocato Dongo potrà confermarle quanto sopra: ricordo ancora il suo lampante esempio sulla soia durante un convegno…
Posso condividere che le indicazioni circa il paese di origine e del luogo di provenienza per alcuni prodotti mono ingrediente siano utili e dovute (per alcuni è già obbligatorio), ma per i prodotti più complessi non lo credo possibile almeno per ora.
Forse con delle etichette elettroniche che si collegano ai server delle aziende e scaricano in tempo reale le informazioni di tracciabilità di ogni singolo lotto…

Gabriele Negri
Gabriele Negri
5 Novembre 2016 18:33

Non sono mai stato consumatore di Nutella ma posso anche credere (fino a prova contraria) che i residui cancerogeni vengano in parte mitigati dal processo lavorativo della Ferrero. Posso anche spingermi a credere che Ferrero, unica in tutto il panorama dolciario italiano, utilizzi un olio di palma piu’ “nobile” o più controllato rispetto alla mole di olio grezzo di palma che l’Italia importa.
Ma la distruzione delle foreste primarie pluviali in Indonesia e altre parti del mondo è sotto gli occhi di chi vuole vederle (e io le ho viste) – la distruzione degli habitat naturali continua ad un ritmo che oramai è insostenibile – quando si parla di distruzione di foreste bisogna prima pensare all’incendio in grande stile delle stesse con effetti devastanti per la biosfera e con aumento esponenziale di CO2 dovuto agli incendi per fare spazio a nuove coltivazioni di palma da olio. (due anni fa lle colonne di fumo degli incendi indonesiani avevano raggiunto perfino Singapore causando danni di respirazione ai propri cittadini) ‘
Quindi al di là dell’aspetto salutistico che è sicuramente importante va comunque tenuto in debito conto l’effetto collaterale importantissimo che una scelta di coltivazione della palma da olio comporta.
Di conseguenza sforziamoci di considerare “non nemici” le industrie tipo Barilla o Coop o Esselunga (magari anche solo per fiuto commerciale) che hanno escluso l’olio di palma dai loro prodotti
E soprattutto non dimentichiamoci mai che se qualche buon risultato è arrivato questo lo si deve alla mobilitazione messa in atto da Il Fatto Alimentare in primo luogo, con l’apporto di centinaia di migliaia di cittadini come noi.
Gabriele

federico
federico
5 Novembre 2016 18:39

@Roberto La Pira
La battaglia sul Palma è vinta, ma fin dall’inizio, cioè da almeno 10 anni dico che dobbiamo sapere di più sui grassi utilizzati.
Perciò che sia olio di mais o di girasole o palma dobbiamo cominciare un’altra battaglia: IN ETICHETTA VA INDICATO SE SONO RAFFINATI O NO.
Perchè se prendo un mais e lo porto a 200 gradi per raffinarlo SIAMO DA CAPO ! abbiamo solo ridotto i saturi ( che è comunque un buonissimo risultato) e non le sostanze dichiarate cancerogene.
Una volta c’erano i grassi idrogenati e la margarina, oggi quasi spariti, ma poi è comparso il palma e siamo da capo.

Roberto…la si fa questa battaglia?
Se no togliere il palma è stato inutile: IN ETICHETTA CI DEVE ESSERE SCRITTO OLIO DI SEMI DI GIRASOLE RAFFINATO/NON RAFFINATO.

Roberto La Pira
Reply to  federico
5 Novembre 2016 23:18

Tutti gli oli di semi sono raffinati
E anche l’olio di oliva

Mario Rossi
Mario Rossi
5 Novembre 2016 19:31

@robertolapira, la lobby francese esiste eccome, godono come pazzi ogni qual volta qualcuno abbandona (per ragioni di immagine e marketing, come Barilla, non certo per convinzione) il Palma e inizia ad usare un loro olio di semi. Peccato che mai ne voi ne altri abbiate ricordato che quegli oli di semi impattino ambientalmente da 7 a 9 volte di più del palma, e che quindi la deforestazione si moltiplichi invece che diminuire. A proposito del conflitto di interessi, sarebbe poi interessante sapere quante delle marche che citate facciano pubblicità sulla vostra testata online

Marianna
Marianna
6 Novembre 2016 09:19

Quindi quando un ragazzo mi dice che sono una persona “molto raffinata..”
mi sta elegantemente insultando??

ma da domani lo prendo a calci col tacco a spillo!!

😀

domandina:
ma è vero che tra molti oli, il palma in origine veniva usato per fare l’olio minerale per i motori?
la cosa mi ha lasciata senza parole!

Roberto La Pira
Reply to  Marianna
6 Novembre 2016 09:54

L’olio di palma vien ancora usato per la benzina verde ma questo non è l’elemento di criticità, altri oli di semi possono essere convertiti a carburante. Anche l’alcol è un solvente usato a liello ndustriale ma è anche un importante elemento del vino –

Rosalba
Rosalba
6 Novembre 2016 09:29

salve

una mia perplessità ….
tanta polemica per olio di palma in biscotti e Nutella…ok…però voi che siete informati potete spiegarmi perché nel latte dei neonati ed in buona parte delle vitamine che si somministrano ai suddetti….c’è olio di palma !
spiegatemi per favore perché questo dubbio mi assilla da mesi…questo non fa testo oppure è un olio di palma ” speciale ” ????

grazie mille

Rosalba

Roberto La Pira
Reply to  Rosalba
6 Novembre 2016 09:51

È lo stesso olio di palma e infatti un mese fa abbiamo lanciato una petizione su change.org rivolta alle case produttrici per toglierelo.Si potrebbe benissimo sostituire ììcome fanno già alcuni produttori con olio di oliva o altri grassi.