La crescente tendenza a umanizzare gli animali domestici porta con sé il desiderio di nutrirli con cibo per cani e gatti sostenibile, salutare e il più possibile simili a quello consumati dal resto della famiglia, anche a costo di spendere di più. Secondo il IX Rapporto sul monitoraggio della spesa sanitaria della Ragioneria generale dello Stato (2021) il giro d’affari attorno agli animali domestici si aggira sui 2,4 miliardi e la spesa per il mantenimento di cani e gatti ha raggiunto nel 2021 i 960 milioni di euro, con un incremento del +12% rispetto al periodo prepandemico, anche per effetto dei cambiamenti nello stile di vita e nel modo di considerare gli animali domestici occorsi durante la pandemia.
Animali da compagnia sempre più umanizzati
Se infatti tra le conseguenze del Covid-19 c’è stata una crescente preoccupazione per la propria salute, a partire dalla maggiore cura dell’alimentazione, molti persone hanno esteso questa attenzione anche alla dieta dei propri amici a quattro o a due zampe, prendendo decisioni più consapevoli a partire dall’acquisto del loro cibo. In più, il fenomeno ormai diffuso dell’umanizzazione degli animali da compagnia spinge sempre più persone a trasferire all’alimentazione di cani e gatti le scelte compiute per il resto della famiglia. Anche a costo di spendere di più.
Ma non solo: le previsioni per i prossimi anni suggeriscono che le tendenze del mercato del pet food e del pet care saranno dettate dalla crescente rilevanza di due temi fondamentali: non solo la salute degli animali, ma anche la sostenibilità. Quindi i produttori saranno chiamati ad aumentare gli sforzi per assecondare queste richieste dei consumatori, attraverso l’impegno per l’approvvigionamento locale delle materie prime, l’uso di imballaggi ecocompatibili, l’adozione di metodi di marketing e di etichettatura che consentano di prendere decisioni informate in merito ai prodotti da acquistare per sostenere la salute mentale, immunitaria e dell’apparato digerente dei loro animali domestici.
Crescono le vendite (e il prezzo) del pet food
Subito dopo i costi del veterinario e delle assicurazioni per eventuali danni causati a cose, persone o altri animali, il cibo rappresenta una delle maggiori voci di spesa per il mantenimento degli animali domestici (con circa 40 euro in media al mese) e, secondo un sondaggio tra i proprietari commissionato da Dogs Trust nell’ottobre 2022, la costante crescita del prezzo del cibo per cani è una delle più grandi preoccupazioni per il 23% dei proprietari.
Nonostante questo, secondo la X edizione dell’Osservatorio Immagino, i 12 mesi dal giugno 2020 al giugno 2021 hanno visto un aumento delle vendite di pet food fresco, sano, biologico e naturale, con ingredienti di qualità paragonabile a quella del cibo per esseri umani. In particolare sono cresciuti gli acquisti di prodotti per la nutrizione di cani o gatti accomunati dalla presenza in etichetta dei claim ‘free from’ e ‘rich-in’, cioè di prodotti che devono la loro appetibilità di acquisto al fatto di essere ‘senza’ ingredienti o componenti comunemente considerati dannosi o poco salutari o, viceversa, di essere arricchiti con nutrienti riconosciuti come benefici.
I prodotti ‘senza’ dominano anche il mercato del pet food
Per quanto riguarda la prima categoria, la voce più significativa è quella dei ‘senza coloranti’, seguita da quella dei prodotti ‘sugar free’, ‘grain free’ e ‘low grain’ (senza o con pochi cereali) e da quella egli alimenti ‘low calories’ o ‘light’. Senza dimenticare i prodotti ‘senza Ogm’, apprezzati non solo per ragioni etiche o salutistiche ma anche dio sostenibilità ambientale. Invece rispetto alla seconda categoria, spiccano i preparati con ingredienti naturali e quelli con i claim “ricco in”/”ricco di” specifici nutrienti o elementi come vitamine, minerali, proteine, fibre, prebiotici, Omega-3 e Omega-6, sebbene con performance molto diverse tra i comparti cane vs gatto e i segmenti fresco vs secco. Infatti a dare il maggiore contributo alla crescita di questo paniere è il cibo umido e, in generale, il cibo per felini.
Sempre meno richiesti, invece, i prodotti che comunicano la presenza tra gli ingredienti di carne o pesce freschi (-12,6% le vendite totali), coerentemente con la tendenza delle persone a nutrire i propri amici a quattro zampe con diete a base vegetale (una scelta che attualmente riguarda più del 10% dei proprietari di cani, ma solo il 3,3% di quelli di gatti). Per questo, sebbene molto controverse per i possibili effetti sulla salute di animali essenzialmente carnivori, le opzioni di pet food vegano continuano a moltiplicarsi.
Pet food made in Italy
L’italianità è altro fattore fondamentale nell’orientare le scelte d’acquisto del pet food, proprio come avviene nell’ambito dell’alimentazione umana. Lo dimostra la forte avanzata (+36,7%) dei prodotti (8,8% del totale) che presentano in etichetta i claim ‘prodotto in Italia’, ‘made in Italy’ o ‘100% italiano’, nonché pittogrammi come la bandiera tricolore, che rimandano a un’italianità intesa come valore aggiunto (tanto per l’alimentazione del cane quanto per quella del gatto, in entrambi i casi soprattutto nel comparto del secco).
Anche la sostenibilità è un aspetto fondamentale nell’orientare le vendite del pet food, tanto da determinare la crescente presenza sulle etichette di claim o loghi che la comunicano, sia in riferimento alla materia prima (‘vegetale’, ‘sostenibile’, ‘biologico/EU organic’, ‘ingredienti 100% naturali’) sia per quanto riguarda il packaging (‘riciclabile‘, ‘compostabile’), senza trascurare l’impegno per la gestione sostenibile delle risorse, del suolo e degli allevamenti (i prodotti contrassegnati come ‘no cruelty’, cioè ottenuti nel rispetto degli animali, hanno visto un incremento di vendite del 37,4% nel periodo considerato), nonché la tracciabilità della filiera (un fattore che ha consentito un vero e proprio exploit del pet food a filiera controllata che, pur rappresentando ancora una nicchia del mercato, hanno visto un incremento delle vendite del 400%).
Gen Z più attenti alla salute (anche dei propri animali)
Infine è interessante notare che il profilo degli acquirenti di cibo per cani e gatti attenti alla sua qualità e sostenibilità coincide con quello di chi, potendoselo permettere dal punto di vista economico, sceglie di investire nella propria stessa salute psicofisica: si tratta perlopiù di famiglie mono o bi-componenti, appartenenti alla fascia con un livello di reddito superiore alla media nazionale e concentrate soprattutto nel Nord e nel Centro Italia. In particolare gli adulti della Generazione Z (nati tra i tardi anni Novanta e il 2010) sono i più inclini non solo a investire maggiormente nella propria salute, ma anche a considerare i propri animali come membri della famiglia e a tenere conto delle loro necessità quando compiono scelte di vita a breve e lungo termine: dalla decisione di cosa mettere nel carrello della spesa all’acquisto della casa in cui vivere. Sembra quindi inevitabile che il mercato guardi a questa fascia di pubblico per calibrare l’offerta in modo da allinearsi alle dinamiche più rilevanti per i comparti del pet food e del pet care.
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Spesso è doveroso cercare la qualità nel cibo per animali, altrimenti si spende molto di più in visite e cure veterinarie…
E’ chiaro che il cibo per animali deve avere nomi ed ingredienti accattivanti per gli umani perchè lo acquistano gli umani e non gli animali.
Pensate ad una scatoletta per gatti che, invece di pollo/tacchino, fosse al gusto topo, o lucertola o passerotto… Non l’acquisterebbe nessuno mentre ai gatti piacciono quei cibi.
Sui prodotti alimentari “vegani” per animali carnivori di proprietà dei vegani, non ho parole, mi viene in mente solo “mondo alla rovescia” e mancanza della più elementare coerenza.
Obbligare un animale carnivoro a diventare vegetariano/vegano, oltre ad essere una stupidaggine è anche non volere il bene del proprio animale, assoggettandolo ad una i innaturale ed insalubre alimentazione.
Lasciatemi dire che questa umanizzazione degli animali non vuol dire più amore per loro. Li abbiamo resi il nostro giocattolo mascotte. Una volta mangiavano gli avanzi della tavola ed ora è veleno. I canili sono pieni di animali abbandonati ma il cane di razza a casa ce l’hanno tutti. Ripeto questa attenzione è moda non amore per gli animali. Ovviamente non mi riferisco a chi ha un animale per disabilità o ai nostri nonni che li hanno per compagnia. Ma sapere che ci sono bambini e persone che non hanno nulla ed animali che stanno meglio di loro non è concepibile. Per la cronaca avevo 3 cani meticci ed uno è morto a 17 anni…con gli avanzi della tavola.
verissimo, è triste vedere che è proprio così.
Ho due gatti che mangiano per lo più scatolette. È innegabile che quelle che costano di più hanno anche gli ingredienti migliori e loro lo capiscono molto bene. Le cose buone piacciono a tutti, anche agli animali. Ma non è un discorso puramente di umanizzazione, farli mangiare bene vuol dire prendersi cura di loro, il che potrebbe anche voler dire dargli gli avanzi della nostra tavola se a loro piacciono e se gli fanno bene. Perché non dimentichiamoci che gli animali non dovrebbero mangiare qualsiasi cosa, non tutto va bene per loro. Ad esempio i gatti non dovrebbero mangiare cibi contenenti grano e inoltre sono carnivori obbligati, il che vuol dire che per loro non si deve assolutamente pensare ad una dieta vegana. Per i cani è un po’ diverso ma andrebbe sempre valutato con il veterinario.