Coldiretti attacca il Ministero su micotossine e glifosato nel grano (anche se i livelli sono bassissimi), e dimentica il formaggio stagionato supercontaminato
Coldiretti attacca il Ministero su micotossine e glifosato nel grano (anche se i livelli sono bassissimi), e dimentica il formaggio stagionato supercontaminato
Roberto La Pira 28 Settembre 2017Coldiretti scende di nuovo in campo nella battaglia del grano e sottolinea come il rapporto del Ministero della salute sulle micotossine abbia considerato solo in 25 campioni di frumento. Nello stesso comunicato si evidenzia che nel Piano nazionale sui residui uscito pochi giorni fa, le analisi sono state fatte su molti contaminanti, dimenticando però alcuni principi attivi tra cui il glifosato. È vero, questa è una mancanza che ci auguriamo venga colmata al più presto analizzando campioni di grano importato e italiano. È però inutile creare allarmismo sul glifosato perché, considerando le più recenti analisi fatte da privati (Altroconsumo e Granosalus), i valori riscontrati sono stati tutti ampiamente al di sotto dei limiti di legge.
Sul fronte micotossine, quando Coldiretti afferma che i campioni esaminati nel rapporto pubblicato il 17 settembre 2017 dal Ministero della salute sono pochi, dimostra una certa miopia e poca memoria. In un articolo che abbiamo pubblicato nel marzo di quest’anno, riportiamo i risultati delle analisi eseguite su centinaia di campioni di grano importato e nazionale, fatte da organi di controllo come Istituto zooprofilattico di Lombardia ed Emilia Romagna (*) e le alcune agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, da cui emerge l’assenza del problema. Le analisi effettuate da Arpa Puglia nel quadriennio 2011-2014 su 660 campioni confermano la presenza di micotossine nei cereali da importazione, ma tutti i valori rientrano nei limiti di legge compresi i 32 campioni provenienti dal Canada. Gli Uffici di sanità marittima della Puglia nel 2015 hanno analizzato 238 campioni (quasi la metà erano costituiti da grano duro), solo 16 campioni sono risultati non conformi, ma in nessun caso si è trattato di grano duro, che nella maggior parte dei casi proviene dal Canada.
Altrettanto interessanti sono i risultati della ricerca Contrimpcer, effettuata dal Crea (Centro per la ricerca in agricoltura e per l’economia agraria) presentata nel novembre 2016. Il dossier ha preso in esame i dati su campioni di merci importate arrivando alla conclusione che il frumento duro arrivato nei porti italiani non presenta criticità. In questo caso l’analisi fatta su 112 campioni provenienti da Canada e Stati Uniti ha valutato anche le qualità nutrizionale classificandola come buona. Il Crea stesso afferma di non aver rilevato una relazione tra la concentrazione di micotossine e la durata del viaggio, a dispetto di chi sostiene che i tempi di trasporto sono una causa dello sviluppo di contaminanti.
Coldiretti nella nota di oggi sul rapporto del Ministero della salute sulle micotossine, dimentica di citare i 56 casi di formaggio in maturazione con livelli fuori legge. Probabilmente si tratta di formaggio DOP preparato con latte italiano e su questo vero problema forse andrebbero fatti degli approfondimenti.
(*)Nota: I campioni analizzati dal 2011 al 2016 dall’Istituto zooprofilattico di Lombardia ed Emilia Romagna, hanno rilevato la presenza della micotossina DON (deossinivalenolo tossina molto diffusa nei cereali e prodotta da funghi tipici di climi nordici) inferiore a 66 microgrammi per chilo, ovvero 25 volte meno rispetto al limite indicato nel regolamento europeo del 2006 di 1.750 microgrammi. Anche i dati pubblicati dal Ministero dell’agricoltura attraverso il programma Micoprincem del Crea riferito al triennio 2011-2013 (non ci sono dati più recenti) confermano le basse quantità di DON nel grano canadese importato. Su 46 campioni di cui 13 di frumento duro, il DON è risultato presente nel 77% dei casi con una concentrazione compresa tra 21 e 579 microgrammi per chilo. Solo in un campione è stato rilevato un valore di 1043 microgrammi, comunque inferiore ai limiti di legge.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
I limiti di legge sono pro quota alimento e non tengono conto della diffusione e del consumo procapite.
Grasso di palma docet.
Prima o poi Efsa, ISS, OMS, IARC, ecc.. dovranno rivedere i limiti tossici di molte sostanze potenzialmente pericolose e cancerogene, per l’accumulo delle tante sostanze presenti negli alimenti e che si sommano negli organismi dei consumatori abituali, nei bambini, nei malati ed anziani maggiormente esposti ed indifesi.
Passando sotto silenzio i formaggi ottenuti con latte non adeguatamente controllato secondo i piani di prevenzione derivanti dalle n. esperienze sul latte fin dal 2003, Coldiretti spera che questi possano essere commerciati a maturazione avvenuta, in paesi come gli USA, dove la AFM1 ha un limite di 10 volte superiore a quello UE.
A pensar male…….