Etichette nere di allerta su un pacchetto di patatine in Cile; concept: etichette nutrizionali, etichette a semaforo, warning label

Le politiche antiobesità rivolte specificamente bambini e ragazzi funzionano sui soggetti più importanti in molti paesi: le madri, che modificano le proprie scelte in senso più salutare e aiutano così i figli a non acquistare peso o a perderne e, in generale, a essere più consapevoli e a mangiare meglio. Questo il messaggio che si può trarre da uno studio condotto dai nutrizionisti dell’Università del North Carolina di Chapel Hill insieme con i colleghi dell’Università Diego Portales di Santiago del Cile nel quale è stata analizzata la percezione delle madri cilene a un anno di distanza dall’introduzione di nuove norme in materia di cibo.

Le etichette nere cilene

In Cile un quarto dei bambini in età scolare è obeso, così come un terzo degli adulti: un tasso allarmante, che ha spinto il governo ad approvare, nel 2016, nuove regole piuttosto restrittive. Alcune prevedono, tra l’altro, l’obbligo di apporre molto chiaramente sulla parte frontale della confezione una segnalazione nera di stop, in caso si tratti di alimenti ad alto contenuti di calorie, grassi saturi, zuccheri o sale, così come il divieto di vendere o pubblicizzare quel tipo di alimento nelle scuole e quello di promuoverli nei media negli orari e nei programmi rivolti specificamente a bambini e ragazzi. Inoltre c’è anche la proibizione di attuare una qualunque strategia di marketing, per esempio coinvolgendo beniamini dei giovani, sportivi o dello spettacolo.

etichette
Sulla parte frontale della confezione compare una segnalazione nera di stop

Dopo oltre un anno di applicazione, i ricercatori hanno voluto verificare, tramite una serie di focus group con una decina di madri di bambini e ragazzi di età compresa tra i due e i 14 anni ciascuno, se i cambiamenti alla promozione del junk food e le nuove etichette avessero o meno modificato la percezione delle madri riguardo al cibo acquistato e consumato dai figli.

I risultati dello studio

Il risultato, come sottolineato sull’International Journal of Behavioural Nutrition and Physical Activity, è stato anche superiore delle aspettative, perché le donne hanno riferito di aver capito che si stavano attuando iniziative specifiche per combattere l’obesità, di aver modificato le proprie convinzioni in merito, di pensare che la scuola sia diventata un ambiente più sano e di essere riuscite a cambiare almeno in parte la dieta dei bambini, anche se i preadolescenti si sono rivelati più refrattari a modificare le proprie abitudini. I piccoli, inoltre, si sono mostrati parte attiva nel portare avanti i cambiamenti, hanno imparato a identificare i segnali di stop e a evitare almeno in parte il cibo percepito come negativo per la propria salute.

Le etichette evidenziano nello specifico le criticità dell’alimento (troppo sodio, troppo zucchero, troppi grassi…)

Secondo gli autori, il caso cileno dimostra l’efficacia delle etichette di questo tipo ma, soprattutto, di una serie di misure adottate contemporaneamente che, insieme, possono realmente modificare l’idea stessa di cibo anche nei più piccoli.

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ezio
ezio
26 Febbraio 2019 12:01

In attesa di un sistema indicativo intelligente anche per noi italiani ed europei, il Cile sembra aver trovato una soluzione efficace che coniuga richiamo evidenziato, porzione e sostanze a rischio.
Ben fatto, mentre noi perdiamo tempo con i semafori francesi, che non spiegano nulla ma pretendono di educare.

Flavio Camerata
Flavio Camerata
7 Marzo 2019 10:00

Siamo sicuri che le immagini pubblicate con l’articolo siano coerenti? Si vedono prodotti con etichette in portoghese mentre si parla del Cile

Valeria Nardi
Reply to  Flavio Camerata
7 Marzo 2019 10:22

Abbiamo aggiornato, grazie.

Luigi Buratto
Luigi Buratto
7 Marzo 2019 13:06

Credo che una soluzione “ponderata” ed intelligente vada presto trovata, cercando però di preservare la storia ed il valore delle tradizioni alimentari italiane e non.
Ho avuto anch’io bambini ed ho cercato di alimentarli in modo “sano” seguendo, antelitteram, quelli che sono i criteri suggeriti oggi; mi sono però scontrato col problema delle dosi. Quanto?
Potreste affrontare e spingere a discutere sulle modalità che possono divulgare dei criteri utili ad affrontare questa particolare branca della importante ed estesa materia “dieta”?
Come ricondurre ad una alimentazione “sana” nonchè “BILANCIATA” nelle quantità?

ezio
ezio
Reply to  Luigi Buratto
8 Marzo 2019 12:02

Concordo con lei sull’esigenza di considerare non solo le qualità di un alimento, ma anche e soprattutto legandole alle porzioni assunte.
Perché un conto è consumare un cucchiaio di Nutella, o crema migliore con più nocciole e meno zucchero su una fetta di pane integrale, altro conto è farsi fuori un vasetto intero direttamente con le dita!!
Ecco perché continua a non piacermi il semplicistico semaforo alla francese.