La catena di supermercati Eurospin che conta in Sardegna 70 punti vendita, ha annunciato di voler modificare gli accordi commerciali frutto di un’asta al ribasso che aveva permesso l’acquisto di 10 mila quintali di pecorino sardo al prezzo stracciato di 5 €/kg. Eurospin ha deciso di aumentare il prezzo di 1 € al Kg e di distribuire la somma ai pastori che hanno fornito la materia prima. La catena si è impegnata anche a non aumentare il prezzo di vendita. La decisione è interessante ma ben diversa da quella adottata da Coop una settimana fa che ha deciso di garantire un prezzo di acquisto del latte di 1 € al litro per il Pecorino Romano venduto con il marchio Fior Fiore.
Considerando che il prezzo attuale del latte di pecora è di circa 0,60 €/l e che per fare un chilo di formaggio ci vogliono 6 litri di latte, Coop verserà ai pastori 2,4 euro per ogni chilo di formaggio mentre Eurospin si ferma a 1 euro. L’associazione ambientalista Terra!, dopo un’inchiesta pubblicata su Internazionale, ha scritto al ministro dell’Agricoltura chiedendo di vietare per legge le aste al ribasso e al buio, per l’acquisto di prodotti alimentari, come quella promossa da Eurospin, che ha comprato 10 mila quintali di Pecorino Romano al prezzo stracciato di 5 €/kg.
“Queste aste – spiega l’associazione Terra! – costringono i fornitori a competere selvaggiamente per assicurarsi il contratto con la catena di distribuzione, in una guerra che spinge i prezzi verso il basso e scarica i suoi effetti dannosi sugli ultimi anelli della filiera, cioè produttori e lavoratori agricoli. Per questo è urgente e inderogabile vietare le aste al ribasso sui prodotti alimentari. Si tratta di pratiche sleali che hanno l’effetto di fissare un prezzo di riferimento per tutti gli altri gruppi distributivi, che saranno invogliati a forzare al ribasso la contrattazione».
L’asta al buio consiste nell’assegnazione dei contratti di fornitura dopo una gara al ribasso, in cui i fornitori devono fare un’offerta senza sapere chi (e quanti) sono i concorrenti. Se al termine dell’asta, condotta per via telematica, due o più fornitori hanno offerto la stessa cifra, vengono coinvolti in una seconda battuta in cui si premia l’offerta migliore, ovvero la proposta di prezzo inferiore.
Basta fare due calcoli per capire perché comprare Pecorino Romano a 5 euro è vergognoso. Per fare un chilo di formaggio servono sei litri di latte che sino all’estate scorsa veniva pagato 85 centesimi al litro. Sommando la materia prima (5 €), la lavorazione e la stagionatura (1 €) alla fine il formaggio veniva venduto all’ingrosso a 6 €/kg. Poi però il prezzo del latte è diminuito sino a 60 centesimi e il costo della materia prima è sceso a 3,6 euro facendo scattare la protesta in tutta l’isola. Sommando il costo del latte, la lavorazione e la stagionatura (1 €) oggi il formaggio si può comprare all’ingrosso a 5 €/kg mettendo in seria difficoltà i pastori. Eurospin ha sfruttato la crisi del mercato e grazie al sistema dell’asta al ribasso e al buio ha pagato un prezzo che strozza i pastori. Di fronte a questa situazione imbarazzante la catena ha aggiunto un euro al chilo garantendo a mala pena la copertura dei costi.
Purtroppo a livello normativo nulla si può fare contro le aste al buio. La direttiva europea sulle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare, approvata a dicembre, non include le aste al buio e al doppio ribasso, per questo l’associazione ambientalista Terra! invita la politica a “sanare al più presto questa lacuna con un provvedimento normativo a tutela dei produttori e contro lo sfruttamento”.
La catena Eurospin già l’estate scorsa era finita al centro delle polemiche per l’acquisto di 20 milioni di bottiglie di salsa di pomodoro a un prezzo sottocosto utilizzando sempre il sistema della gara elettronica al doppio ribasso. La catena allora ha cercato di difendersi definendo le aste online “uno strumento moderno, molto efficace per dare al consumatore quei prezzi competitivi che chiede”. In realtà il metodo spinge le aziende a vendere sottocosto il prodotto com’è avvenuto anche nel caso del Pecorino Romano provocando la giusta reazione dei pastori.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Ricordiamo che, al di là delle legislazioni cogenti, una buona fetta del potere contro i sopprusi della GDo è nelle mani dei consumatori. Una soluzione per arginare tali sopprusi è di veloce applicazione ed alta efficacia: boicottaggio della spesa nelle catene che adottano politiche di dubbia etica.
Sa benissimo che questa proposta, pur lodevole, vale solo per chi ha la pancia piena e soprattutto il portafoglio gonfio!
Se a livello normativo non si può fare alcunchè, si può però evitare di andare da eurospin.
Improbabile. Le persone comprano da Amazon, anche se sanno come tratta i dipendenti e che non paga le tasse. Comperano abiti realizzati da persone, spesso bambini, che vengono pagati 57 dollari al mese (Bangladesh). Continuo l’elenco? meglio di no. Pensate che boicotterebbero Eurospin? Ma vah!
Non ci sarà certo un boicottaggio, ma forse Eurospin nei prossimi mesi cambierà sistema per le gare di appalto
Penso che alla luce di questa notizia ci siano pochi dubbi su cosa abbia causato la crisi della filiera produttiva del pecorino.
Questa strategia commerciale aggressiva e distruttiva va interrotta in tutti modi possibili, ma non con l’auto danneggiamento delle materie prime come stanno facendo i pastori autolesionisti sardi ed altri produttori manipolati.
Aspettiamo iniziative governative decisive e risolutive visto che la causa ed i responsabili hanno nome cognome ed anche marchi commerciali.
E se invece nelle gare d’appalto si introducesse la norma che il “vincitore” risulti la seconda migliore offerta??.
Non mi è molto chiara la dinamica dei prezzi. Nella situazione attuale con grandi scorte di invenduto da parte dei produttori, non conviene loro disfarsi delle scorte a prezzi di costo?
Uhm, da quanto ho capito alla base della crisi c’è una situazione di sovraproduzione, è effettivamente così? In questo caso pensare di risolvere il problema aumentando i prezzi della materia prima o del prodotto finale non mi sembra una grande strategia…, forse sarebbe meglio finanziare campagne pubblicitarie per stimolare i consumi (anche se sarei curioso di vedere l’etichetta nutriscore del salatissimo pecorino), cercare di organizzare meglio le esportazioni o, anche, incentivare/indennizzare i produttori di latte meno efficienti perché chiudano gli allevamenti…
Io sto già boicottando Eurospin.
Vado a fare la spesa da un’altra parte.
Sono l’unico? Forse si, forse no, ma sicuramente i miei 60 euro circa alla settimana (240 euro circa al mese-2880 euro circa all’anno) li vado a spendere da un’altra parte.
Boicottare è ovviamente una scelta personale, di coscienza. Tra l’altro io non compro nulla nemmeno via Amazon. Per entrambe le aziende il mio impatto sul loro fatturato sarà ridicolo? Pazienza, io sono a posto così.
Ma come ci hanno inculcato da anni l’idea che il “mercato” risolve tutto. Forse non è cosi ??
Ci sono parecchi casi in cui vengono venduti prodotti alimentari a prezzi improbabili, vogliano parlare del presunto olio EXV venduto a 2,99 al litro ?
Sperare nel boicottaggio è come tentare di svuotare il mare con un bicchiere.
Il mercato non risolve tutto, ma è uno dei sistemi più efficienti. Purché sia regolato come ovvio, per evitare che fuori mercato finisca l’onesto a vantaggio del furbo.
Mi scusi, lei preferirebbe che la dieta la stabilisce lo Stato? Devi comprare questo, mangiare quello…
Non solo: chi compra, Eurospin o consumatore che sia, non deve certo preoccuparsi di quale sia il costo per chi vende! (anche perché poi non è mica vero che il latte costa “tot” : a un pastore costa tot, a qualcuno tot+2, ad altri tot-2. Ognuno ha il suo costo. Dipende dall’efficienza, dalla struttura, se paga o no stipendi e contributi…).
Non credo che quando lei compra una camicia si domandi quanto è costata. Lo stesso quando compra un 3×2 o un abito col saldo del 70%. Eppure le posso assicurare che anche nei settori extra alimentari si vende purtroppo sottocosto, il cliente gode ed il negozio chiude. Succede
Invece io me lo chiedo se il prezzo che sto pagando è corretto o meno, e quando è troppo basso, specie nei prodotti alimentari è abbastanza facile saperlo, evito, perchè di certo sto acquistando un prodotto che non è quello indicato, oppure che per raccoglierlo qualcuno è stato di certo sfruttato.
Lei conferma la mia tesi che il boicottaggio non scalfisce questi signori, finchè la maggioranza dei consumatori se ne frega come lei.
La faccenda è sempre più complessa di come la vogliamo descrivere. Quindi l’inchiesta deve approfondire meglio tutti i termini.
I pastori sono il primo anello della catena, ma anche le aziende non è che facciano solo il loro interesse e non sono loro che strozzano i pastori.
I conti sono presto fatti:
– 1 kg di pecorino x 6,5 litri di latte : costo materia prima 3,90 euro
– 10% IVA (per ora): 0,39 euro
– costi di trasformazione, energia, confezione, trasporto: diciamo > 1 euro
Considerate che le eccedenze hanno il loro costo, le somme tiratele voi!
sarà la stessa cosa per altri prodotti, per citarne due arance e pomodori, in questi casi poi lo sfruttamento è ancora più pesante.
Nell’alimentare non sono solo le ultradeprecabili ed assurde aste al buio a strozzare le filiere, ma soprattutto la pratica della GDO di vendere prodotti a proprio marchio, copiati nella quasi totalità dei casi, dai prodotti che vengono maggiormente venduti dalla stessa GDO e sostituiti sugli scaffali, fatti produrre in quantità significative a prezzi stracciati da piccoli produttori ( a cui vengono fatti i conti in tasca e lasciati margini controllati dal cliente) i quali devono subire continuamente il ricatto di interruzione della fornitura che porterebbe ad un probabile fallimento.
Così l’industria seria che fa ricerca e qualità viene derubata, senza possibilità di reagire, di un giusto fatturato e di un margine idoneo a sostenere ricerca, sostenibilità e progresso.
Secondo me si tratta di strozzinaggio, e queste sono tutte pratiche commerciali dolose e scorrette, al di fuori dell’etica, che andrebbero ” in qualche modo” sanzionate a livello legislativo
Dubito che la GDO produca prodotti a proprio marchio col sistema che dice lei, cioè ricorrendo ai piccoli produttori. A quel che si legge anche in questo sito in genere lo stabilimento è lo stesso, produce per le marche e per i marchi della GDO, che eventualmente dà e specifiche del prodotto che richiede.
Il sistema che dice lei forse serve a quei camion che si trovano lungo le strade
Nel confronto tra le operazioni pro-allevatori sardi di Eurospin e Coop non è stato chiarito il prezzo di acquisto e il metodo di Coop. Inoltre del totale del formaggio pecorino sardo del 2018 (p. es.) venduto, quanto in % è stato acquistato da Eurospin e Coop. Il restante formaggio chi l’ha comprato e a che prezzo ?
Questi dati non li ha diffusi nessuno
A parte che non essendo gli allevatori a vendere alla Gdo non vedo come possa aiutarli alzare o abbassare i prezzi a cui acquistano (se abbassano ci guadagnano la gdo, se alzano i caseifici), mi pare evidente che il problema sia un’abbondanza di latte: ci sono delle quote da rispettare? Chi non le ha rispettate? Le importazioni sono libere? Il pecorino ha un disciplinare?
Alla fine Eurospin rimborsa 1Euro al kg del pecorino acquistato (1.000.000 di kg), quindi 1.000.000 di Euro agli allevatori.
Se per fare 1kg di formaggio occorrono circa 6kg di latte, 1.000.000:6.000.000=0,1666 Euro al kg di latte, che sommati agli 0,6 Euro percepiti nella vendita sottocosto ai trasformatori fa 0,7666 Euro al litro, ancora lontano dalle richieste dei pastori, ma qualcosa.
In definitiva Eurospin prima acquista sottocosto dai trasformatori, poi rimborsa in parte agli allevatori facendo una turbativa sostanziale del mercato di filiera.
Se fossi il presidente del consorzio produttori del pecorino romano e/o sardo, prenderei seri provvedimenti nei confronti di queste azioni destabilizzanti nei confronti di clienti così invasivi, impedendo le vendite di partite all’ingrosso al di sotto di un prezzo minimo concordato da tutta la filiera produttiva.
Non comprendo quale sia la differenza con le normali aste fatte per esempio dalla Pubblica Amministrazione tramite il mercato telematico, o anche i normali bandi d’appalto. Anche quelle sono aste al buio (mica sai prima chi partecipa) ed al ribasso. Il ribasso successivo non cambia la questione, in quanto uno lo sa in partenza, eventualmente si regola. Ed eventualmente se non gli conviene non partecipa. Eurospin non obbliga nessuno.
L’unica differenza semmai è che si tratta di prodotti alimentari, ma trattandosi di formaggi possono anche essere conservati