In Germania, e specificamente in Baviera, da decenni si sa che ci sono cinghiali contaminati da cesio radioattivo, ma non era chiaro perché i livelli nelle loro carni siano ancora così elevati, a oltre 30 anni dall’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl. Una questione che interessa l’Italia più da vicino di quanto pensiamo, dato che nel 2013 sono stati trovati cinghiali radioattivi in Valsesia, nell’alto Piemonte. La vicenda, che rappresenta in modo perfetto il concetto di One Heath, perché lega insieme ecosistemi, azioni umane, squilibri nel mondo animale e vegetale, alimentazione e contaminazioni, è stata portata all’attenzione della comunità scientifica grazie a uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology dai ricercatori dell’Istituto di radioecologia e radioprotezione dell’Università Leibniz di Hannover e dell’Atominstitut dell’Università tecnica di Vienna, che hanno eseguito accurate analisi per misurare il contenuto in isotopi di cesio 135 e 137 in alcuni campioni di questi cinghiali e scoprire da dove proviene la contaminazione.
Il problema è noto e, per tale motivo, in alcune zone i cacciatori hanno smesso di uccidere animali che fanno parte della cucina tradizionale della zona e che, fino ad allora, cacciavano in quantità, contribuendo a tenere sotto controllo il numero di esemplari, con danni all’agricoltura e alla silvicoltura, senza dimenticare che sono anche un formidabile veicolo per la peste suina africana, che continua a flagellare tutto il continente.
Dal momento che in Europa la flora e la fauna oggi presenti recano ormai poche tracce dell’incidente di Chernobyl del 1986, avvenuto a migliaia di chilometri di distanza dalla Germania, da dove arriva tutto questo cesio nel terreno? C’è un modo per scoprirlo, ottimizzato proprio dagli autori dello studio, da anni molto attivi in questo tipo di ricerche: misurare i livelli dei diversi isotopi nei campioni, perché, a seconda delle concentrazioni reciproche, si può ottenere una sorta di impronta digitale nucleare, che fornisce molte informazioni sulla provenienza delle sostanze radioattive. A tale scopo, gli autori hanno analizzato numerosi campioni di carne proveniente da 48 cinghiali uccisi dai cacciatori tra il 2019 e il 2021, e hanno trovato risultati inattesi.
Il cesio radioattivo proviene essenzialmente da due tipi di fonti: le perdite più o meno gravi dai reattori delle centrali nucleari come gli incidenti di Chernobyl e Fukushima, oppure da esplosioni più violente, come quelle dei test atomici condotti negli anni Sessanta anche in zone lontanissime come l’Oceano Pacifico. Nei due casi il rapporto tra cesio 137 e cesio 135 è diverso. Ebbene, tutte le misurazioni eseguite hanno mostrato che il cesio dei cinghiali bavaresi contiene entrambi gli isotopi e ha altre caratteristiche che fanno propendere, senza grossi dubbi, per un mix di fallout di Chernobyl ed esplosioni nucleari avvenute da 60 a 80 anni fa. Le piogge contenenti gli isotopi derivanti dalle esplosioni, particolarmente abbondanti in Baviera anche per effetto della barriera naturale delle Alpi, avrebbero quindi causato un accumulo nei terreni e nelle falde acquifere di tutte gli isotopi radioattivi in atmosfera, del quale ancora oggi si pagano le conseguenze e sarebbero all’origine della contaminazione dei cinghiali. Le stesse piogge hanno colpito anche il Nord Italia, come ha spiegato 10 anni fa l’Enea.
Ma come mai i cinghiali bavaresi sono radioattivi? Per rispondere a questa domanda, gli autori hanno cercato di capire di che cosa si nutrano e hanno trovato una risposta che spiega il fenomeno. Tra gli alimenti preferiti dei cinghiali c’è un fungo del genere Elaphomyces, chiamato anche tartufo dei cervi, che cresce a 20-40 centimetri di profondità nel terreno e che solo ora sta assorbendo il cesio rilasciato nell’ambiente da incidenti e test nucleari, trattandosi di un elemento che scende in profondità nel terreno molto lentamente. I cinghiali avrebbero quindi assorbito il cesio attraverso i funghi, in alcuni casi arrivando ad avere, nella loro carne, concentrazioni dei due isotopi, il 135 e il 137, fino a 25 volte quelle considerate sicure per il corpo umano (da qui l’abbandono della caccia).
Lo studio dimostra infine quanto poco ancora si sappia, sulle conseguenze a lungo termine delle emissioni radioattive nell’ambiente: un’incertezza particolarmente preoccupante, in un momento in cui il rischio di rilascio di radiazioni nell’ambiente, più o meno involontarie, è elevato a causa della guerra in Ucraina, e in cui c’è chi preme per l’apertura di nuove centrali nucleari anche laddove la guerra non c’è.
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Giornalista scientifica
Facciamo o no una passeggiata nella foresta?
Anche se ci importasse solo della nostra gloria c’è molta differenza tra quello che possiamo sopportare e quello che sarebbe l’ideale per la vita nella sua biodiversità, nessuno lo deve dimenticare piuttosto che fare finta di sapere tutto, ma ora effettivamente siamo a questo punto di non ritorno.
Proseguendo idealmente sulla falsariga del dibattito recente relativo alle radiazioni nucleari è di estremo interesse chiarire il contesto complessivo nel mondo reale stante la grande quantità di impianti civili e militari esistenti, con proiezioni pure in aumento nel prossimo futuro, qualche sporadico incidente più o meno grave e anche moltissime postazioni in smantellamento e vorticosi trasferimenti di materiali critici da un deposito ritenuto sicuro ad un altro simile.
E non stiamo parlando delle zone morte di deposito che nessuno vuole vicino a casa propria oppure nemmeno vogliamo stare a pensare che qualcuno spingerà nuovamente volontariamente o per sbaglio un bottone, per qualsiasi motivo.
Si parla del mondo “normale” bombardato da settanta anni almeno di radiazioni dirette o indirette in accumulo, acque sporcate a migliaia di miliardi di tonnellate, alcune svaniscono in fretta altre non se ne vanno se non dopo infinite generazioni umane e le vie di emersione dei problemi sono in parte sconosciute, come qui dimostrato.
È vero che esiste anche la radioattività naturale, perbacco se esiste, ma alle quantità attuali siamo arrivati aggiungendoci parecchio di nostro ed è un “relativismo” pericoloso assolvere anche la più piccola goccia innocente che potrebbe far traboccare il vaso.
Perchè non è ancora possibile conoscere quale sia il limite di radioattività che trasformerà l’ambiente utile alla vita di una qualsiasi forma in ambiente tossico, il viraggio tra la vita e la non-vita attraverso la rottura di una delle infinite regolazioni fondamentali.
Riguardo ai limiti utili alla vita molti sono confortati da quello che, parzialmente, si sa…. il mondo vegetale è abbastanza resiliente e anche diverse specie di animali superiori sembrano risentirne poco ma noi umani e milioni di specie infinitamente più piccole rappresentiamo un campo di conoscenze non ancora chiarito e, considerato che i viventi sembrano avere concatenazioni insospettate con molte altre specie di dimensione e delicatezza molto diverse ma fondamentali per l’insieme, l’ignoranza porta disgrazia.
Concordo quindi con la conclusione inserita nell’articolo.
Concordo con la conclusione inserita nell’articolo.
Anche se ci importasse solo della nostra gloria c’è molta differenza tra quello che possiamo sopportare e quello che sarebbe l’ideale per la vita nella sua biodiversità, nessuno lo deve dimenticare piuttosto che fare finta di sapere tutto, ma ora effettivamente siamo a questo punto di non ritorno.
Si fanno esperimenti nucleari in tempi di pace per sperimentare gli effetti di nuove arme micidiali, tanti, tanti esperimenti, nei posti meno abitati, quelli che continuiamo a chiamare “incontaminati”. Nei posti più abitati, invece serve molta, moltissima energia e moltissimi premono per ricavarla dal’atomo, anche se a volte succede qualche incidentuccio che contamina un po’. Quanto? Non è mai troppo chiaro, ma anche saperlo non aiuta ad eliminarlo.
Poi ci sono le guerre. In tutto il mondo. Noi ne conosciamo una, per noi l’unica, che sta svuotando gli arsenali del resto del mondo, quindi esplosioni in quantità, anche senza il nucleare. Ma crediamo che tutto questo faccia bene all’ambiente? E’ superfluo ricordare il mostruoso numero di morti e mutilati, i drammi psichici ed emotivi, non soffermiamoci perché dovrebbero essere i primi deterrenti per evitare una guerra con tutte le nostre forze. Invece si fomentano. Avanti tutta, ci deve essere uno che vince e uno che perde. No, anche il vincitore avrà un enorme cimitero davanti a sé. Eppure, dire “no alle guerre” è ancora un’eresia.
Inquietanti
E nel frattempo il Giappone scarica allegramente in mare le scorie radioattive, tanto è lontano…
Ne avevamo parlato qui: https://ilfattoalimentare.it/fukushima-acqua-contaminata.html
Ingegnere nucleare?
L’essere umano, l’unica specie animale su questo pianeta che sta cercando di autoestinguersi, oltre a causare l’estinzione delle altre specie…
Salve, vi ringrazio x il vostro lavoro, essenziale direi. Io sono stata sempre contraria al nucleare e votato contro come tanti italiani al referendum mi pare anni 90 ? E comunque votai anche x l abolizione della caccia. La realtà ci dice che i politici tuttalpiù ci chiedono conto,ma poi fanno come gli pare. Democrazia ?