Squalo martello maggiore

Non solo in oriente, dove il mercato, soprattutto quello illegale, è fiorente. Anche in occidente, tra le due sponde dell’Atlantico, si vende abitualmente carne di squalo, con alcune aggravanti: si commerciano specie ad alto rischio di estinzione; lo si fa con denominazioni che non permettono al consumatore di capire che cosa, esattamente, stia acquistando; lo si fa tenendo i prezzi molto bassi, e incoraggiando così una pesca che è illegale, per alcune specie. 

È impietoso il quadro che emerge da uno studio sulla carne di squalo venduta negli USA, e pone domande anche su ciò che accade anche in Europa. Anche qui, infatti, la carne di squalo è apprezzata e venduta per esempio come ‘smeriglio‘ (Isurus paucus), che non sono immediatamente associati da tutti agli squali, con la conseguenza che si commercializzano anche specie che sarebbe meglio non consumare, per l’elevato contenuto in mercurio e arsenico.

Squalo mako
Il mercato della carne di squalo è fiorente anche nei Paesi occidentali

Lo studio sulla carne di squalo

Per verificare che cosa accade negli USA, i ricercatori dell’Università della Carolina del Nord di Chapell Hill hanno acquistato una ventina di prodotti commerciali nei supermercati, nelle pescherie e in negozi asiatici, e dieci online (sotto forma di pesce secco). Quindi li hanno sequenziati, per capire di che specie si trattasse e per confrontare i risultati con quanto era riportato in etichetta.

Come hanno riferito su Frontiers in Marine Science si sono trovati di fronte a una situazione che sembra sfuggire a ogni controllo, perché il 93% dei campioni (27 su 29) presentava diciture ambigue, e anche quando si parlava di squali o di mako, non c’era modo di capire di quale specie si trattasse. Inoltre, tra gli unici due prodotti che riportavano il nome esteso della specie, uno era sbagliato. Quello che in Italia viene chiamato appunto smeriglio, o squalo mako a pinna corta, era etichettato come squalo mako a pinna nera od orlato minore (Carcharhinus limbatus). 

Carne di squalo Ryburn et al. Frontiers in Marine Science
A) Palombo scuro (Mustelus canis) senza testa, etichettato come “squalo” in un alimentari asiatico; B) Carne secca di squalo Mako venduta online; C) Carne di squalo volpe (Alopias vulpinus) venduta come “squalo fresco (bistecca)” in un altro alimentari asiatico; D) Carne di squalo pinna nera minore in una pescheria

L’analisi del DNA

L’analisi del DNA ha poi rivelato che nei 29 campioni erano presenti ben 11 specie diverse, tre delle quali – squalo martello maggiore (Sphyrna mokarran),squalo martello smerlato (Sphyrna lewini) e squalo galeo o canesca (Galeorhinus galeus)sono da anni nelle liste rosse dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), che indicano le specie a rischio estinzione (solo tre delle specie non erano a rischio). Oltre a essere minacciati, i primi due sono stati oggetto di diversi studi che hanno mostrato che le loro carni sono particolarmente adatte all’accumulo di mercurio, arsenico e altri metalli tossici, al punto che oggi si sconsiglia di mangiarli. Ma se non si sa che sono proprio questi gli squali presenti in un certo prodotto, è impossibile seguire quell’indicazione. 

Come sottolineano gli autori, questa situazione, che si verifica negli USA è per certi versi poco sorprendente. Da anni si calcola che circa un terzo delle specie di squalo siano sull’orlo del baratro e in molti casi si stima che il rischio di estinzione sia reale. Eppure i consumi, e di conseguenza la pesca legale, così come le pratiche illegali, sono in crescita da almeno un ventennio. Favorite, anche, dalla voluta ambiguità che i rivenditori applicano alle diciture, e da altri utilizzi come quello dello squalene per i cosmetici e per alcuni farmaci. 

Specie di squalo Ryburn et al Frontiers in Marine Science
Le specie di squalo identificate con l’analisi del DNA dagli autori dello studio

Il mercato illegale delle pinne di squalo

Ciò che più minaccia gli squali, però, è il consumo delle carni, più di quello delle pinne, ormai limitato ad alcuni Paesi dell’estremo oriente. Così, mentre per le pinne i più grandi acquirenti sono appunto in Oriente (Cina, Hong Kong, Vietnam, Taiwan, Singapore e Malesia), per le carni il primato spetta a Italia, Brasile, Uruguay e Spagna, tutti Paesi nei quali gli ‘errori’ sulle etichette sono molto comuni. Diciture come “squalo”, magari con l’aggiunta della sottolineatura che è stato pescato in mare aperto, sono frequenti, e non significano molto, senza ulteriori chiarimenti. Tra l’altro, la carne di squalo in alcuni Paesi è venduta con denominazioni colloquiali come filetti dell’oceano o skomoro in Sudafrica, cação in Brasile, flake in Australia, rock salmon, huss, rock eel, rigg in Regno Unito e negli Stati Uniti con il termine generico dogfish.

Sarebbe quindi necessario e quindi urgente varare controlli e soprattutto norme più stringenti sulle etichettature, a tutela tanto degli squali quanto dei consumatori.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Ryburn et al. Frontiers in Marine Science

Giallone 03.07.2025 dona ora

pulsante donazione libera 2025

5 2 voti
Vota
5 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
MARIA GRAZIA SARTORI AGGIO
MARIA GRAZIA SARTORI AGGIO
9 Ottobre 2025 13:02

Certamente, come tutti gli altri vostri, è Importante l’articolo sullo squalo, perché oltre alla carne lo squalo è ricercato da moltissimo tempo per la cartilagine. Proprio qualche giorno fa, mi è capitato di assistere, durante la visione di un video, all’appello di un giornalista alla ricerca di cartilagine di squalo che non trovava più facilmente come il solito, in quanto la utilizza da molto tempo. Al riguardo il giornalista riportava l’esistenza di diversi studi scientifici che provano i benefici innegabili nelle terapie mediche. Al che rimasi allibita che questa persona nonostante la capacità intellettuale non non capisse la gravità dell’appello, e non solo sapesse che è specie protetta, ma che non sentisse il senso di illegittimità morale del suo atto.
Perchè, non si tratta solo di intervenire su una specie, e su di un ecosistema dove ogni individuo ha la il proprio posto.
Ma, io sono fruttariana crudista da molto tempo e forse per me è facile cogliere alcune riflessioni, quando altre mi rimangono ancora sconosciute. Ad ogni modo ALI è un’associazione che si occupa della sorte dei crostacei in particolare, e sta facendo una buona battaglia tra il far conosce le questioni giuridiche delle specie marine e la conoscenza in termini di intelligenza e capacità adattative, in modo da senilizzare l’opinione pubblica sugli animali degli oceani, che sono predati e importati dai mercati e arricano nelle nostre tavole.
Vi ringrazio tantissimo per l’impegno.

Azul98
9 Ottobre 2025 16:05

Ogni anno vengono consumati in Italia, 900 tonnellate di carne di squalo, di ogni tipo e provenienza, lo IUNC ha stabilito con la Red List che attualmente lo squalo è al 37% il mako ha ridotto la sua popolazione ittica causa un ipersfruttamento che entro il 2045 lo porterà all’estinzione, uguale sorte per tutte le specie già minacciate per la caccia alle pinne,(Spagna e Oriente tra le prime),non che vada meglio in stati come Islanda e Molti altri, dove lo squalo è considerato sia per le sue doti cosmetiche,che per l’elevato consumo della sua carne, che lo stanno mettendo in seria difficoltà di sopravvivenza, con reti a strascico, e pesca illegale,un pesce tra i più importanti regolatori del mare da oltre 450 mila anni, cosa andremo incontro nessuno sa quantificarlo,ma sarà un problema talmente enorme che se non si ferma porterà ad uno squilibrio degli oceani e dei mari,dato che è rimasto l’unico tra i grandi predatori e specie che sono vitali per la salute dei nostri mari, nonostante una pesca fuorilegge che non si ferma davanti a nessuna moratoria internazionale, lo squalo lo abbiamo nei nostri piatti a nostra insaputa, con nomi a volte di fantasia o ambigui per non destare sospetti a chi effettua controlli, mentre sta scomparendo tra reti metalliche e tagliato su pescherecci abusivi,sia in Oriente che in Occidente ogni giorno.

Azul98
9 Ottobre 2025 17:35

Sono in contatto con l’Australial Marine Conservations, non so quante ne stanno combinando per uccidere gli squali,e mantenerli ancora in grado di riprodursi,in un mare che che diventato la loro trappola tra reti e pesca illegale, reti a strascico, traffico di pinne in paesi esteri, cioè esotici e occidentali, e pescherecci dove avviene la mattanza di una specie che è essenziale per la regolazione della vita dei nostri mari.

Angela De Cesare
Angela De Cesare
9 Ottobre 2025 19:14

E’ vergognoso pensare che le persone vogliano mangiare la carne di un animale di cui si prospetta il pericolo di estinzione ! Mangiate pesci piccoli, per favore.

Azul98
9 Ottobre 2025 23:42

Gli Squali si sa che è sono da tanto nella Red List di IUNC,essendo a rischio di estinzione per la pesca che è da anni usata per le pinne, per esempio gli squali più piccoli dopo il taglio vengono gettati in mare perché non hanno valore commerciale, non importa nulla se sarà la loro morte,il declino degli squali pescati in ogni modo,e uccisi con ogni sistema,è una questione di reddito su un animale fondamentale per la vita del mare,in molti supermercati, ristoranti è venduto con nomi non chiari,che sia ciò che si vuole, che venga da qualsiasi parte del mondo, non sapendo che si sta consumando una situazione talmente grave che nessuno può quantificare la sua portata se si estingueranno,il loro consumo è aumentato come è scritto, e si vede in molti filmati denuncia, in tutto il Mondo, la desertificazione della fauna marina che da molti anni viene attuata,avrà un effetto sulla vita umana che sarà incalcolabile.