L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari che vantano una denominazione di origine e un’indicazione geografica riconosciute e tutelate dall’Unione europea, a testimonianza dell’indubbia vocazione alla qualità della produzione italiana e del legame tra le eccellenze e il territorio da cui provengono. A fine luglio, il ministero delle Politiche agricole (Mipaaf) ha pubblicato la lista aggiornata delle denominazioni Dop, Igp e Stg italiane, che ora conta ben 305 prodotti.
Il marchio Dop, o Denominazione d’origine protetta, identifica il prodotto con il un luogo, la regione geografica o addirittura il comune, da cui proviene. Ad esempio l’Aceto balsamico tradizionale di Modena Dop, il Prosciutto di Parma Dop o l’olio extravergine di oliva Terre di Siena Dop. In questo caso la qualità del prodotto è indissolubilmente legata ad uno specifico ambiente geografico, alle sue caratteristiche naturali e alle tradizioni che vi si sono sviluppate. Tutte le fasi di produzione del prodotto Dop – fin dalla coltivazione o dall’allevamento – si svolgono in un’area geografica ben precisa, indicata nel disciplinare.
Ad oggi, più di metà dei 305 prodotti agroalimentari italiani con una indicazione d’origine possiede il marchio Dop (nell’ultimo aggiornamento sono 169). Tra gli ultimi ad essere inseriti nell’elenco ufficiale del Mipaaf figurano il Cappero delle Isole Eolie Dop e il Pecorino del Monte Poro Dop.
La sigla Igp sta per Indicazione geografica protetta, e anche in questo caso il marchio viene attribuito a un prodotto proveniente da un’area geografica ben determinata, una regione o un paese. Come per i prodotti Dop, all’origine geografica vengono attribuite la qualità e le caratteristiche del prodotto. La grossa differenza che in questo caso è richiesto solo che almeno una delle fasi di produzione avvenga nella zona geografica indicata dal disciplinare. I prodotti Igp, quindi, possono essere realizzati anche con materie prime che provengono da altre aree del paese o dall’estero, come nel caso della Bresaola della Valtellina Igp.
Nell’elenco del ministero, al momento figurano 133 prodotti con Indicazione geografica protetta, grazie alle aggiunte recenti delle Mele del Trentino Igp, che hanno ottenuto il marchio alla fine del mese di giugno 2020, dello Schüttelbrot Alto Adige, il pane nero di segale tipico della zona, che è diventato Igp a metà luglio 2020.
Infine ci sono i prodotti Stg, cioè le Specialità tradizionali garantite che seguono specifici metodi e ricette e richiedono materie prime e ingredienti tradizionali, con cui possono essere prodotte ovunque. In questo momento esistono solo tre Stg: l’Amatriciana tradizionale, la Mozzarella e la Pizza Napoletana.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.