Coca-Cola: useremo il 50% di plastica riciclata nelle bottiglie entro il 2020. L’azienda cede alle pressioni di Greenpeace e dell’opinione pubblica
Coca-Cola: useremo il 50% di plastica riciclata nelle bottiglie entro il 2020. L’azienda cede alle pressioni di Greenpeace e dell’opinione pubblica
Redazione 13 Luglio 2017Coca-Cola cede alle pressioni di Greenpeace e annuncia di voler aumentare l’impiego di plastica riciclata nelle bottiglie. L’obiettivo è raggiungere il 50% di plastica riciclata entro il 2020 in Europa. La multinazionale rende così più ambiziosi i suoi target, che finora indicava come obiettivo il 40% entro il 2020. La notizia è stata riportata dal quotidiano britannico The Guardian.
Per raggiungere lo scopo e anticipare i tempi, Coca-Cola ha deciso di investire nel più grande impianto di riciclaggio di bottiglie d’Europa. Secondo alcune fonti del Guardian, Coca-Cola ha battuto altri grandi marchi nella corsa ad annunciare i cambiamenti drastici nella politica ambientale.
Per Greenpeace tutto questo non basta. Secondo l’associazione, Coca-Cola dovrebbe prendere esempio da altre aziende che utilizzano già il 50% di PET riciclato nelle bottiglie e puntano al 100% per il 2020. Si tratta di una prospettiva che per un colosso come Coca-Cola, in grado di produrre 100 miliardi di bottiglie di plastica l’anno, non dovrebbe essere impossibile da raggiungere.
Solo poche settimane fa, il quotidiano britannico aveva pubblicato dati allarmanti sull’uso della plastica rivelando che nel mondo vengono vendute un milione di bottiglie di plastica al minuto, per un totale di 480 miliardi l’anno. Di fronte a queste cifre destinate a salire del 20% entro il 2021, per la forte crescita dell’acqua in bottiglia richiesta nei mercati asiatici, è fondamentale adottare politiche di recupero e riciclo delle bottiglie, per non vedere le spiagge e i mari trasformati in enormi discariche a cielo aperto
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Pur apprezzando il parziale impegno di Coca Cola, dobbiamo purtroppo constatare che il volontarismo aziendale sui temi della sostenibilità, etica e salute dei consumatore è una pia illusione (plastica, zucchero, coloranti e conservanti, materie prime, trasporti mondiali, ecc…).
Obbligare gli utilizzatori all’impiego di plastica riciclata e riciclabile al 100%, anche se in modo graduale, scatenerebbe un grande business del riciclo con nuove aziende, ricerca e nuovi impieghi di nuovo lavoro tecnologicamente avanzato, prevenendo disastri futuri annunciati ma già in atto.
Questa è politica e non marketing e le autorità politiche non sono ancora pervenute a queste realtà e dove lo sono accarezzano solamente i problemi senza influire minimamente sui risultati.
Senza dubbio tutti i materiali plastici è opportuno debbano essere riciclati ma non per diventare nuovamente packaging primario destinato al contatto con alimenti.
Nel riciclo del PET post-consumo possono essere incluse numerose sostanze nocive alla salute dei consumatori derivanti dagli inchiostri utilizzati per stampare etichette e sleeve, adesivi per fissare le etichette alle bottiglie, inclusioni di altri materiali plastici indesiderati (es. PVC), contenitori costituiti da PET ma originariamente non destinati al confezionamento di alimenti (es. olii lubrificanti per motori), colorati con masterbatch molto probabilmente non idonei al contatto con alimenti.
Analisi effettuate presso laboratori specializzati (Gas Cromatografo e Spettrometro di massa HS) hanno rilevato picchi impressionanti di toluene e altre sostanze non identificate.
Coca-Cola e gli altri big del settore alimentare sarebbe opportuno spendessero maggiori risorse in campagne di sensibilizzazione a livello mondiale per la raccolta degli imballi alimentari utilizzati e/o finanziare una sorta di cauzione dei contenitori come già avviene nei supermercati Finlandesi dove la restituzione di bottiglie di PET, lattine/contenitori metallici da diritto a uno sconto alla cassa variabile da 0,20 a 0,60 €, in funzione delle dimensioni e del materiale del contenitore vuoto riconsegnato e destinato al riciclo.