Stop agli allevamenti in gabbia! Questa la richiesta dell’Iniziativa dei cittadini europei lanciata oggi da più di 100 associazioni tra cui Ciwf. La petizione, battezzata End the Cage Age!, dovrà raccogliere in un anno, un milione di firme provenienti da almeno sette stati membri.

In Europa, circa 300 milioni di animali sono confinati in gabbie ogni anno: il 62% delle galline, il 97 % dei conigli e il 94% delle scrofe sono allevati in gabbia, ma nella stessa situazione troviamo, polli da carne riproduttori, quaglie, anatre, oche e vitelli. “Gli animali allevati in gabbia – spiega l’associazione animalista Ciwf – sono soggetti a enormi sofferenze perché sono severamente limitati nei loro movimenti e viene loro impedito di esprimere quasi tutti i comportamenti naturali.”

Se la petizione dovesse raggiungere i numeri richiesti, la Commissione ha tre mesi di tempo per analizzarla e rispondere, decidendo se dare o meno seguito all’istanza.

Per firmare la petizione End the Cage Age clicca qui

end the cage age allevamento ciwf© Riproduzione riservata. Foto: Ciwf UK

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mattia
mattia
27 Settembre 2018 12:49

Firmato! Ottima iniziativa.
Siamo nel 2018 e i tempi sono maturi.
É troppo ipocrita garantire il max trattamento di cura e benessere per il proprio animale domestico e voltare la faccia a 300 milioni di animali in gabbia.

mario
mario
Reply to  mattia
27 Settembre 2018 19:55

Infatti bisognerebbe innanzitutto evitare questo ‘benessere’ del proprio animale domestico prima di tutto.
Perchè se per benessere Intendiamo allevare un cane in un appartamento di una città, davanti alla TV, 11 mesi all’anno costringerlo poi a stare sulla spiaggia per compiacere il padrone in vacanza, magari dopo una traversata in nave non ci siamo proprio.
Concordo nel ridurre le sofferenze e le limitazioni degli animali allevati a scopo alimentare, ma pensare che il problema sia la gabbia in se è sciocco. Una gabbia può essere grande, all’aperto e senza fondo.
TUTTA la nostra economia si basa sullo sfruttamento, sull’inquinamento, sulla sopraffazione, per cui onestamente preferirei petizioni a favore della gente che muore a causa nel nostro sistema di reperimento di materie prime nei paesi del terzo mondo più che crociate contro una gabbia.

Francesco
Francesco
29 Settembre 2018 17:20

Sono d’accordo 100% con Mario, deve esistere ,a mio parere, una scala di priorità sulla violenza, che metta al primo posto quella sull’uomo e poi quella sugli animali.
Per produrre il cotone che indossiamo, per esempio, in Bangladesh ed in India migliaia di persone sono sfruttate e costrette a irrorare con i pesticidi (e senza le relative protezioni) le colture, con conseguenze devastanti per loro e i loro figli.
Gli animali hanno la loro dignità ed occorre rispettarli , ma anche l’uomo ha i suoi diritti e la sua dignità che ,spesso, dimentichiamo con una visione distorta nei valori della nostra società.

ezio
ezio
29 Settembre 2018 18:37

Non ci sono limiti al bene ed al male che gli esseri umani possono fare a se stessi ed agli altri.
E’ questa libertà di scelta che rende ognuno di noi una persona diversa ed unica in tutti gli aspetti della vita.

Gino
Gino
29 Settembre 2018 19:29

Condivido pienamente il pensiero di Mario. Aggiungo solo: che dire dei gatti reclusi in un appartamentto, dei canarini, dei pappagallini, dei criceti, delle tartarughine, ecc. costretti per una vita a vivere in gabbia, spesso lasciati alla discrezione di bambini incapaci di assicurare loro lo stretto necessario ma spesso causa, sia pure inconsapevolle, di notevolissimi stress?

Luca CODELUPPI
30 Settembre 2018 11:58

Francamente queste petizioni di Cittadini che vivono una vita astratta fatta più sul modello Walt Disney che da problemi concreti mi lasciano sempre perplesso!
A chi firma dovrebbe essere proibito l’accesso a carni e a ogni altro bene analogo disponibile che costi poco perché proveniente da filiera industrializzata (incluse le verdure), quindi solo a carni di allevamenti come desiderano e da produzioni non industriali e filiere artigianali/naturali.
Quando ogni candidato a votare o firmare tale genere di referendum avrà trascorso un paio di anni a pagare più del doppio ciò che desidera e avrà accettato di buon grado ciò, avrà altresì acquisito il diritto di esprimere il proprio parere in merito. Non si può a mio parere votare qualcosa di cui non si valutino le conseguenze a medio e lungo termine su una scala ben più amplia del problema che coinvolge il solo allevamento!
Siamo – come sempre del resto – il paese che vive nelle favole, dove la coscienza civile italiana si esprime solo in direzione di quello che in un detto veronese viene condensato nell’espressione “ovo, galina e cul caldo” (che vuol dire essenzialmente “volere tutto e il contrario di tutto e senza fare alcuno sforzo”, “senza pagarne il dazio”).
Tutto questo non è nemmeno utopia, è solo condensato di pensiero urbano (io soon nato e cresciuto a Milano e ora vivo in campagna e so quanto la vita qui è diversa!), è solo cartone animato di W.D. è un movie rated PG, quindi per bambini di età inferiore ai 13 anni: questa l’età in cui vive la maggior parte del popolo italiano!
Nella vita reale se tutto questo dovesse essere approvato, la gestione dei costi sociali/industriale/imposizioni ricaricata sui prodotti che andiamo ad acquistare porterebbero le imprese italiane (prima) ed europee (dopo) fuori mercato e quindi ad essere sconfitte da economie più aggressive (irrispettose dei principi favolistici qui espressi).
Queste economie che diventano di giorno in giorno più forti sul piano internazionale, finiranno per trovare le strade per farci importare i loro prodotti a più basso costo: vi ricordate di TTIP CETA etc.? sono ancora lì fuori dalla porta dell’Italia e dell’Europa ad aspettare di esser approvati in compagina del WTO!
Inoltre nutro seri dubbi che in questo genere di petizioni siano coinvolte persone che si nutrono di carne; quindi trattandosi di un settore che non li riguarda e per il quale hanno un’ostilità preconcetta, c’è un palese conflitto di interessi! O per loro non vale?
Penso che NON firmerò una petizione così “inquinata”, anche se posso essere parzialmente d’accordo con tali principi!

Diego I Capaldi
Diego I Capaldi
Reply to  Luca CODELUPPI
1 Ottobre 2018 11:23

Aripijate

Luca CODELUPPI
Reply to  Luca CODELUPPI
13 Ottobre 2018 16:31

Caro Diego: aripijate! il mondo/la vita non è un film della suddetta WD!
Credo che ci siano pochissimi animali in natura che non muoiano predati o parassitati! Solo nelle favole esistono i lieto fine.
Forse è questo il tuo stato: stai vivendo nelle favole!

Claudio
Claudio
30 Settembre 2018 14:01

Bene firnare, meglio ancora l’iniziativa ma… dalla semplice teoria passiamo ai fatti, personalmente da molto tempo acquisto solo prodotti che garantiscono l’allevamento a terra (e pure senza antibiotici). Purtroppo la scelta è ancora limitata ma, un po’ alla volta qualcosa sta cambiando… firmiamo ma, poi, stiamo attenti a cosa acquistiamo, questo vale molto di più di qualunque firma. Staremo meglio noi e starano megli gli animali.

ezio
ezio
Reply to  Claudio
1 Ottobre 2018 12:38

Condivido in pieno e metto in pratica da qualche decennio.
Per il resto penso che la diagnosi di Luca sia ineccepibile (“ovo, galina e cul caldo”), ma per cambiare occorre iniziare anche da un piccolo gesto personale che impegni prima di tutto se stessi.
Scelte personali e condivisione sociale possono fare la differenza.

Christian
Christian
9 Ottobre 2018 17:04

d’accordo con Mario, Francesco, Gino, Claudio, … finalmente dei commenti intelligenti.
E’ importante migliorare il benessere degli “animali da reddito”, ma cosa dire di tutti gli “animali da compagnia”, cosa facciamo per loro se non poco o niente? trattati come bambini (vestiti, profumati, colorati, pettinati, decorati), rinchiusi per la maggior parte del tempo in casa o appartamento, questi mi fanno più pena di tutti gli altri animali. senza poi pensare al malessere che causiamo agli animali della nostra specie solo perché ci troviamo in condizioni di agio o colore diverso.
Come dice Claudio, ci sono filiere orientate al benessere animale, e noi consumatori possiamo avere la forza di cambiare le cose acquistando queste e non gli altri prodotti.