Mentre l’Europa si trincera dietro un rifiuto totale e gli Stati Uniti li assimilano a quelli geneticamente modificati, la Cina punta tutto sugli animali frutto di editing genetico grazie alla tecnica del ‘taglia-e-cuci’ CRISPR. Il gigante asiatico intravede infatti una possibile soluzione ad almeno tre tipi esigenze: quelle della ricerca sulle malattie umane e non, che potrebbe avvantaggiarsi di modelli animali estremamente simili all’originale; quelle della medicina, con la produzione di tessuti e organi per trapianti e terapie in quantità teoricamente illimitate; e quelle alimentari, sempre più pressanti, visto che i suoi 1,4 miliardi di abitanti sono in crescita e, soprattutto, mangiano sempre più carne.
Per raccontare una realtà di cui in Occidente si parla poco, ma che sta portando rapidamente a innumerevoli risultati (e prime mondiali) e ad almeno altrettante domande, Science ha pubblicato una serie di articoli più giornalistici che scientifici, uno dei quali dedicato ai vegetali e uno, appunto, agli animali frutto di modifiche dell’espressione e del corredo genicetico ottenute con la tecnica CRISPR.
Grazie a essa, i laboratori della Chinese Academy of Sciences sono riusciti a ottenere cani, topi, ratti, maiali, conigli e scimmie, in alcuni casi in decine e decine di esemplari, mentre una sua branca, l’Istituto di zoologia di Pechino, sta lavorando in particolare sugli animali destinati all’alimentazione. Così sono già stati realizzati maiali con il 5% di grasso bianco in meno grazie all’aggiunta di una proteina chiamata termogenina (o proteina disaccoppiante 1), responsabile della regolazione della temperatura, e si sta procedendo a grandi passi per avere maiali a crescita più rapida (lo stesso principio sul quale si basa il supersalmone di Aquabounty di cui Il Fatto Alimentare segue da tempo i destini).
In altri laboratori dello stesso istituto si lavora invece sul fronte delle malattie degli animali e, nello specifico, sulla febbre suina e sulla più mortale delle infezioni virali, quella della sindrome riproduttiva e respiratoria del suino, che causa ogni anno l’abbattimento di migliaia e migliaia di capi in tutto il mondo. Lo scopo è ottenere animali resistenti.
Per ora non si sa quando questi animali saranno trasformati in carne per il consumo umano: dal punto di vista scientifico probabilmente non manca molto tempo affinché siano raggiunti i primi risultati definitivi. Ciò che resta più problematico è però l’inquadramento normativo, che nel mondo è assente oppure ricalcato sul modello di quello per gli OGM, una soluzione ritenuta inadeguata. Molti dei principali esponenti mondiali della ricerca del campo hanno infatti più volte sottolineato come l’assimilazione non abbia senso, e come sia necessario stabilire norme ad hoc, perché le modifiche introdotte con l’editing genetico sono spesso indistinguibili da mutazioni naturali. La Cina potrebbe avere un atteggiamento più permissivo, ma dovrà anche tenere conto dei limiti fissati dagli altri paesi, se intende soddisfare non solo il mercato interno ma anche prendere parte a quello internazionale.
Alcuni, conclude Science, stanno puntando comunque sulla flessibilità cinese, che emerge già con molta evidenza dalla quantità e dalla tipologia degli studi in corso; tra questi, per esempio, l’azienda britannica Genus, che ha brevettato la tecnologia cinese per ottenere maiali resistenti al virus respiratorio e riproduttivo suino e stabilito un’alleanza commerciale con un’azienda locale per gestire la loro commercializzazione.
Per ora si tratta di investimenti ad alto rischio che richiederanno alcuni anni prima di assicurare un guadagno, ma molti ritengono che gli animali frutto di editing genetico saranno una delle soluzioni del futuro al problema dell’alimentazione umana, e su questo scommettono, mentre i ricercatori cinesi continuano a macinare successi nella realizzazione di animali con caratteristiche considerate più desiderabili per le esigenze del ventunesimo secolo.
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Giornalista scientifica
E smetterla di crescere???
Ma va si preoccupano perché le persone mangiano più carne. Che nobiltà d’animo! Io direi soprattutto ai più giovani: cominciate ha preoccuparvi perché vi distruggeranno.
Un passo avanti dell’umanita’ verso giustizia e compassione nei confronti degli altri animali e consapevolezza per le conseguenze degli allevamenti per i cambiamenti climatici e 10 indietro della disumanità che dimostra arroganza, crudeltà e incoscienza.
Mi viene in mente una razza di polli creata anni fa in USA con il petto molto più sviluppato del normale (visto che era la parte più richiesta e costosa).
Ebbene: il risultato fu che i nuovi polli pettoruti non si reggevano in piedi! Troppo peso per le zampe che erano ancora di “vecchio tipo”.