Cinese, giapponese o indiano? Il cibo etnico da fenomeno di nicchia è diventato per molte persone una valida alternativa per cenare fuori casa o per cucinare qualcosa che spezzi la routine domestica. L’Osservatorio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha realizzato una ricerca intervistando 1.317 persone, per capire l’identità e le caratteristiche dei consumatori di prodotti etnici.
In Italia l’offerta è sempre più ampia con quasi 50.000 ristoranti stranieri (dati Fondazione Leone Moressa, 2012) e il numero sembra destinato a crescere. Il 57,5% del campione ammette di avere aumentato il consumo di alimenti stranieri negli ultimi cinque anni, il 31,7% ha mantenuto le stesse abitudine gastronomiche e solo il 10,8% ha ridotto la frequenza di consumo. A invogliarci a provare gusti e aromi che arrivano da lontano sono soprattutto i famigliari e gli amici (50,4%) oltre ai viaggi in paesi stranieri (24,5%) (vedi infografica sotto).
Lo studio ha mostrato che il consumo di cibo etnico privilegia soprattutto i piatti arabi, cinesi e giapponesi. L’84,7% ha dichiarato di aver mangiato piatti stranieri almeno una volta, contro il 15,3% che non l’ha mai fatto. Le motivazioni sono diverse: la voglia di mangiare qualcosa di diverso (51,4%), ragioni culturali (31,1%) ed economiche (7,4%). Infatti sia che si scelga un ristorante, sia che si cucini in casa, i piatti extra europei rimangono un’alternativa dal costo spesso contenuto.
Oltre alle nuove ricette e alle diverse modalità di preparazione, l’aspetto più interessante riguarda gli ingredienti che da tutto il mondo arrivano nelle nostre cucine incrociandosi con le tradizioni gastronomiche e creando nuove proposte culinarie. Ben il 75% degli intervistati dichiara di acquistare prodotti alimentari etnici, soprattutto nei supermercati (48,3%) e in piccoli negozi alimentari gestiti da stranieri (17,2%). Tra i prodotti più acquistati ci sono quelli della cucina cinese o giapponese (38,8%), seguiti dalla messicana/latino-americana (25,7%), araba/mediorientale (14,2%), del sud-est asiatico (10,6%) e infine africana (5,4%). A casa si cucinano soprattutto cous cous, riso cantonese e sushi.
Secondo l’Osservatorio, il consumatore di alimenti etnici in Italia è soprattutto donna, lavoratrice, sopra i 35 anni, con figli, residente al nord, con un livello di istruzione medio-alto.
Lo studio è stato realizzato nell’ambito del progetto di ricerca “Ristorazione etnica e sicurezza alimentare: problematiche microbiologiche, reazioni avverse, frodi e percezione del rischio da parte del consumatore finale” finanziato dal Ministero della Salute (RC 17/12).
Tra qualche mese l’osservatorio pubblicherà i dati relativi alla seconda parte dell’indagine, sulla percezione del rischio da parte dei consumatori e i requisiti igienico-sanitari nel settore della ristorazione etnica.
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Giornalista pubblicista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
etnico o no, ricordiamoci che le dieta mediterranea trova il suo scenario naturale in Italia ed è riconosciuta a livello planetario quale la più equilibrata alimentazione esistente (senza sottovalutare quella giapponese, tuttavia) per cercare di conservare una buona salute il più a lungo possibile.
Complimenti per l’indagine. Sono curiosa di conoscere la seconda parte. Sono d’accordo con il signore sopra sul fatto che la dieta mediterranea rimane comunque quella più equilibrata. Poi c’è anche da dire che il cibo etnico che propongono spessissimo a basso prezzo, ahimè anche il sushi in giro per l’Italia, con quali materie prime viene prodotto? Chiediamoci anche questo! Spesso i ristoranti cinesi utilizzano materie prime provenienti dalla Cina. Queste materie sono certificate? Sono state controllate? Proprio il vostro sito un mese fa circa articolava sul pomodoro cinese..ecc..
Sicuramente andare nei ristoranti etnici è una moda contrassegnata anche dal basso costo.
saluti.
Ciao a tutti,
Vorrei dire la mia a riguardo tutti coloro che diffidano da tutti quei prodotti che arrivano dall’Oriente.
Essendo io importatore di prodotti alimentari e certificatore di filiere produttive alimentari in Oriente.
Vorrei rispondere a Lucia:
Posso garantirti che in Oriente sono moltissime le aziende che hanno standard qualitativi molto elevati e molte volte più elevati di aziende Europee.
Purtroppo quello che chiedono i buyer di tutte le catene è il prezzo e non la qualità. Logicamente i prodotti di alta qualità puoi trovarli anche in Cina ma se costano troppo è un problema venderli in Europa e quindi tutti optano per prodotti di bassa qualità. Logicamente per avere un prodotto di bassa qualità bisogna eliminare moltissimi passaggi di controllo ed eliminare la materia prima più costosa.
Il produttore soddisfa quello che il suo cliente chiede.
La stessa cosa vale per i ristoranti orientali che tutti criticano ma stranamente sono sempre pieni….. come mai? La risposta è il prezzo, mangi quello che vuoi per un tempo infinito ad un prezzo ridicolo, quindi non bisogna lamentarsi se dopo non si è soddisfatti.
Il ristorante etnico non è un moda perchè se esci dall’Italia in ogni stato Europeo trovi tantissimi ristoranti etnici di altissimo livello ed inseriti nelle migliori guide gastronomiche.
Quello che voglio dire è che se il consumatore vuole spendere poco non può pretendere di avere il meglio. Bisogna capire a monte perchè arrivano in Italia questi prodotti scadenti….. sicuramente il compratore era al corrente di quello che veniva spedito e della qualità.
Saluti.
Luca
Luca, le sue prime affermazioni per rassicurarci sulla qualità del cibo etnico importato sono contraddette dalla cruda descrizione dei fatti e dalla diretta esperienza sul campo.
Quanti operatori di buona qualità orientale ci sono in Italia?
I cinesi che offrono menù e cibo giapponese (quasi tutti) cosa comprano dal Giappone?
Il cibo arabo kebab con che carne è generalmente preparato?
E’ ovvio che si cerchi di comprare a basso prezzo per offrire cibo economico e concorrenziale, meno ovvio ma truffaldino quando si trasformano materie prime di bassa qualità e dubbia provenienza in prodotti qualificati e caratteristici, ma falsi e scadenti.
Ciao Ezio,
Io sto parlando di aziende che importano i prodotti che vengono distribuita in tutti i supermercati Europei.
In Italia sono pochi in quanto il mercato è in pieno sviluppa solo da qualche anno.
La domanda che bisogna porsi è un’ altra….. come entra quanta merce non conforme in Italia?
Per prodotti Giapponesi cosa intende?
Lei è al corrente che il 75% delle aziende Giapponesi producono in Cina?
Il Kebab al 90% è preparato con carne Europea e molte aziende Italiane producono Kebab in Italia.
Vorrei capire cosa intende lei per cibo concorrenziale ?
L’importatore al 99% è al corrente di quello che compra e molto consenziente di quello che vende.
Io mi riferisco al cibo trasformato e somministrato in Italia con materie prime d’importazione e non rivenduto al consumatore tal quale, con confezione e marchio del produttore d’origine.
E’ nella somministrazione che si può barare trasformando materie prime scadenti di dubbia provenienza in alimenti etnici caratteristici e qualificanti il paese d’origine.
Nel commercio diretto di prodotti a marchio del produttore di qualunque paese, garantisce il produttore/confezionatore e non la distribuzione commerciale, piccola o grande che sia.
Per prodotti giapponesi mi riferisco a quelli della tradizione gastronomica giapponese, diversi da quelli cinesi e somministrati a prezzi giapponesi, molto superiori a quelli dei menù cinesi.
Se poi la soba giapponese viene dalla Cina, come dicevo sopra, diventa materia prima di dubbia provenienza e che trae in inganno il consumatore per fare un illecito truffaldino guadagno, visto il ricarico.
La stessa cosa si può dire della carne ristrutturata per realizzare kebab e venduta a basso prezzo, ma che della qualità del prodotto originale ha solo il nome ingannatore per l’ignaro consumatore.
Quindi secondo lo studio dell’Osservatorio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie che identifica la consumatrice media, donna, lavoratrice, sopra i 35 anni, con figli, residente al nord, con un livello di istruzione medio-alto, se non ben informata rischia di mangiare schifezze a basso prezzo ed a volte anche molto care.
Sono pienamente d’accordo che il consumatore medio rischia di mangiare schifezza perchè non ben informata.
Questo perchè in Italia la cultura gastronomica della cucina Orientale gira attorno al riso alla cantonese, involtini primavera, pollo alle mandorle, gelato fritto e adesso è cambiata in sushi, sashimi e zuppa di miso.
Logicamente la trasformazione permette di ingannare il consumatore e questo avviene perchè il consumatore non conosce il vero prodotto.
Sicuramente la tendenza in Italia inizia a cambiare per quanto riguarda la cucina etnica, l’importante è che il consumatore non scambi per etnico qualsiasi prodotto che viene proposto con nome straniero.
Tre mesi fà sono rientrato in Italia e avevo voglia di Noodles istantanei e ho preso quello che ho trovato al supermercato di una famosa marca di prodotti orientali che si trova da 30 anni nello scaffale del supermercato. La sorpresa è stata che al suo interno non erano presenti i noodles ma una frantumazione di noodles, cioè gli scarti della lavorazione dei noodles.
Sono tornato al supermercato per cambiare il prodotto ma 5 confezioni aperte e tutte erano così, questo può farci capire che molte aziende si prendono gioco dell’ignoranza della gente riguardo la qualità di questi prodotti.
Gentilissimo Luca, visto che sono stata chiamata in causa non posso che risponderti dicendoti che potrei convenire con te: sicuramente all’estero ci saranno delle aziende che producono rispettando controlli e anche normative sul biologico. Quindi non metto in dubbio la veridicità della tua affermazione. In realtà occupandomi di marketing e comunicazione le mie analisi anche a livello di customer satisfaction riproducono una realtà di consumatori e delle loro motivazioni ben diversa dalla tua esperienza di importatore di prodotti stranieri. Ribadisco il concetto che, visti i miei parametri di valutazione, andare al ristorante etnico è una moda contrassegnata dal prezzo, i ristoranti etnici, ahimè ribadisco anche i finti ristoranti sushi/wok giapponesi, costano poco e le materie prime spesso potrebbero non essere di prima qualità. La gente ci va perché costano poco e quindi fa moda, rimanendo inconsapevoli del rischio che si corre in quanto spesso la quantità non si rifà in modo direttamente proporzionale alla qualità, anzi direi. Forse manca da parte di molti italiani una consapevolezza all’orientamento verso ciò che fa bene ed è sano. Manca una cultura del cibo sano, del cibo come elemento caratterizzante di benessere.
Resta pertanto il fatto che in Italia i ristoranti etnici sono i più frequentati solo ed esclusivamente per motivi economici e ribadisco anche che dietro al quel basso prezzo è possibile ci siano delle materie provenienti da paesi di origine non sempre di prima qualità. Non apriamo nemmeno capitoli inerenti al cibo biologico e biodinamico: siamo completamente fuori mercato.