Il 1° aprile a Pasadena (California) ha aperto il primo ristorante completamento gestito dall’intelligenza artificiale. Dalla collaborazione tra Miso Robotics – start up che ha creato Flippy, la stazione di frittura robotica, – Cali Group – una holding specializzata nell’utilizzo della tecnologia per trasformare i settori della ristorazione e della vendita al dettaglio – e PopID – una compagnia tecnologica che utilizza il riconoscimento facciale per gestire i pagamenti e per tracciare le preferenze alimentari dei clienti, ha preso forma CaliExpress, il fast food in cui la cottura dei piatti è robotizzata e le ordinazioni e i pagamenti avvengono tramite l’account personale PopID che alle persone fidelizzate dà anche consigli personalizzati sull’ordine.
Come raccontato in un articolo comparso su The Guardian, con PopID è possibile collegare i propri dati biometrici al conto bancario e, avvicinandosi al display, si può “pagare con un sorriso”. Il livello massimo di assurdità non è però toccato dall’accostamento tra l’azione di sorridere e quella di pagare, ma dal fatto che il ristorante dove i robot hanno preso il posto dei dipendenti – la presenza umana è limitata a poche funzioni come l’attivazione delle macchine – è stato inaugurato lo stesso giorno in cui in California è entrato in vigore il nuovo salario minimo per i lavoratori dei fast food che da 16 dollari all’ora è passato a 20.
Non solo intelligenza artificiale: dalle stampanti 3D ai droni
L’arrivo in cucina della tecnologia non rappresenta più una novità, basti pensare alle stampanti 3D alimentari i cui prodotti sono già sul mercato. Nel 2023, a Roma, ha aperto Impact Food, una steakhouse dove la ‘carne’ a base vegetale è, in alcuni casi, stampata in 3D, come la Redefine Meat fornita dall’omonima start up israeliana. Un altro esempio di prodotti alimentari stampati in 3D presenti sul mercato sono quelli di Novameat – una start up spagnola fondata dall’italiano Giuseppe Scionti – il cui pollo a base vegetale si può comprare anche su Amazon a 33 euro al chilo.
Ma l’automatizzazione coinvolge anche la consegna del cibo. L’azienda norvegese Aviant ha sviluppato Kyte, un servizio di consegna a domicilio che utilizza i droni. I velivoli della californiana Wing, invece, raggiungono le case dei clienti negli Stati Uniti, in Europa e Australia. Quest’ultimi droni hanno una capacità di trasporto di 1,2 kg, possono percorrere fino a 20 km e raggiungere una velocità di 104 km/h. È lo stesso direttore finanziario di Wing, Shannon Nash, ad aver definito il 2024 “l’anno dei droni”: nella sola Australia, Wing effettua quasi mille consegne al giorno e in Texas (USA) collabora con la catena di negozi al dettaglio Walmart. Anche in Italia i droni dovrebbero diventare realtà, dato che Amazon Prime ha dichiarato che nel 2024 il drone MK30 sarà inserito nel settore delle consegne commerciali.
Robot al posto di camerieri
Ad aprile un ristorante di Sorrento ha “assunto” due camerieri robot al posto di dipendenti in carne ed ossa, molto più difficili da accontentare in fatto di richieste lavorative. Uno dei modelli più conosciuti di cameriere robot è il cinese Bellabot che negli ultimi anni si è visto muoversi anche tra i tavoli di ristoranti italiani, come in una pizzeria di Rovereto, in un hotel di Cesenatico o in un ristorante di Todi.
A detenere il primato di presenza di robot negli esercizi pubblici è però l’Asia: secondo i dati dell’Associazione coreana dell’industria dei robot riportati dal Financial Times, circa 5mila robot camerieri erano operativi nei ristoranti sudcoreani già nel 2022. In Cina, invece, la sola catena di ristorazione Pizza Hut si serve di oltre mille modelli.
Ma questa tendenza non è senza ripercussioni. Secondo uno studio della Washington State University pubblicato sull’International Journal of Contemporary Hospitality Management, l’utilizzo massiccio di tecnologie automatizzate può causare livelli di stress tali da portare al licenziamento. L’indagine, che ha coinvolto più di 620 persone occupate nel settore alberghiero e della ristorazione, ha rivelato come il timore che i robot e l’intelligenza artificiale prendano il posto dei lavoratori aumenti l’insicurezza, uno stato d’animo ancora più pronunciato nelle persone con esperienze lavorative con la tecnologia robotica, poiché spaventati dalla possibilità che il ruolo dei lavoratori umani diventi obsoleto.
Al netto di questi dati che mettono il focus sui lavoratori, è legittimo domandarsi se la robotizzazione trasformi radicalmente anche l’esperienza della cucina: se da una parte è la presenza umana del cameriere a restituire la storia del piatto, dall’altra è la manualità a rendere l’azione di cucinare un’arte viva.
© Riproduzione riservata Foto: CaliExpress, Novameat, Custom
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Tutta questa tecnologia non è rivolta al cittadino consumatore che ne paga le conseguenze ma gli enormi profitti economici delle aziende produttrici.
Ormai sarà tutto così. Che importa se i nostri smartphone producono onde elettromagnetiche e le antenne del 5G oscurano ormai il cielo. Presto ci sarà il 6G, l’internet dei corpi, il tecno uomo e la tecno gabbia.
Ma il progetto del!’ Intelligenza Artificiale andrà ben oltre ai camerieri robot. Manipolazione della mente e abolizione di ogni forma di opposizione
HA! Il Progresso si può Fermare Cara, basta un Attacco Hacker o una Tempesta Solare dal Sole scaglia delle potentissime onde elettromagnetiche capaci di mandare in Black-out Totale e Mondiale, cosa faranno? Si Attaccano Al Tram? Purtroppo la Storia dovrebbe insegnare ma purtroppo no
Che amarezza non potrai neanche più fare due battute con il cameriere