Non esistono conigli allevati a terra, tutti gli animali cresciuti nei capannoni vivono in gabbie più o meno grandi. Per questo motivo Aia deve cambiare la dicitura “allevati a terra” proposta a carattere cubitali sulle etichette (vedi foto sopra). Lo ha deciso, con un certo ritardo, il Comitato di Controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria in risposta a una richiesta inviata sette mesi fa dall’Associazione coniglio italiano.
Pochi conigli allevati ‘a terra’ in Italia
La verità è che in Italia solo una piccola parte di conigli cresce in gabbie benessere, chiamate anche “recinti” o “park” (vedi foto sotto). Questi alloggi sono disposti a un metro di altezza dal terreno e sono molto più ampi rispetto alle gabbie tradizionali, non hanno una copertura e assicurano agli animali una qualità di vita migliore. I conigli possono fare piccoli salti, stare eretti sulle zampe posteriori, avere a disposizione materiale da rosicchiare, oltre a un piattaforma per nascondersi. Anche la densità di animali è minore rispetto alle gabbie tradizionali. Il problema è che questi conigli nel corso della loro esistenza, comunque, non calpestano mai un prato erboso e la dicitura “Aia più Libero. Allevato a terra” pur essendo riconosciuta dal ministero dello Sviluppo economico, dall’associazione animalista Compassion in World Farming (CIWF Italia) e anche da un’associazione di consumatori, risulta palesemente falsa.
La triste realtà è che in Italia la maggior parte dei conigli vivono in gabbie bicellulari con spazi decisamente ridotti e questa situazione dovrebbe evolvere, trasformando progressivamente le gabbie anguste in quelle di tipo benessere. Questo passaggio comporta maggiori oneri per le aziende, ma va nella direzione del benessere animale, un valore considerato importante dai consumatori italiani, che però devono essere disposti a pagare di più, come avviene già per le uova o per i polli.
I problemi dell’allevamento di conigli
Offrire un livello maggiore di benessere non si può perché i conigli non possono essere allevati a terra facilmente. Questi animali anche in campagna sono tenuti in gabbia a causa della scarsa socialità tra le famiglie e la facilità di contrarre malattie. Crescere centinaia di nuclei familiari in uno spazio libero a terra o in grandi capannoni è complicato. L’affollamento favorisce l’aggressività facendo innalzare in modo esagerato la mortalità. Non ci sono pubblicazioni ufficiali ma, secondo rilevazioni in campo, la mortalità passa dal 2-5% per gli animali cresciuti in gabbie piccole, all’8-10% se il recinto è più grande e ospita più famiglie (gabbie benessere), mentre può arrivare al 20-30% quando gli animali sono allevati tutti insieme a terra in libertà.
Per il consumatore il senso della frase “allevato a terra” sull’etichetta è chiaro, e non corrisponde certo alle modalità adottate negli allevamenti. Chi decide di pagare un prezzo maggiore per questa carne, pensando ai conigli che hanno vissuto razzolando felici sul terreno, viene ingannato.
© Riproduzione riservata
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Sarebbe interessante sapere anche quale sia l’associazione di consumatori che ha approvato la dicitura; in seconda battuta trovo deludente il fatto che anche CIWF abbia avallato questo “falso”.
Corretto che si sia intervenuti. Io stesso, che pure da piccolo sono vissuto in campagna ed avevo i conigli (deliziosi, in tutti i sensi: come animali e come alimenti) con “allevati a terra” pensavo ad altra cosa. Detto questo, una volta che il consumatore è informato, utilizzare la dizione “allevate in gabbie benessere” potrà comunque dare un vantaggio competitivo legittimo a chi le utilizza
faccio ammenda, non credevo una grande azienda potesse mentire così spudoratamente ma mi sbagliavo. Ottimo servizio
Quest è l’informazione che ci piace davvero
Scusate eh, ma l’affermazione iniziale dell’articolo è falsa. ESISTONO eccome i conigli allevati a terra. Vivo in Toscana e ci sono decine di allevamenti, penso che sia lo stesso in tutte le parti d’Italia. forse nella GRANDE distribuzione “non esistono conigli allevati a terra” . Ma anche qui generalizzare sarebbe un danno per le poche aziende che invece lo fanno davvero. Se poi parlate di marchi industriali, Aia e dintorni, allora ok.
Ma criminalizzare l’intera produzione di conigli , e TUTTI gli allevamenti, è una fakenews.
Esistono anche polli e galline allevati a terra, esistono mucche che vengono munte a mano. Esistono eccome tante cose. NON nella grande distribuzione, ovvio. Ma specificatelo meglio 🙂
Altrimenti sarebbe come dire “NON esistono mele senza pesticidi”. ehm
Buongiorno, certo esistono piccoli allevamenti di conigli allevati a terra ne abbiamo anche mostrato le foto in questo articolo. https://ilfattoalimentare.it/conigli-allevati-terra-gabbia-benessere.html. I conigli che arrivano sugli scaffali della grande distribuzione però provengono tutti da allevamenti dove si usano ancora gabbie bicellulari e solo in pochi casi in gabbie benessere.
non ho mai mangiato carne di coniglio a prescindere dal metodo di allevamento.
Se mangiassimo meno carne il mondo sarebbe migliore sia dal punto di vista ambientale che etico.