Carne di cavallo: Ikea ritira polpette in Italia e in 15 Paesi. Oltre 180 prodotti coinvolti in Europa. Terzo caso a Verona. Controlli inesistenti
Carne di cavallo: Ikea ritira polpette in Italia e in 15 Paesi. Oltre 180 prodotti coinvolti in Europa. Terzo caso a Verona. Controlli inesistenti
Roberto La Pira 25 Febbraio 2013Ikea ritira da 15 Paesi europei le polpette surgelate in vendita in confezioni da 1 kg dopo il ritrovamento da parte delle autorità della Repubblica Ceca di carne di cavallo.
La decisione interessa oltre che l’Italia anche Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Francia, Gran Bretagna, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Cipro, Grecia e Irlanda, così come la Svezia e la Danimarca. L’annuncio è stato dato dalla portavoce gruppo, Ylva Magnusson precisando che i controlli interni non hanno mostrato tracce di carne di cavallo nelle polpette e sono in corso ulteriori accertamenti.
Nel frattempo i prodotti ritirati dal mercato dalle varie aziende e catene di supermercati sono arrivati a 186. L’elenco aggionato al 26 febbraio è proposto nel sito eFoodAlert di Phillys Entis e comprende anche le polpette Ikea, il secondo caso di cannelloni riscontrato in Spagna e il terzo caso italiano (le “Lasagne alla Bolognese” distribuite in un supermercato a Verona, lotto n. 10213 con scadenza al 30 marzo, prodotte e confezionate dalla ditta Eurochef Italia s.r.l.). Come si vede la questione della carne di cavallo è tutt’altro che superata.
In Italia il Ministero della salute continua a diffondere comunicati dove annuncia l’intervento dei Nas ma c’è un aspetto che non viene segnalato e riguarda la quasi totale mancanza di controlli precedenti in Europa e in Italia. Come abbiamo già detto nel nostro Paese, considerato tra i più attenti in materia di controlli veterinari, le analisi sulla carne di cavallo sono iniziate nel 2012. Il piano prevedeva il prelevamento di sieroplasma su animali vivi, per verificare l’assenza di trattamenti con farmaci veterinari vietati. Oltre a ciò si doveva esaminare la carne fresca di cavalli macellati alla ricerca di 15 sostanze sospette, tra cui il fenilbutazone utilizzato come indicatore di trattamenti per i cavalli da corsa.
La realtà è che sono state effettuate 200 analisi complessivamente (!) su tutte le specie animali. In altre parole saranno stati analizzati 20 cavalli circa a fronte dei 60 mila macellati ogni anno, e non sono emerse irregolarità. Come si vede l’aspetto dei controlli ufficiali lascia molto a desiderare.
Anche nelle aziende nessuno faceva analisi sulla carne tritata bovina per verificare la presenza di carne di cavallo. Si tratta di prove che non rientrano nella routine dei controlli perchè la carne equina è più costosa rispetto a quella di manzo. In questa situazione si può facilmente ipotizzare che grossi quantitativi di carne di cavallo di origine fraudolenta (compresi animali sportivi a fine carriera che non devono finire nella filiera alimentare) siano invece stati macellati e finiti nelle lasagne, tortellini, hamburger e polpette di mezza Europa.
Adesso i laboratori degli Istituti zooprofilattici stanno realizzando analisi sui prodotti in commercio e i primi riscontri si notano. L’aspetto paradossale di questa storia è che le altre 500 analisi da fare in Italia decise da Bruxelles alla ricerca del fenilbutazone nella carne di cavallo, verranno condotte sulla carne macellata. Vuol dire che bisogna intercettare qualche cavallo del circuito illegale spedito al macello in questi giorni. Forse capiterà ma è probabile che il circuito illegale dei cavallari sapendo che per la prima volta in Italia e in Europa sono in corso analisi a tappeto adotti qualche precauzione. Forse sarebbe stato meglio ricercare il fenilbutazone nei prodotti pronti sul mercato provenienti da carne macellate prima dello scandalo.
Roberto La Pira
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In allegato un articolo di Corrado Giannone sugli enti che fanno analisi alimentari in Italia.
Photo: Photos.com
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Caro Roberto,
ammesso che la carne di cavallo venduta per bovina (o mischiata con essa) non costituisca un problema di sicurezza alimentare, emerge tuttavia una discrepanza tra quanto emerge e i principi dichiarati da vari grandi gruppi in tema di benessere animale.
Se non si é in grado di verificare neppure l’identità della specie da cui i prodotti di origine animale provengono, come si può affermare l’idoneità dei controlli sulla filiera di produzione, per quanto attiene al rispetto dei criteri a presidio del benessere di (quali) animali?
non mi meraviglia il numero esiguo di controlli: secondo voi un veterinario della ASL tra un bel negozione della grande distribuzione e un allevamento o un macello dove va? secondo me va nel negozione, dove lavora tranquillo, qualcosina trova per forza, tipo un termometro che segnala male la temperatura. Posso sbagliarmi, la mia è una opinione, ma temo che i tanti controlli che vantiamo in Italia siano molto concentrati sulla parte relativamente più sicura della filiera, vale a dire il grande distributore. Sono di parte, è vero, ma anche per questo vedo bene questo stato di cose. Un saluto
Probabilmente non sai come funzionano i controlli della sorveglianza veterinaria dell’asl. A parte il fatto che differiscono da regione a regione posso dirti quello che avviene in Toscana. Innanzitutto i controlli presso i supermercati non vengono fatti da veterinari ma dai NAS; la sorveglianza veterinaria viene invece effettuata presso macelli ed allevamenti per verificare la regolarità e la conformità alle normative. Il problema è che la sorveglianza straordinaria che insorge a seguito del rilevamento di una problematica (come in questo caso) avviene a posteriori….diverso sarebbe se la legge prevedesse controlli stringenti sulla carne di cavallo. Ad esempio quando è stato rilevato il problema della Blue Tongue sono stati fatti dei prelievi sierologici e dei controlli attivi, ma dopo che si era verificata l’emergenza.
Nel caso della carne di cavallo dubito che se la legge non prevede dei controlli specifici possa esser fatto molto. E’ vero che ci sono delle reti di epidemiosorveglianza ma basate sulla ricerca di problematiche a seconda della normativa regionale, statale ed europea e sulla carne di cavallo anche l’Europa è parecchio indietro. I controlli sugli alimenti spettano invece al Ministero ed esulano dalla sorveglianza veterinaria.
Allora, il fatto che “…i controlli c/o i supermencati vengono eseguiti dai nas e non dai veterinari…”, come pure che “…i controlli sugli alimenti spettano invece al Ministero ed esulano dalla sorveglianza veterinaria…” sono affermazioni tecnicamente scorrette e del tutto prive di fondamento.
Tra l’altro i veterinari ASL che si occupano del controllo delle derrate di origine animale sono a tutti gli effetti di legge Ufficiali di Polizia Giudiziaria è come tali anche ad essi compete segnalare all’Autorità Giudiziaria presunte “frodi in commercio”.
Comunque, l’alessandro di cui al post del 26-02 (ndr non il sottoscritto) può stare relativamente tranquillo di norma avviene l’esatto contrario di ciò che da lui è supposto.
i controlli sono pochi perchè il personale ASL è totalmente insufficiente, vi ricordo che non esistono soltanto i veterinari, ma ci sono anche i “tecnici della prevenzione” deputati a fare i controlli…purtroppo la mia categoria è poco rappresentata all’interno delle ASL e la popolazione neanche sa che esistiamo..
I controlli da parte dei veterinari (buoni o meno) sono fatti sul 100% degli animali macellati (almeno per le grandi specie) e non a campione, come invece avviene “a valle” della lavorazione, quindi direi che non si può dire che i controlli sono concentrati sulla parte sicura della filiera. Da anni ormai le ASL hanno organizzato i controlli sulle aziende alimentari sulla base dell’analisi del rischio che quella produzione comporta.
Piuttosto credo che si continui a far confusione tra la questione del miscelare fraudolentemente carni di specie diverse senza dichiararle in etichetta, con il fatto di utilizzare carni di animali che non possono essere utilizzati per l’alimentazione o con residui di farmaci superiori ai limiti. Le lasagne avrebbero potuto essere prodotte con sola carne di cavallo (100%), ma questo non toglie che queste avrebbero potuto essere “tagliate” con carni non idonee.
Tra l’altro si tratta di carne macellata all’estero e soprattutto in paesi dell’est dove la sorveglianza è poco attenta.
Per evitare queste problematiche secondo me bisognerebbe che la legge prevedesse l’obbligo da parte delle aziende di effettuare analisi a campione sulla carne acquistata….
caro mauro, non ho citato il dottor la pira: i dati sui controlli erano infatti appena poche righe sopra, nel suo articolo parlava, almeno riguardo la ricerca delle sostanze nella carne dei cavalli macellati di 200, ripeto duecento controlli! un saluto.
ciao benedetta, come ho detto sono di parte, ma sono anche di prevalenza lavorativa toscana! la chiudo qui, sono del settore e non posso e voglio sbilanciarmi, ma credimi, i controlli di questa natura sono titolati a farli, nei supermercati, almeno 7 o 8 enti diversi, parlo solo delle carni fresche. tra questi il servizio veterinario della ASL, e i NAS, certo.
scusa e chi sarebbero gli altri 4 o 5 enti?oltre alla ASL e raramente, si spera, i NAS?
Ci sono almeno altri 10 enti che fanno controlli, Corpo Forestale dello stato, Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agro-alimentari , l’Arpa.. allego in nota un bellissimo articolo scritto da Corrado Giannone sulla rivista Ristorando nel 2008 che illustra bene la situazione.
> “Forse sarebbe stato meglio ricercare il fenilbutazone nei prodotti pronti sul mercato provenienti da carne macellate prima dello scandalo”.
Se supponiamo, che l’ipotetico prodotto pronto da analizzare contiene carne di equino in percentuale relativamente ridotta – se non estremamente ridotta-, che la massa di carne equina utilizzata nello stabilimento di trasformazione è la sommatoria di una quantità indefinita di cavalli, che nella peggiore delle ipotesi – più o meno verosimile – questa “quantità” è composta di cavalli frutto di macellazione legali come pure illegali, che solo una parte di questi possano avere superato i cosiddetti Limiti Massimi Residuali (per mancato rispetto del periodo di sospensione previsto per un non meglio precisato principio attivo, per quella ben determinata formulazione farmaceutica), tenuto conto che lo “zero analitico” non corrisponde ad assenza della sostanza incriminata, in quanto qualsiasi metodica analitica ha un suo limite di rilevazione, la possibilità di constatare in prodotto pronto una sostanza, quale il fenilbutazone, usata impropriamente/fraudolentemente in un singolo cavallo, od in più soggetti costituenti la partita di carne macinata poi facente parte del prodotto , è oggettivamente ridotta al lumicino, eufemisticamente scrivendo.