Anche la Russia potrebbe avere le sue etichette a semaforo. La proposta di etichettatura nazionale arriva dal Rospotrebnadzor (RPN), il Servizio federale per la protezione dei diritti dei consumatori e il benessere delle persone, organo del Ministero della sanità russo. Secondo il modello proposto, i cibi riceveranno un bollino verde, giallo o rosso a seconda della qualità nutrizionale degli alimenti e degli ingredienti usati. Un progetto pilota potrebbe partire già nell’estate 2018.
L’obiettivo del sistema di etichettatura multicolore, che è quello di identificare facilmente i prodotti contenenti troppi grassi saturi, grassi trans, zuccheri e sale (bollino rosso) dai cibi più salutari (bollino verde). In questo modello, gli alimenti con il bollino giallo sono quelli che hanno livelli intermedi di nutrienti da limitare. Insomma, questo sistema può essere visto come una via di mezzo tra il modello britannico delle etichette a semaforo, che usa tre colori, e quello francese, che dà un giudizio globale all’alimento.
Secondo un sondaggio ufficiale, quasi l’82% dei cittadini russi vede con favore l’introduzione delle etichette a semaforo e il 77% degli intervistati è disposto a prendere in considerazione il colore del bollino per scegliere quali prodotti acquistare. Sono preoccupati, invece, i produttori di carne, che temono una penalizzazione per il settore: buona parte delle carni trasformate, dei piatti pronti a base di carne e delle salsicce potrebbe ottenere bollini gialli o rossi.
Le etichette a semaforo si stanno diffondendo in tutto il mondo e sono raccomandate dall’Oms. Ma non in Italia, dove aziende, istituzioni come il Crea, associazioni di consumatori e ministri rimangono allineati alla posizione contraria di Coldiretti, che adducendo motivazioni pretestuose e prive di riscontri considera le etichette nutrizionali semplificate un ostacolo per i prodotti Made in Italy. Intanto è partito il confronto in Europa per esaminare la possibilità di un modello comune per tutta l’Unione.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Prima di tirare una conclusione obiettiva, meglio attendere le conclusioni dello studio comunitario ed anche quello russo, per farsi un’idea meglio strutturata delle semplificazioni sin qui tentate ma poco convincenti, quasi per tutti.
Perché mi risulta improbabile che tutto il CREA , i produttori italiani dell’agroalimentare, ministeri governativi ed associazioni dei consumatori, siano in combutta con Coldiretti per cassare il progetto, senza avere legittime ragioni proprie ed obiettive sui metodi inadeguati sin qui proposti.
Non seguirei l’onda francese perché molto difficilmente sarà l’indicazione prescelta, per le tante ragioni oggettive ripetutamente analizzate anche in molti articoli ed esempi applicativi pubblicati in questa testata, che hanno evidenziato l’estrema semplificazione non educativa per il consumatore, dell’unico colore semaforico imperativo.
Il Fatto Alimentare ha sempre sostenuto il Nutri Score Francese ritenendolo il miglior esempio di etichetta a semaforo . Sulla cattiva informazione e la mancanza di volontà di esaminare il problema da parte dei soggetti da lei elencati non c’è dubbio. Ripetono tutti lo stesso paragone della Coca Cola e del Parmigiano Reggiano dimostrando una scarsa comprensione dell’etichetta.
Yogurt Vitasnella.
Ingredienti: yogurt magro, preparazione di frutta 15% (ciliegie 62%, fruttosio, oligofruttosio, addensanti: E1422, pectina; correttori di acidità: E331, E330, E333; aromi, coloranti: E120, E163; edulcoranti: acesulfame k, sucralosio).
Questa roba dovrebbe prendere una A???
Va be’, se i parametri sono quelli e l’informazione da passare al consumatore è fatta in questo modo: auguri!
Il Parmigiano invece magari una D??
Vi sembra corretta informazione?
L’etichetta semaforo serve per confrontare prodotti simili e non per fare confronti tra alimenti di diversa categoria. In ogni caso la valutazione sul tipo di additivi utilizzati non la fa nessuno
“L’etichetta semaforo serve per confrontare prodotti simili e non per fare confronti tra alimenti di diversa categoria”… E dove sta scritta questa cosa??
Riporto il paragrafo che avete scritto in tutti i vostri articoli sull’argomento: “Lo schema è molto semplice: il rosso indica un alimento da assumere con moderazione, il verde un cibo sano mentre il giallo invita a consumare il prodotto senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata.” Sarà così anche per il Nutriscore.
Non si dice di confrontare prodotti della stessa categoria…
Credo che chiunque (tra quelli che leggono l’etichetta) sia indotto a pensare in senso assoluto: A buono, D cattivo, indipendentemente da razione, tipo, prodotto, ecc.
Almeno questo è quello che credo. Oppure qualcuno dovrebbe dare un manuale per interpretare il punteggio
Come tutte le cose quando vengono introdotte andrebbero un minimo spiegate (almeno questa è una buona regola). Anche adesso se prende la tabella nutrizionale di un olio e di un biscotto ci sono molte differenze, ma non mi sognerei di fare un paragone tra i due prodotti.
Il consumatore medio (il 99% di noi) non fara’ confronti tra prodotti simili. Si limitera’ a guardare il colore. Il Nutriscore non considera la porzione e la frequenza di consumo. L’esempio di Mauro e’ calzante quando si trattera’ di provare sul campo. Non difendo nessuno, neanche il Made in Italy (scelgo indipendentemente dalla provenienza), ma Nutriscore e Semaforo sono sbagliati.
Il consumatore medio secondo molte indagini di mercato legge le etichette . Mi chiedo perché legge la tabella nutrizionale e non l’etichetta semaforo?