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origine, famiglia a tavola che fa un brindisiPerché non si mangiano i cavoli a merenda o la bistecca per colazione? Qual è l’origine dei nomi che diamo ai pasti? Non solo abitudini, ma anche regole sagge, che non di rado segnavano le norme alimentari, un tempo anche di tipo religioso. Sulla terminologia con cui si indicano i pasti giornalieri vi sono oggi incertezze e confusioni, mentre nel passato le cose erano più chiare. Gli antichi romani distinguevano la colazione del mattino (ientaculum) e il pasto di mezzogiorno (prandium), entrambi costituiti da una refezione con cibi freddi e avanzi spesso consumati senza sedersi, per strada o sul luogo di lavoro, dal pasto principale: la cena.

Quest’ultima, se assume l’aspetto di un banchetto inizia nel pomeriggio, si protrae fino a notte inoltrata, è ricca di portate ed è l’occasione per incontrarsi con gli amici, discutere, aggiornarsi sui fatti del giorno e assistere a spettacoli. Era il pasto principale della giornata, consumato fra le tre e le quattro del pomeriggio. Sull’ora della cena valeva la regola dei dieci piedi: si prevedeva cioè di mangiare quando l’ombra del corpo si fosse allungata fino a dieci piedi. Una misura differenziata a seconda delle stagioni. Crollato l’impero di Roma, la cena perde prestigio e il pranzo di mezzogiorno diviene il pasto principale. Quando nasce la lingua italiana il pranzo diviene il pasto principale e la cena una frugale consumazione serale.

Pasti
In epoca moderna i pasti sono influenzati dai ritmi del lavoro. Quello serale torna e essere il pranzo principale e la prima colazione si riduce a un cappuccino con brioche

Nel recente passato le cose variano da regione a regione. Nelle zone industriali dell’Italia settentrionale, il pranzo meridiano perde nuovamente il ruolo di pasto principale e molti consumano in fretta un po’ di cibo sul posto di lavoro o alle tavole calde. Solo la sera le famiglie si riuniscono a tavola e la cena torna a essere, come in origine, il pasto principale, assumendo la denominazione e il significato di pranzo. Contestualmente si sposta anche l’ordine delle parole e la colazione diviene il pasto di mezzogiorno, mentre al mattino si prende la prima colazione, spesso ridotta a un cappuccino con brioche. Odiernamente, la parola cena è spesso usata per indicare una riunione conviviale a tarda ora, la cena di S. Silvestro, il cenone di Natale e così via. In questa confusione si arriva alla necessità di specificare l’ora e, per un invito, bisogna dire “vi aspetto a pranzo per le 13.00”, oppure: “vi aspetto a pranzo per le 21.00”.

Non va poi dimenticato il recente apericena, un aperitivo, servito insieme con una ricca serie di stuzzichini e accompagnato da assaggi di piatti differenti, salati e dolci, che può essere consumato al posto della cena. Oltre a quanto già accennato, quale è l’origine delle denominazioni dei pasti giornalieri? L’etimologia, soprattutto gastronomica, è un’arte infida e spesso fonte d’inganni. Possiamo quindi fornire solo alcune indicazioni, considerando anche le denominazioni straniere, che sono ormai entrate in uso anche in Italia (breakfast, lunch, dinner, petit déjeuner, déjeuner, souper). La giornata inizia rompendo il digiuno della notte e per questo il piccolo pasto della mattina prese il nome di desdejunare, da cui derivano déjeuner e l’italiano desinare. Non manca però chi fa derivare desinare da digneriun, le prime parole della preghiera dignere Dominum, recitate all’inizio del pasto mattutino.

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Il primo pasto della giornata ha in diverse lingue un’origine che significa “interruzione del digiuno”. Colazione, invece, ha un’etimologia diversa

Il primo pasto della giornata, in inglese si dice breakfast, cioè l’interruzione (break) del digiuno (fast), in francese è petit déjeuner, cioè un piccolo (petit) pranzo (déjeuner), che a sua volta viene dalla parola jeune, digiuno. Analogo significato per lo spagnolo la parola desayuno vuol dire interrompere (-de) il digiuno (ayuno). Mentre in tedesco la colazione è Frühstück, cioè un qualcosa/pezzo (Stück) che si mangia presto (Früh). Sempre per il primo pasto della giornata, ci si accontentava in orgine di riunire o collazionare gli avanzi del giorno prima e da qui l’odierna parola italiana colazione. Tra gli avanzi del giorno prima non vi era carne e tanto meno una bistecca, da usare eventualmente in una cucina degli avanzi per un pasto di maggiore importanza.

Pranzo, invece, ha origine dal latino prandium, che si faceva a mezzogiorno ed era il vero primo pasto del giorno, non una semplice raccolta di avanzi. Per quanto riguarda la cena, forse la parola nasce dalla parola etrusca kert-sna o porzione, perché i cibi sono presentati in piccole porzioni da prendere con le mani. Merenda, infine, è il gerundio latino del verbo merere, meritare; letteralmente “cose da meritare”. I cavoli erano un cibo comune e vile e quindi non poteva essere un premio da meritare, quindi niente cavoli a merenda, ma un cibo prezioso e/o dolce, come pane e burro o pane, burro e marmellata.

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luigiR
luigiR
13 Gennaio 2022 13:10

l’articolo è certamente molto interessante e ricco di spunti, seppur macchiato da un errore. ma spero che si sia trattato solo di una piccola distrazione l’aver declinato al plurale la parola “saggie” con la “i”.

Roberto
Roberto
14 Gennaio 2022 09:46

Bello, molto interessantre.

Ho imparato cose nuove.

Giovanni
Giovanni
1 Febbraio 2022 16:18

Esiste anche il ‘pusigno’, postcenium, (il ‘souper’ francese) goloso o ghiotto spuntino ad ora tarda, nel tempo che intercorre dalla cena all’andare a letto.