
“Nestlé abbandonerà il Nutri-Score” hanno scritto, festeggiando, i detrattori italiani dell’etichetta a semaforo francese (tra cui Forza Italia sul suo profilo Instragram). Peccato che le cose non stiano proprio così. È vero che il colosso svizzero ha annunciato la decisione di rimuovere il logo nutrizionale entro un anno, ma soltanto in Svizzera e solo su alcuni marchi locali (Cailler, Thomy, Leisi, Incarom, Chokito, Henniez, Nestea e Romanette). Negli altri Paesi europei in cui lo utilizza, invece, non cambia nulla, e i marchi internazionali venduti anche in Svizzera continueranno ad avere il Nutri-Score in etichetta.
La decisione di Nestlé arriva dopo aver preso atto che, sebbene il Nutri-Score sia raccomandato ufficialmente da Santé Publique Suisse, il sostegno politico è notevolmente diminuito nel Paese e il livello di adozione dell’etichetta è molto basso. Spesso, infatti, i prodotti dei marchi di Nestlé sono gli unici o quasi con il Nutri-Score in etichetta, e per questo motivo “non è più in grado di giocare il suo ruolo, cioè permettere ai consumatori di confrontare il valore nutrizionale dei prodotti all’interno di una categoria,” si legge nel comunicato con cui l’azienda spiega la sua scelta.
Nestlé afferma di continuare a sostenere l’adozione del Nutri-Score in tutta Europa e di essere impegnata per la trasparenza nutrizionale, anche in Svizzera. Tuttavia, Serge Hercberg, professore di Nutrizione all’Università Sorbonne Paris Nord e creatore dell’etichetta, bolla la decisione della multinazionale come “basata su argomentazioni assurdamente contraddittorie.” In un post su LinkedIn, lo scienziato scrive “Nestlé non può da un lato affermare a gran voce la sua volontà di offrire ai consumatori trasparenza sulla qualità nutrizionale dei suo prodotti e, dall’altro, sopprimerla su alcuni dei suoi marchi e in alcuni Paesi”
© Riproduzione riservata Foto: Nestlé, Forza Italia via Instagram
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
credo che F.I. stia cercando solo di elemosinare qualsiasi occasione si presenti pur di farsi paladina di crociate farlocche ( tipo coldiretti…).
I Nutriscore nasce solo per sdoganare i componenti e non il processo produttivo afferente ad un prodotto alimentare. Ottenere ‘sinteticamente’ dei prodotti che rispondono a dei semafori verdi in grado di attirare l’attenzione del consumatore (e dall’altro lato poter demonizzare i prodotti tradizionali con dei bei semafori rossi), fa parte della strategia comunicativa per influenzare consumatori, politici, lobbies… come dire che un prodotto ultraprocessato potrà mostrare la sua salubrità mentre invece il culatello DOP sarebbe da condannare…
La sua è una visione difficile da condividere visto che ci sono oltre 100 studi scientifici che dicono altre cose. ogni caso il Nutri Score affiancato alla valutazione Nova sui cibi ultraprocessati potrebbe risolvere il problema .
Condivido il fatto che l’algoritmo del Nutri-Score dovrebbe ponderare anche la classificazione Nova per non essere fuorviante (e perchè non ci hanno pensato fin dall’inizio? E’ così ovvio…), altrimenti il rischio rimane sempre che una mangiata di noci debba essere considerata meno salutare di una brioche industriale. Ed il problema è anche che se il Nutri-Score viene applicato solo a prodotti con un codice a barra appiccicato sopra e non a prodotti sfusi, c’è anche il rischio che il consumatore di turno, incosciamente cerchi una sommatoria di semafori verdi tra prodotti industriali per ‘tutelare la propria salute’, piuttosto che combinare una fetta di culatello, noci ed una mela (queste due ultime probabilmente senza Nutri-Score appioppato vicino al prezzo e dunque con maggiori possibilità di essere scartate).
E quindi si torna punto a capo ovvero il rischio che Nutri-Score serva a sdoganare un approccio ai semafori di prodotti sintetici industriali più che perseguire scelte veramente per la salute dei consumatori. Ovvio è che se prendiamo come consumatori un campione di persone che è abituata a brioche, patatine fritte, bibite gassate ed altre porcherie, beh non ci vuole molto a dimostrare che un Nutri-Score può essere d’aiuto a ‘migliorare’ una tale dieta…
Il Nutri-Score non prevede di ponderare la classificazione NOVA per due motivi: il primo è che quando il Nutri-Score ha iniziato il suo percorso di sviluppo, ancora non si erano accumulati studi scientifici sul rapporto tra trasformazione ed effetti sulla salute; il secondo è che la classificazione NOVA non è condivisa a livello internazionale.
Per quanto riguarda invece il Nutri-Score delle noci, con l’aggiornamento dell’algoritmo, la frutta secca a guscio viene valutata con parametri diversi, insieme ai grassi alimentari (in quanto fonte di grassi “buoni”): il Nutri-Score delle noci è una A verde scuro, mentre quello di una brioche tende verso l’arancione/rosso (il cornetto classico della Mulino Bianco per esempio ha una E rossa).
La mancanza di Nutri-Score sui prodotti sfusi dipende dal fatto che si basa sulle informazioni presenti sulle etichette (come da Reg. 1169/2011) e quindi non può essere apposto su prodotti che non recano lista degli ingredienti E dichiarazione nutrizionale. In ogni caso, potrebbe essere affrontata in un prossimo aggiornamento dell’algoritmo, perché anche il gruppo Nutri-Score chiede che sia utilizzabile anche per i prodotti sfusi.
Buongiorno,
grazie per i chiarimenti.
Ritengo che la Sua risposta, sebbene articolata, confermi come il Nutri-Score venga utilizzato per promuovere la salute, soprattutto veicolando un messaggio di scelta tra prodotti industriali realizzati senza riflettere sulle conseguenze delle loro modalità di produzione.
Bene, il fatto che il gruppo Nutri-Score chieda che sia utilizzabile per i prodotti ‘sfusi’: basta che la definizione di prodotti sfusi non sia poi limitata alla ‘birra alla spina’ o ‘patatine fritte sfuse’ al banco alimentari del supermercato della GDO.
L’esclusione del prodotti sfusi attuale nel Nutri-Score perchè ” si basa sulle informazioni presenti sulle etichette (come da Reg. 1169/2011) e quindi non può essere apposto su prodotti che non recano lista degli ingredienti E dichiarazione nutrizionale” non può che ricordare come queste ‘informazioni’ appaiano perchè esistono leggi e regolamenti che discipliano la produzione di cibo processato.
Quindi se esiste davvero l’interesse per il gruppo Nutri-Score di includere i prodotti sfusi , ci auguriamo che vengano cambiati i criteri sopra citati per la loro attuale esclusione, altrimenti sarebbe penalizzante: trovare ragioni dilatorie per affermare ad es. che la mela X ha troppe varietà (leggi ‘non standardizzata’) per poter assegnare un semaforo perchè non ha la lista degli ingredienti o la tabella nutrizionale, potrebbe far gioco a chi invece cerca di strumentalizzare questo sistema per prodotti industriali che hanno i requisiti da ‘regolamento’. E si torna punto a capo: quale è il cibo che ce l’ha? Molto spesso il cibo processato e non certo la banane, mele, noci…
Il fatto che la classificazione NOVA non sia condivisa a livello internazionale, condiziona fortemente il fatto che questo Nutri-Score sia in grado di cogliere appunto il ‘processo’ di produzione del cibo e non meramente ponderare con semafori o lettere ‘la dichiarazione di ingredienti e nutrizionale’.
I due motivi che Lei ha addotto fanno riflettere molto sul fatto che in questi decenni ci sia concentrati sulla produzione ed ottimizzazione dello sfruttamento delle risorse agricole (spesso in eccesso) per sfamare una popolazione via via crescente, ma a costo di compromettere l’ambiente e la salute (basta vedere in che modo certe patologie si riscontrino in soggetti in decadi della vita che non ci si aspetta). Il processo industriale oggi riesce a rendere palatabile una opportuna combinazione di ingredienti studiati a livello di laboratorio, senza essere obbligati a riportare il processo in modo trasparente al consumatore e la salubrità del cibo finito.
Un Nutri-Score veramente orientato a tutela della salute deve pertanto considerare non solo quali ingredienti compongono un alimento (‘che cosa’), ma anche ‘come’ esso viene realizzato, per trasmettere un impegno concreto e imparziale verso il benessere della popolazione.