L’assunzione di proteine vegetali è in aumento in molte regioni dell’UE, in particolare nell’Europa occidentale e settentrionale. A tale dato corrisponde uno sviluppo del mercato delle alternative alla carne e ai prodotti lattiero-caseari con tassi di crescita annua che toccano rispettivamente il 14% e l’11% (dato europeo). In questa panoramica che include un cambiamento delle abitudini alimentari, i legumi giocano un ruolo fondamentale essendo un’importante fonte vegetale di proteine, oltre che di minerali, vitamine, amidi a basso indice glicemico e fibre. Il trend positivo di produzione dei legumi arriva dopo una drastica diminuzione che ha colpito l’Italia a partire dagli anni ’60 e che ha raggiunto il suo picco peggiore nel cinquennio 2010-2015. Non è un caso se il calo di produzione di leguminose alimentari sia avvenuto in contemporanea al boom economico data la loro fama di “cibo povero” dovuta al basso costo, ma accanto al problema di percezione bisogna ricordare come la scarsa richiesta da parte dei consumatori abbia portato i contadini ad abbandonare la loro coltura sebbene storicamente il consumo di legumi fosse molto diffuso nell’area Mediterranea.

Oltre alla motivazione che riguarda la promozione di una dieta bilanciata ricca di legumi anche utilizzati come ingrediente principale per prodotti quali pasta 100% legumi, la loro coltivazione è da incentivare perché rappresentano un presidio ecologico. Capaci di assorbire l’azoto presente nell’atmosfera e di trasformarlo in azoto organico grazie ai loro microrganismi, la coltura delle leguminose è definita “miglioratrice”, cioè in grado di migliorare sia la fertilità sia la struttura fisica del terreno. Tale caratteristica la rende una coltivazione particolarmente adatta alla rotazione – pilastro di un’agricoltura sostenibile –, oltre ad attribuirle un ruolo importante nella riduzione delle emissioni di Ghg (greenhouse gases: gas serra). Le leguminose, infatti, fissano l’azoto lasciandolo nel suolo a disposizione della coltura successiva, rendendo così possibile un’importante riduzione delle fertilizzazioni azotate – grande fonte di inquinamento ambientale da nitrati – senza compromettere la produttività.

Ceci
Ceci, fagioli, lenticchie e lupini sono i quattro legumi tradizionali europei

Il problema del gas a effetto serra è strettamente legato alla dieta dato che il 23% delle emissioni umane di Ghg deriva dalle deforestazioni e dalle trasformazioni del suolo connesse all’agricoltura industriale. L’approfondito studio dell’Ipcc (comitato intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite) del 2019 intitolato Climate Change and Land sottolinea come siano necessarie delle modifiche nell’uso del suolo nell’agricoltura e nelle abitudini alimentari per far fronte ai cambiamenti climatici. La perdita di produttività della terra, infatti, ha come conseguenza il degrado del terreno che porta all’erosione e, successivamente, alla desertificazione. La gestione sostenibile del territorio, considerata utile per la conservazione della terra, include tra le misure suggerite anche la rotazione delle colture e le colture di copertura; entrambe tecniche che vedono nella coltivazione dei legumi una valida scelta.

Le leguminose svolgono, difatti, un ruolo importante nel miglioramento strutturale del suolo, nell’aumento della sostanza organica anche negli strati più profondi del terreno, oltre che essere particolarmente consigliate per tenere il terreno coperto nell’intervallo di tempo che intercorre tra le colture principali. Un incremento di tali coltivazioni deve inevitabilmente corrispondere a una richiesta di mercato che riflette una dieta ricca di cibi a base vegetale. Gli esperti dell’Ipcc sottolineano come le scelte alimentari influiscano sull’ambiente a partire dal dato che vede il consumo di carne a livello mondiale più che raddoppiato negli ultimi 60 anni. Un’informazione, quest’ultima, da leggere ricordando il peso dell’allevamento in termini di risorse, quali acqua e terra.

Le leguminose svolgono un ruolo importante nel miglioramento strutturale del suolo

A fronte del report dell’Ipcc che indica la transizione alimentare verso diete a base prevalentemente vegetale come una delle “più importanti opportunità di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici generando significativi benefici in termini di salute umana”, i legumi e il loro sfruttamento in agricoltura rappresentano un elemento chiave tanto da far nascere Increase (Intelligent Collections of Food-Legume Genetic Resources for European Agrofood Systems), un nuovo progetto di ricerca europeo che coinvolge 28 partner, tra cui la Fao, di 14 paesi diversi. Partendo dall’analisi dello stato delle risorse genetiche vegetali di 4 importanti legumi tradizionali europei (ceci, fagioli, lenticchie e lupini), l’iniziativa ha come obiettivo la creazione di strumenti e metodi di conservazione per favorire la biodiversità agricola in Europa e promuovere la coltivazione e il consumo di leguminose alimentari. Increase intende anche intervenire nell’attuale carenza che costringe l’Italia a dipendere dall’importazioni di legumi per soddisfare la propria domanda. Tra gli scopi di Increase c’è anche quello di mettere alla prova un approccio decentralizzato per la conservazione delle risorse genetiche e di aumentare la conoscenza dei cittadini sulla biodiversità dei legumi. A partire dal 2021, a chi ne farà richiesta saranno distribuite più di 1000 diverse varietà locali di fagiolo comune da coltivare nei campi, negli orti o nei giardini di casa. Questo coinvolgimento attivo nelle attività di conservazione, coltivazione, condivisione e scambio di sementi verrà veicolato tramite un’App mobile appositamente creata per Increase.

Come risposta all’emergenza climatica, oltre che alla questione di salute alimentare, la partecipazione reale è forse il mezzo più efficace per condividere la responsabilità che ognuna e ognuno di noi si deve assumere davanti al futuro del Pianeta. Aumentare la sensibilità nei riguardi dell’ecosistema terrestre a partire dalla diffusione di conoscenze fa sì che i vari strati della popolazione possano riconoscere il peso delle scelte individuali: evitare di rendere la dieta equilibrata e sana nonché la coltura delle leguminose appannaggio dei consumatori coscienziosi o degli agricoltori lungimiranti rappresenta una forma di equità sociale nonché una misura di sicurezza ambientale e alimentare. In un contesto di cambiamento climatico, lo sfruttamento senza freni del terreno può portare a conseguenze pericolose per il destino di molti popoli – se si pensa che la desertificazione è strettamente connessa alla mancanza di cibo e dunque alla denutrizione. Nell’urgenza di azioni mirate necessarie per salvare il suolo e le foreste, le diete bilanciate fanno da perno e in questo sistema di connessioni la coltivazione e il consumo dei legumi rappresentano un punto di partenza non trascurabile.

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gianni
gianni
25 Settembre 2020 19:58

Semplicemente grazie per l’articolo, c’è necessità di molti articoli e molti sforzi in ogni settore per rimettere questo tipo di alimenti al centro dell’alimentazione come meriterebbe aiutando contemporaneamente l’ambiente.
Senza voler fare polemiche nei riguardi di altre fonti resta solo da dire che c’è un limite alle proteine nella alimentazione equilibrata, un limite superato il quale le proteine non sono più un bonus ma diventano un malus.

Gabriele
Gabriele
Reply to  gianni
10 Ottobre 2020 09:25

Purtroppo al centro dell’alimentazione c’è il cosiddetto “cibo spazzatura” che si trova in molti fast food frequentati spesso dai giovani. Che dire di un bell’hamburger (in cui non si sa cosa ci sia stato macinato dentro) immerso in una bella salsa rossa? E il contorno di patatine fritte! 🙁
Interessante il discorso del limite delle proteine, in effetti mi interesserebbe sapere come bilanciare in ogni pasto calorie da grassi, da zuccheri e proteine… Ci sono per PC dei programmi in cui si inseriscono gli alimenti e alla fine ti danno il grafico a “torta” delle varie componenti alimentari? Ne vedo parecchi su smartphone, ma niente per PC.

Viviana Benci
Viviana Benci
15 Ottobre 2020 12:42

Grazie. C’è bisogno di informazione in questo settore, così come di informazione relativa agli allevamenti intensivi. C’è bisogno di articoli come questo per promuovere lo sviluppo di un’alimentazione consapevole che aiuti l’umanità a ricoprire l’interdipendenza tra uomo e natura.