La globalizzazione, la commercializzazione alimentare e il mutamento degli stili di vita – tra cui anche il cambiamento del ruolo delle donne nella società – stanno alterando i modelli di consumo nel Mediterraneo, allontanando da cibi quali frutta e legumi, verso un maggior uso di carne e prodotti caseari. Mentre la sottoalimentazione continua ad affliggere i paesi del Mediterraneo meridionale, obesità e sovrappeso stanno diventando fenomeni sempre più comuni in tutta la regione.
Sono questi gli effetti negativi del cambiamento dei comportamenti alimentari nella regione del Mediterraneo presentati in un rapporto realizzato dalla Fao e dal Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei. Lo studio auspica un programma d’azione per promuovere diete più sostenibili in tutta la regione basate su olio vegetale, cereali, verdure, legumi e un moderato consumo di pesce e carne. Questo modello alimentare incentrato sull’uso di vegetali un impatto relativamente basso in termini ambientali, dal momento che richiede minori risorse naturali rispetto alla produzione animale.
Un altro problema riguarda l’aumento dei prodotti importati da paesi lontani e la diversità dei contesti locali sempre più orientati verso le monocolture. Secondo le stime, oggi solo il 10% delle colture tradizionali locali proviene dalla regione del Mediterraneo, mentre una gran varietà è stata sostituita da colture non locali.
Turismo, sviluppo urbano, depauperamento delle risorse naturali e perdita di sapere tradizionale sono fattori che contribuiscono alla rapida diminuzione della diversità genetica delle specie vegetali e animali in tutto il Mediterraneo, avverte il rapporto, che sollecita a impegnarsi maggiormente per sostenere modelli di consumo e di produzione alimentare che preservino risorse ed eredità culturali locali.
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La dieta mediterranea non esiste dal 1960. Non ci sono più gli ingredienti, che erano questi:
– Testina di agnello o capretto , per l’apporto di vitamina F
– Ricotta e siero di latte di pecora o capra, per i sali minerali di Calcio .
– Pesce azzurro, sardine, alici e tonno. Sono ad alto contenuto proteico ,ricchi di grassi preziosi ( gli omega 3) poveri di grassi saturi.
– Mosto cotto, sciroppo di fichi, miele grezzo, unici dolcificanti. Il miele, oggi sappiamo che è anticancro.
– Formaggi ovini, utili per i sali minerali e sostanze aromatiche.
– Carne di coniglio selvatico, per il basso contenuto di grassi.
– Erbe aromatiche come basilico, borragine, capperi, origano, finocchio marino e selvatico, assenzio, rosmarino, salvia, timo, ricchi di micronutrienti e flavonoidi.
– Verdure come, pomodorini piccoli tondi, oggi sappiamo ricchi di licoprene, sostanza che previene cancro e infarto. E poi, pinoli, sesamo, cipolle rosse, peperoncino, melanzane, portulaca, carciofi, porri.
– Cereali interi , come grano bollito e bulghur. Riso integrale, da usare soltanto in caso di indigestione o diarrea, deperimento.
– Cereali trasformati, come pasta di semola di grano duro, per la cospicua parte proteica;pane ,con farina di grano duro e tenero, abburrattata al 15 al 20% (oggi si dice tipo 0 e 1). In questo modo si aveva un apporto regolare di fibra, vitamine, microelementi.
– Legumi. Fave, fagioli, ceci, piselli, per gli apporti proteici.
– Frutta. Uva, pere, mele, lazzeruoli, giuggiole, more di gelso nero e bianco, more di rovo, fichi, fichidindia, noci, pesche amarene.
– Olio di oliva. Per l’apporto di vitamina E naturale.
–
ESCLUSIONI
Occorre dire anche alcuni prodotti che non hanno niente a che fare con la “dieta mediterranea”. Essi sono: formaggio grana/parmigiano; latte e carne di vacca¸burro; maionese; panna; strutto; insaccati ; ( in alcune zone,soltanto salsiccia di maiale stagionata era ammessa); zucchero bianco; sale bianco; caffè; superalcolici.
LA DIETA MEDITERRANEA NELL’ANTICHITA’
Nell’
Sono d’accordo con il commento di Pio.
Il termine stesso di “dieta mediterranea” fu coniato da un medico americano in vacanza a Napoli nel primo dopoguerra. Egli notò che i napoletani mangiavano pochi grassi, molta verdura e carboidrati. Incuriosito dagli effetti sulla salute scoprì che l’incidenza di malattie cardiache era molto bassa. Il tamtam mediatico rese poi il termine famoso al punto che ci abbiamo creduto anche noi.
Non tenne conto però che si trattava di un paese appena uscito dalla seconda guerra mondiale e che per ragioni economiche e produttive non poteva disporre della varietà alimentare del passato.
Basta sfogliare un libro di cucina del 1800 per scoprire che questo medico vide tutto tranne che la dieta mediterranea..
Oltre agli alimenti citati da Pio aggiungo anche uova e grassi saturi, che non erano affatto demonizzati (solo oggi ci si accorge che così tanto male poi non fanno, soprattutto le uova).
Se si volesse migliorare la salute della popolazione secondo me bisognerebbe tornare indietro di almeno 100 anni e ritrovare molti degli alimenti oggi dimenticati. Cito ad esempio la carne d’organo: quanti oggi mangiano rognone, cervella o anche il solo fegato? Ormai siamo abituati a mangiare solo il muscolo, cioè la bistecca, che a livello di nutrienti è forse il pezzo meno pregiato dell’animale e purtroppo non è facile mangiare certe parti se non si è stati “educati” da bambini: ad esempio io mangio il fegato ma ho delle difficoltà col rognone. Quante persone oggi ammollano i legumi od il riso (integrale)? O ancora: chi prepara il pane lo fa con il lievito madre?
Cereali e legumi non sono fatti per essere mangiati dall’essere umano, altrimenti saremmo nati col rumine: per questo tutte le culture del mondo (tranne la nostra “evoluta”, naturalmente) faceva predigerire questi alimenti attraverso la fermentazione oppure l’ammollo in acqua prima di cucinarli.
A questo punto però, tra ammolli e preparazioni domestiche, chi si vuole prendere la briga di dedicare così tanto tempo alla cucina, che poi ci si perde la partita o lo show in tv? E poi oggi ci sono i piatti pronti, sughi, sughetti, 30 secondi al microonde e la famigliola mangia felice dopo una dura giornata di lavoro, poco importa se la qualità sia spesso discutibile e gli additivi così abbondanti.
Ecco la dieta mediterranea oggi: cibi pronti, pasta bianca, farina bianca, riso bianco, zucchero bianco, sale bianco (ma pochissimo eh, sennò si muore), latte strascremato e strabollito, insalate con le solite due o tre verdure, legumi pochissimi e comunque in barattolo o buttati direttamente in pentola, ogni tanto una bistecca o pesci senza un filo di grasso, organi no perchè che schifo, uova guai perchè uccidono, grasso guai perchè uccide, il formaggio per carità perchè uccide ed alla fine la domanda sorge spontanea: da dove prende vitamine e minerali il corpo umano? Risposta: le vendite di integratori alimentari sono in costante aumento. E chi non prende integratori? Beh, il corpo umano è una macchina straordinaria e fa quello che può spostando le risorse disponibili dove più v’è bisogno (ad esempio, può togliere calcio dai denti verso le ossa, con ovvie conseguenze). A lungo andare però le sue risorse si esauriscono e questo apre la strada a malattie degenerative, allergie, steatosi, reflusso gastrico, calcoli biliari etc. Insomma la buona salute passa da una cucina la più sana e varia possibile. Magari si pensa che una volta la gente moriva perchè mangiava “male”, ma si dimentica che la maggior parte sopravviveva a freddo e malattie (e molte erano praticamente sconosciute) e che la grossa causa di mortalità erano le pessime condizioni igieniche e gli stenti, nonchè condizioni di lavoro massacranti. Oggi che queste cause esterne sono state debellate quanto bene potrebbe fare alla salute nostra e pubblica ritrovare queste vecchie tradizioni alimentari? Ci costerebbe solo un pò di attenzione in più verso quello che mangiamo.
NAPOLI ???? DIETA MEDITERRANEA ?????????
NOOOOOOOOO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Nel CILENTO! , e precisamente a Pioppi, è nata la dieta mediterranea, che l’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’umanità. Fu un medico americano, Ancel Keys, al seguito delle truppe americane, a notare che la popolazione contadina locale si nutriva di pasta, pane, frutta, verdura, moltissimi legumi, ottimo olio extravergine d’oliva, pesce, pochissima carne. !!!!!
Interessante l’articolo ma soprattutto i commenti di Pio (tagliato?) e Sergio.
Posso entrare in contatto con costoro? Il mio indirizzo: andricci[at]tiscali.it
Possiamo fare eccezione per le “spezie”, in senso lato, che da tempo immemorabile l’uomo trasporta attraverso i continenti, e includerne alcune nella dieta mediterranea? Penso ad esempio al pepe, credo, a torto oggi demonizzato.
E il tè, che certamente è una bevanda benefica, soprattutto quello verde, ha un uso storico o recente nei paesi del mediterraneo?