Il 28 aprile, Jimmy Carter, ex presidente degli Stati Uniti, dopo una visita di due giorni in Corea del Nord, ha vibrato una dura accusa nei confronti degli Stati Uniti e della Corea del Sud per il loro diniego di aiuti umanitari alle popolazioni  di quel Paese.

Lo storico leader del partito democratico ha affermato un principio coerente con gli obiettivi concordati alle Nazioni Unite: il deliberato rifiuto di prestare aiuti alimentari costituisce una grave violazione dei diritti umani.

Non esiste ragione valida a negare la doverosa fornitura di cibo ai bisognosi, perché è un diritto innegabile e fondamentale dell’uomo che prescinde dalla nazionalità e dal regime vigente nel paese di appartenenza: «The right to adequate food is realized when every man, woman and child, alone or in community with others, has the physical and economic access at all times to adequate food or means for its procurement» (Commento Generale n. 12 di Icescr, “International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights”, trattato multilaterale adottato dall’Assemblea Generale Onu, in vigore dal 3 gennaio 1976).

Questo principio, che vale per i Paesi i cui governanti svendono le terre dei loro abitanti a investitori stranieri (vedi articoli di Ilfattoalimentare.it: Land-grabbing: il caso dell’Etiopia. Mentre i cittadini muoiono di fame, il governo cede terreno alle imprese straniere; Nasce un nuovo colonialismo “agricolo”: le potenze emergenti rapinano terreni in Africa), deve valere anche per quei paesi qualificati come “canaglia” in ragione dell’ostilità dei loro regimi verso la comunità internazionale e le proprie popolazioni.

Jimmy Carter, 86 anni, è andato a Pyonyang di propria iniziativa, senza alcun incarico o mandato del governo americano, per discutere con alcuni politici e militari locali una possibile strategia per allentare le tensioni internazionali con un paese la cui popolazione versa nelle condizioni più misere.

È stato accompagnato da altri due presidenti emeriti, Mary Robinson dall’Irlanda, e Martti Ahtisaari dalla Finlandia, oltre che dall’ex primo ministro norvegese Gro Harem Brundtland. I quattro appartengono agli “Elders” (www.theelders.org), un gruppo indipendente di leader mondiali costituito dal Premio Nobel per la Pace Nelson Mandela.

Mrs. Robinson ha sottolineato la gravità della situazione in Corea del Nord, «una questione urgente di vita o morte», ulteriormente afflitta da un inverno rigido con inondazioni e da un’epidemia di afta epizootica veterinaria. Brundtland – oltre a segnalare l’assenza di acqua corrente negli ospedali, già privi delle medicine essenziali – ha denunciato che un terzo dei bambini soffrono a causa della malnutrizione, che «rende impossibile il loro sviluppo neuronale».

Dario Dongo

foto: Photos.com; I’m not that girl/Flickr

 

Per maggiori informazioni:

 http://www.nytimes.com/2011/04/29/world/asia/29korea.html?_r=1&sq=carter&st=cse&scp=3&pagewanted=print