Mano femminile che intinge chips di patata nella maionese

Una lettrice ci scrive per chiedere delucidazioni sulla corretta denominazione di un prodotto in versione vegana: la maionese. Di seguito la lettera della nostra lettrice e la risposta dell’esperto in diritto alimentare Roberto Pinton.

Complimenti per il vostro lavoro, seguo sempre le vostre notizie ed i vostri articoli, trovando utile ed interessante ogni vostro contenuto.
Vorrei chiedervi un’informazione. È possibile in Italia, chiamare ‘Maionese Vegana’ una maionese confezionata, ricetta a base di bevanda di soia, olio di semi e limone, quindi senza uovo?
Grazie della vostra attenzione, sperando in una vostra risposta, auguro un buon lavoro!
Jenny

Ciotolina e cucchiaino di maionese su piccolo tagliere con limone e pepe
È possibile chiamare ‘maionese vegana’ una salsa senza uova e a base di bevanda di soia, olio di semi e limone?

Alla domanda della nostra lettrice risponde Roberto Pinton.

Non è possibile etichettare come ‘latte’ una bevanda a base vegetale né ‘formaggio vegano’ un prodotto a base di mandorle, in base a regi decreti che risalgono agli anni Venti del secolo scorso a firma di Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia. Non è nemmeno possibile etichettare ‘panettone vegano’ un prodotto da forno con uvetta e canditi, ma senza burro e uova (la denominazione è riservata al prodotto realizzato con la ricetta prescritta dal decreto 22 luglio 2005 del ministero delle Attività produttive che disciplina la produzione e la vendita di taluni prodotti dolciari da forno, e lo stesso vale per la colomba e i savoiardi). Ma non c’è una ricetta ‘legale’ per la maionese – e spero che nessun Parlamento perda tempo a codificarla.

Quindi, in base al regolamento UE n.1169/2011 (articolo 7 e allegato VI), nulla osta a una ‘Maionese vegana’, una volta si sia opportunamente evidenziata l’assenza di uova per escludere la possibilità che un consumatore possa essere tratto in inganno. Non è lecito suggerire, tramite l’aspetto, la descrizione o le illustrazioni, la presenza di un particolare ingrediente normalmente utilizzato che sia stato sostituito in tutto o in parte con un altro, ma una volta che sia presente una chiara indicazione dell’assenza o dell’ingrediente utilizzato per la sostituzione parziale o completa non c’è rischio di indurre in errore il consumatore.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos

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Ezio
Ezio
16 Marzo 2023 12:51

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/03/16/una-legge-punta-a-vietare-i-nomi-dei-prodotti-di-carne-per-i-cibi-vegetali-una-proposta-ingiusta/7097338/#36579476
Anche in campo europeo si sta cercando di lobbizzare i nomi identificativi di alimenti di origine animale, vietandone l’uso per quelli vegetali, ma è una pretesa puramente lobbistica contro la libertà e le nuove tendenze ecologiste e di scelta dei consumatori.
Serve stabilire un giusto criterio di definizione dei termini usati per appellare un alimento, che secondo il mio parere e la logica dovrebbe seguire il concetto di FORMA-FUNZIONE e non quello dell’ingrediente di partenza.
Così latte di soia/avena/riso/mandorla e formaggi derivati, caffé d’orzo, hamburgher veg, wurstel di soia, maionese di riso/piselli, ecc…
Basta evidenziare l’ingrediente principale per non trarre in inganno il consumatore, mentre il resto è puro lobbismo protettivo di un solo settore a scapito di tutti gli altri.

Giunela
Giunela
8 Aprile 2023 10:12

Se c’è scritto “vegana” è implicito e logico che non ci siano ingredienti di origine animale !

Mario (quello vecchio)
Mario (quello vecchio)
Reply to  Giunela
8 Aprile 2023 23:30

No, il consumatore frettoloso (tutti) o distratto (moltissimi) avrà un dubbio di fronte a un’etichetta “SAMPROSIO DI WOHTAN” con l’illustrazione di un pangolino blu e andrà a leggersi di cosa diamine si tratti, ma afferrerà senza problemi il barattolo di ***MAIONESE*** con l’illustrazione di un barattolo di maionese da cui un cucchiaio pesca della maionese, non noterà affatto la minuscola sciritta nell’angolino “vegana” e lo metterà nel carrello, per poi abbandonarlo da qualche parte se mentre è in coda si accorge in tempo dell’inganno.

Mario (quello vecchio)
Mario (quello vecchio)
8 Aprile 2023 11:03

Il consumatore è sempre meno protetto dagli inganni delle multinazionali, quindi perchè non lasciare che usino nomi di prodotti veri per rifilargli prodotti surrogati?

Lo mabbiamo già visto con i “burgher” che contengono di tutto eccetto la carne, e che come la maionese e chissà quanti altri prodotti non sono tutelati da un disciplinare nè dalla legge.

Tanto “basta leggere l’etichetta”… che, come sa chiunque si occupi di marketing, è una cosa che fa una minoranza di consumatori evoluti, mentre il consumatore medio guarda il nome e l’illustrazione, e solo nel caso di prodotto sconosciuto va a leggersi cosa davvero ci sia dentro.