L’Italia è il primo produttore al mondo di conserve di pomodoro. Passate, polpe e pelati non sono quindi solo un ingrediente chiave della cucina nostrana, ma anche un settore importante dell’economia. Ciononostante, anche questo comparto è condizionato dai problemi che stanno affliggendo molti ambiti dell’agroalimentare, a partire dalla siccità, a causa della quale si prevede per la prossima stagione di raccolta dei pomodori (giugno-settembre) una riduzione del 10%. A questa si aggiunge il generalizzato incremento dei costi per l’energia e i trasporti, che rischia di produrre dei rincari persino tra le ‘conserve rosse’, dove la produzione è quasi esclusivamente made in Italy.
In tale contesto, il mensile Inchieste di Altroconsumo ha pubblicato, sul numero di maggio della rivista cartacea, i risultati di un test su 20 polpe di pomodoro e otto passate (vedi tabelle sotto). Dalla valutazione complessiva emerge una qualità dei prodotti buona o addirittura ottima (solo due polpe si collocano nella fascia media). Le analisi fisico/chimiche sulle caratteristiche della materia prima utilizzata dimostrano che, in tutti i casi, sono stati impiegati pomodori di qualità. Ottimi i risultati anche per quanto riguarda le impurità (igiene e muffe) e i residui di pesticidi. Buoni i risultati delle valutazioni relative all’aggiunta d’acqua. Questa è infatti assente nelle passate e presente in misura limitata nelle polpe, dove sarebbe concessa per legge un’aggiunta fino al 50%.
La differenza nella valutazione la fanno quindi pochi elementi: le informazioni in etichetta, la prova di assaggio fatta da un panel di consumatori abituali e la sostenibilità del packaging. Rispetto a quest’ultimo punto il test premia le lattine, considerate più sostenibili del vetro perché le fasi di produzione e riciclo/smaltimento sono particolarmente energivore. Un altro elemento di differenziazione è la presenza o meno del sale. Altroconsumo segnala che ne fanno a meno il 50% delle polpe e il 25% delle passate. Quindi, anche se il suo uso non è vietato dalla normativa, la scelta è quella di premiare chi non impiega quest’ingrediente non necessario.
Spiccano in maniera più decisa le differenze tra i prezzi , che vanno da 1,09 a 4,25 €/kg delle polpe e da 1,41 a 3,75 per le passate. A giustificare questo gap contribuiscono le conserve ottenute da agricoltura biologica e la differenza tra le passate e le polpe di marca e quelle con i marchi delle insegne. Con un’intervista a Fabio Ciconte dell’associazione Terra!, il mensile di Altroconsumo ricorda che, dietro all’acquisto di prodotti a bassissimo prezzo, potrebbe nascondersi un sistema che si basa sullo sfruttamento dei lavoratori, un fenomeno rispetto al quale si sta facendo molto, soprattutto in termini di repressione, ma che comunque non è ancora debellato.
Date queste premesse, dalle quali si desume che non c’è una grande differenza tra i prodotti in termini di qualità, mentre cambiano in maniera significativa i prezzi, quali sono le conserve che emergono dai test? Tra le passate prese in esame, risultano migliori a pari merito, Mutti (2,04 €/kg) e Alce Nero biologica (3,75 €/kg), mentre la più conveniente è la passata di pomodoro tradizionale La Torrente (1,41 €/kg). Per quanto riguarda le polpe, emerge come miglior prodotto e al contempo miglior acquisto la polpa firmata Esselunga che ha un prezzo medio di 1,09 €/kg e vanta un punteggio buono o ottimo su tutti gli aspetti esaminati.
© Riproduzione riservata; Foto: AdobeStock, Fotolia, Mutti, Alce Nero, Esselunga, Tabelle: Altroconsumo
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