Entro il 2025 il consumo di carne in Nord America ed Europa raggiungerà un picco dopo il quale il suo declino sarà inarrestabile, e rapido. Via via la carne che arriva dagli allevamenti sarà infatti sostituita da quella coltivata, dai surrogati a base vegetale e dai prodotti derivati da lieviti e altri microrganismi.
La previsione sembra futuristica, ma secondo il rapporto appena pubblicato da Boston Consulting Group (BCG) e Blue Horizon Corporation non lo è affatto. Al contrario, anche se spesso vengono usati toni ipotetici per affrontare l’argomento, le persone reali sono già molto ben disposte verso tutto quello che può consentire di abbandonare la carne da allevamento, e lo stanno facendo sempre più spesso, sia per contribuire a contenere gli effetti sul clima, sia per preservare la propria salute evitando gli eccessi cui si erano abituate. Il documento, che è stato elaborato in seguito a dettagliate interviste con oltre 40 esperti e a indagini tra aziende e investitori, contiene molte altre previsioni interessanti.
Per esempio, si stima che i prezzi delle alternative a base vegetale saranno sovrapponibili a quelli della carne tradizionale entro il 2023, e che nove piatti su dieci tra quelli più diffusi a livello globale, come gli spaghetti bolognese, realizzati con carne macinata, avranno sostituti più che realistici entro il 2035. Per i tagli come la bistecca, forse, ci vorrà un po’ più di tempo, ma non molto. Sempre entro il 2035, le alternative rappresenteranno l’11% del mercato della carne (oggi sono il 2%) ma, secondo alcuni, potrebbero arrivare fino al 22%, se ci sarà una spinta a livello istituzionale, ad esempio con carbon tax sugli alimenti più impattanti.
Se in 15 anni i sostituti raggiungeranno anche solo l’11% del mercato, inoltre, si sarà evitato di immettere un miliardo di tonnellate di CO2 equivalente in atmosfera. Anche con le stime più conservative, a quel punto il girò d’affari raggiungerà i 290 miliardi di dollari. Per la prima volta nella storia – si legge ancora – l’umanità diminuirà il consumo di carne, e questo è il risultato.
Il rapporto non è il primo a delineare questo tipo di scenario: nel 2019 un altro studio prevedeva che entro il 2040 la maggior parte della carne non sarebbe arrivata da allevamenti e macelli, ma da altre fonti. In particolare, si prevede che nel 2035 due terzi delle alternative saranno vegetali, un quinto da lieviti e il 10% da carne coltivata.
Una conferma dei sentimenti dell’opinione pubblica è giunta, nelle stesse ore, da un sondaggio condotto dall’Università di Bath, nel Regno Unito, su mille cittadini belgi. Come riportato su Appetite, la percentuale di persone che si ritengono soddisfatte dai surrogati vegetali della carne è passata dal 44% del 2019 al 51% del 2020. La quota di cittadini pronta a consumare quella coltivata quando sarà disponibile è invece stabile, attorno al 40%. Le donne sembrano preferire i sostituti vegetali, gli uomini la carne coltivata, e i giovani sono ben predisposti verso entrambi i prodotti. Tutto ciò spiega anche l’aumento degli investimenti: secondo il Good Food Institute statunitense, nel 2020 hanno raggiunto e superato la cifra record di 3 miliardi di dollari.
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[sostieni]
Giornalista scientifica
L’Europa ha finanziato gli allevamenti intensivi per altri 7 anni. Se non verranno bloccati i lunghi viaggi, da una nazione all’altra, affollati di poveri animali stremati dalla fatica e magari malati, nessuno Stato europeo dovrà più sentirsi al sicuro da nuove pandemie virali… I virus potrebbero stare già viaggiando oltre frontiera..
Provate a sostituire la carne animale con gli Hamburger o le cotolette vegetali… Scegliere possibilmente “Made in Italy” , così si investe sull’Italia..
se l’alternativa è la soia, al momento ci sono pareri contrastanti dei nutrizionisti per alcuni elementi contenuti
L’articolo mi lascia molto perplesso, mi sembra esprima più un desiderio dell’estensore che un dato di fatto. Comunque, per questione di età, io non ci sarò a vedere quell’obbrobrio annunciato di ragù alla bolognese senza carne macinata: povere generazioni future…
Incentivi economici e sgravi fiscali dovrebbero andare unicamente a chi coltiva prodotti vegetali per l’alimentazione umana, e alle aziende di trasformazione di tali prodotti possibilmente biologici e con confezionamenti eco-compatibili. Questa è l’unica via che mette insieme etica, sostenibilità ambientale e salute.
Tanta euforia che il tempo dirà se ha ragione di essere. Al di là delle proprietà organolettiche di un prodotto sintetico ancora tutte da verificare. Sarebbe da capire cosa comporta in termini reali di impatto la produzione in larga scala di miliardi di tonnellate di un prodotto che avrebbe bisogno comunque di ampie superfici, immagino edificate per essere realizzato. Qualcuno meno inebbriato da tali novità ha iniziato ha fare qualche calcolo. Parrebbe che la produzione di tale “prodotto” comporterebbe elevate emissioni di CO2 che si accumula per millenni a differenza del metano degli allevamenti che rimane in atmosfera una decina di anni.
alligna anche il dubbio che la produzione di tale “alimento” risulterebbe un grosso affare, come sempre, per multinazionali produttrici. Difficile comunque pensare a un prodotto tipico DOP realizzato con un prodotto di sintesi- Il tempo dirà se si tratta di modo odi qualcosa di più concreto e apprezzato dall’umanità
Le multinazionali si stanno buttando a corpo morto sui “sostituiti” della carne, e questo dovrebbe già da solo farci aprire gli occhi su quali siano i veri interessi in gioco, non certo l’ecologia o la carbon print.
Semplicemente stanno preparando i consumatori a scegliere i loro prodotti ricorrendo alla pubblicità occulta che cavalca un problema reale, in modo che il consumatore si convinca che le loro scelte siano le sue e siano spontanee, e le migliori per il pianeta.
Lo abbiamo appena visto con le auto elettriche, prima di Greta Tumberg erano solo un giocattolo prodotto in un numero risibile di esemplari, acquistati da chi si poteva permettere una seconda auto da dimenticare ferma per ore nel box attaccata alla presa.
Un millisecondo dopo il fenomeno Greta “inspiegabilmente” tutte le case automobilistiche avevano già in produzione e in vendita, pronte a invadere il mercato, complete gamme di veicoli elettrici di ogni tipo, dalla supersportiva al SUV semicingolato.
Che inoltre risolveranno tutti, ma proprio tutti, i problemi ecologici e climatici dell’intero universo creato, e anche di un paio di universi paralleli… come se produrre auto elettriche avesse impatto zero, e la corrente piovesse dal cielo.
Ma certamente è solo un caso.
Le persone normali, che di auto è già tanto se se ne possono permettere una sola, aspetteranno come minimo che la ricarica si possa fare in minuti, come col carburante, e non in ore fermi alla piazzola.
E continueranno a badare al costo iniziale, che mi pare utopia sperare che scenda al livello delle auto normali; tra l’altro nulla si sa dei costi e tempi di riparazione dei guasti, l’impatto dello smaltimento delle batterie e tutto ciò che è collegato a una nuova tecnologia diffusa in milionidi esemplari.
Il risparmio sulla corrente, poi, è utopistico e irrealistico che resti agli attuali livelli perché verrà ovviamente a costare quanto, e forse più, della benzina non appena sarà diventato il carburante unico obbligatorio e quindi tassabile a volontà.
Pannelli solari sul tetto per farci da noi la corrente? Con quali superfici, e quali costi? E invece di tenere ferma l’auto di notte per caricarla la terremo ferma di giorno, quando invece dovremmo poterla usare?
Ora sostituite ad “auto elettrica” “cibo verde” e vi accorgerete che anche in questo caso è in atto una efficacissima manipolazione dei consumatori, tanto per cambiare… da domani tutti fermi in coda (ma sull’elettrica eh…) a rimpinzarci di cibi ultratrasformati (ma verdi eh…).
non vedo l’ora
Ho visto ingredienti dei vegetali ma siamo sicuri che sono meglio tutti grassi strani olio di palma o di cocco.Qui bisogna mettersi in testa che il mondo non è più per tutti. Siamo noi i primi animali da abbattere.
I consumatori di carne di infima qualità la sostituiranno con surrogati di infima qualità.
Noi mangiatori di alimenti di qualità, carne inclusa, continueremo ovviamente a farlo.
Ah, ovviamente ai produttori di surrogati della carne non interessa nulla della salute della gente, a loro interessa vendere, renderanno quindi appetibili i loro prodotti con la stessa attuale strategia: zuccheri, grassi, aromi.
La carne surrogata verrà venduta sottoforma di alimento ultra processato (ma come: non facevano malissimo gli alimenti ultra processati? Se sono green tutto ok?).
Morale della favola: la carne coltivata magnatela pure voi, e buon appetito.
Finalmente una buona notizia, con dei dati di fatto che segnalano che ci sarà obbligatoriamente a breve una battuta d’arresto per questo consumo. Forse molti stanno prendendo coscienza che il consumo continuo di carne, affettati e tutti i derivati sono dannosi per la salute oltre che per l’ambiente.
Le aziende del settore stanno accusando questo calo di fatturato e alcune si stanno già rivolgendo al mercato alternativo con sostituti della carne.
Una volta l’alternativa vegetale era vista come un piatto senza sapore, oggi sono stati resi molto più appetibili, ma molto sta a noi essere creativi in cucina ed esaltarli nel cucinarli con fantasia e varianti di ingredienti, proprio come si cucina la carne.