Fra le tante tipologie di prodotti che il mercato offre come snack, per uno spuntino fuori pasto, negli ultimi anni si sono moltiplicati quelli a base di frutta. La tendenza è probabilmente legata al fatto che sempre più persone cercano di seguire un regime alimentare salutare e molte decidono di ridurre carni e salumi. Ecco quindi comparire miscele di frutta secca sempre più variegate: non troviamo più solo le classiche noci, mandorle e uvetta, ma mirtilli, noci del Brasile, noci di macadamia, cubetti di zenzero, semi di zucca ecc.
Si trovano anche barrette in cui il primo ingrediente è la frutta, mentre accanto alle classiche mousse di frutta, a base di mela e pera, fino a pochi anni fa destinate prevalentemente ai bambini, sono comparsi prodotti in bustina che si consumano direttamente dal sacchetto senza bisogno di cucchiaino. Si è arricchita notevolmente anche l’offerta di frutta essiccata, per cui, accanto alle classiche prugne e albicocche, troviamo, per esempio, rondelle di mela e fettine di mango.
Tutti prodotti che possono essere interessanti per chi cerca uno spuntino dolce ma vuole evitare le barrette a base di cioccolato, ricche di zuccheri e grassi. Scegliendo uno snack alla frutta, andiamo sul sicuro? Facciamo sempre una scelta salutare? Secondo una ricerca dell’università Amherst di Boston nemmeno questi snack sono sempre salutari, perché possono essere troppo ricchi di zuccheri e poveri di fibre (ne abbiamo parlato in questo articolo sugli snack a base di frutta per la merenda).
Abbiamo fatto un confronto fra alcuni degli innumerevoli prodotti in commercio, per individuare i più salutari, con l’aiuto dell’app Yuka.
Le puree di frutta
Le puree, o mousse, sono semplici passati di mela, pera, ed eventualmente frutti come banana, mango o fragola, hanno un impatto calorico ridotto e un basso contenuto di zuccheri, inoltre forniscono un po’ di fibre. Gli additivi, quando sono presenti, si limitano ad acido ascorbico (vitamina C) e acido citrico, usati per migliorare il gusto e favorire la conservazione. L’app Yuka attribuisce a questi prodotti una valutazione eccellente. I prezzi delle mousse firmate e di quelle a marchio dei supermercati non sono molto diversi, e, per la frutta nostrana, si attestano intorno ai 7 €/kg, quindi circa 0,70 € per una confezione da 100 g. Sono più costose le mousse a base di frutti esotici, come il mango, e quelle proposte nel sacchetto, da succhiare.
Le barrette di frutta
Il discorso è diverso per le barrette: sugli scaffali dei supermercati si trovano un gran numero di barrette a base di cereali e frutta secca, mediamente piuttosto energetiche, in questo caso però consideriamo quelle a base prevalente di frutta. Un nuovo prodotto della categoria sono i Fruttini Zuegg, merendine simili alle classiche cotognate, interessanti perché si possono consumare a morsi, senza bisogno di cucchiaino. Il marchio propone diversi gusti, ma la composizione nutrizionale non è sempre la stessa. La versione a base di mele cotogne è preparata con questo frutto (che pesa per il 96%), un po’ di pectina e acido citrico; il prodotto all’albicocca, invece, vede lo zucchero come primo ingrediente, la frutta rappresenta il 33% e sono presenti aromi. Per questo motivo, anche se l’apporto calorico e il contenuto di zuccheri sono analoghi, il prodotto a base di cotogna è da preferire.
E quelle con frutta secca
Riceve una buona valutazione da Yuka (72/100) la barretta a base di papaya, anacardi e arancia a marchio ID, a base esclusivamente di frutta, priva di additivi. Rispetto alle mousse è un prodotto più energetico, per la presenza degli anacardi, e troppo ricco di zuccheri; dato però che una barretta pesa 35 g, nel complesso è abbastanza bilanciata. È meno apprezzabile, invece, la composizione nutrizionale delle barrette di frutta secca a marchio Somerset ai frutti rossi. In questo caso il primo ingrediente è sciroppo di glucosio, seguito dalla copertura al gusto yogurt, a base di grassi di varia origine, arrivano poi mirtilli secchi, mandorle ecc. Questo prodotto (valutato da Yuka 25/100) contiene, oltre agli aromi, troppi grassi e troppi zuccheri.
Le barrette Kellogg’s con mandorle, miele e semi hanno un elenco ingredienti piuttosto lungo, in cui lo zucchero, oltre che con questo nome, compare in molte forme: sciroppo di glucosio, fruttosio, destrosio, miele e melassa; il primo ingrediente sono le arachidi, mentre le mandorle pesano solo per il 7%. Sia le barrette Somerset che le Kellogg’s contengono anche il poco pregiato olio di palma. E ora i prezzi: i Fruttini Zuegg costano circa 12-13 €/kg, le barrette Kellogg’s circa 17, mentre le altre due superano i 30 €/kg.
La frutta essiccata
Passiamo alla frutta essiccata, categoria che comprende in buona parte prodotti dalla ricetta semplice, privi di additivi; anche in questo caso, però occorre fare attenzione al carico di zuccheri.
Le prugne della California a marchio Sunsweet ricevono una buona valutazione (69/100) ma sono penalizzate dalla presenza del conservante sorbato di potassio e dal contenuto di zucchero non trascurabile. Vanno meglio le albicocche essiccate a marchio Coop (84/100), abbastanza ricche di zucchero ma prive di conservanti. Sono apprezzabili anche le rondelle di mela essiccata a marchio Chini, prive di additivi, mentre le fettine di mango Noberasco contengono metabisolfito di sodio come conservante.
Vediamo, infine, due prodotti a marchio Esselunga: le castagne biologiche e l’ananas essiccato. Entrambi i prodotti sono privi di additivi, però le castagne sono un ottimo snack perché ricche di carboidrati complessi e povere di zuccheri (6,4%), mentre l’ananas è un buon prodotto ma è penalizzato dall’elevato contenuto di zuccheri (53%). I prezzi variano naturalmente in base al prodotto: si parte da circa 17 €/kg per le classiche prugne e albicocche essiccate, si spendono 24-25 €/kg per le fettine di mela e di ananas, come anche per le castagne e circa 40 €/kg per il mango.
La frutta secca
Considerando, infine, la frutta secca, dobbiamo notare innanzitutto che sugli scaffali si trova un numero incredibile di tipologie: sia i marchi noti – Noberasco, Fatina, Ventura ecc. – che le catene di supermercati propongono noci, nocciole e mandorle intere, sgusciate, pelate, a lamelle, tostate o al naturale; ma ad aumentare l’offerta sono i mix di frutta secca ed essiccata, con noci, mandorle, semi tropicali, uvetta, mirtilli, zenzero ecc. Nell’impossibilità di dare un quadro esaustivo del settore, abbiamo fatto una scelta più o meno casuale, evitando la frutta secca tostata e salata, perché l’aggiuta di sale non è certamente salutare.
La prima cosa che notiamo è che il giudizio dell’app Yuka è più elevato per i prodotti più semplici, come mandorle o nocciole, tal quali, semplicemente sgusciate o pelate, perché in questo caso non ci sono zuccheri aggiunti, né additivi. Se scegliamo un sacchetto contenente una miscela, invece, bisogna fare attenzione agli ingredienti, perché a volte sono troppo zuccherati, inoltre possono contenere conservanti come i metabisolfiti, o anidride solforosa, sostanze che possono provocare reazioni allergiche nelle persone sensibili. Per quanto riguarda i prezzi, quelli visti da noi, sui siti delle principali catene, rimangono fra 17 e 25 €/kg. Variano in base alla frutta secca utilizzata e al formato: si spende di più, in proporzione per i comodi sacchetti monoporzione.
Uno spuntino a base di frutta può certamente essere una scelta salutare, in tutti i casi, però, bisogna sempre controllare l’etichetta, per evitare l’eccesso di zuccheri, di grassi e di sale. Se scegliamo la frutta secca è opportuno anche fare attenzione alla porzione, perché si tratta di alimenti molto nutrienti e salutari, ricchi di minerali e vitamine ma anche di grassi, quindi, anche se si tratta di grassi ‘buoni’ è sempre opportuno non esagerare.
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Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.