deforestazione disboscamento ambiente sostenibilità Deforestazione: tagliare gli alberi e bruciare le foreste a favore dell'agricoltura, tattiche di "slash and burn", come si è visto nella giungla amazzonica e nella foresta pluviale del Brasile.

JBS è la più grande azienda al mondo di lavorazione di carne. Fondata nel 1953 a San Paolo in Brasile, da allora ha aperto stabilimenti in tutto il mondo raggiungendo una capacità giornaliera di macellazione di oltre 50.000 animali e un fatturato di 30 miliardi di euro. In Italia è proprietaria del famoso marchio Rigamonti, azienda valtellinese specializzata in bresaole, attraverso la quale nel 2021 ha acquistato King’s Group, leader di mercato nella produzione del prosciutto di San Daniele D.O.P. e del prosciutto di Parma D.O.P. Con questo investimento di 82 milioni di euro, JBS è entrata in possesso di quattro stabilimenti italiani tra Parma, Vicenza e Udine. Quest’enorme azienda porta con sé, oltre a grandi guadagni, importanti implicazioni a livello ambientale, che, come spesso accade, vengono nascoste con pratiche di greenwashing.

Nel 2024 la procuratrice generale di New York ha tentato una causa accusando la società di fuorviare i consumatori con i suoi obiettivi climatici nel tentativo di aumentare le vendite. Il gruppo JBS, infatti, ha più volte ribadito il suo impegno a ridurre le emissioni di gas serra affermando che sarà un’azienda a emissioni zero entro il 2040, dichiarazione che lascia intendere di essere sulla buona strada benché i dati dimostrino il contrario. Ma i problemi per JBS non sono finiti qui.

Il gruppo di macellai e amici lavora in un macello e taglia carne cruda
JBS è la più grande azienda al mondo di lavorazione di carne con un fatturato di 30 miliardi di euro

Una nuova inchiesta contro JBS

La multinazionale della carne non riuscirà a rispettare la sua promessa di una filiera priva di legami con la deforestazione dell’Amazzonia entro la fine del 2025. Questo è quello che viene denunciato nell’inchiesta condotta da un team di giornalisti di The Guardian, Unearthed e Repórter Brasil che ha intervistato più di 35 persone tra allevatori e leader sindacali del Pará e della Rôndonia (Stati che si trovano nella regione Nord del Brasile).

Sebbene JBS avesse dichiarato il suo impegno a registrare tutti i fornitori diretti e indiretti al fine di garantire che il bestiame acquistato non fosse allevato su terreni disboscati illegalmente, è diffusa l’incredulità sulla capacità dell’azienda di raggiungere l’obiettivo. I principali ostacoli evidenziati sono le difficoltà tecniche – mancano le infrastrutture e le tecnologie necessarie al tracciamento –, le incertezze sulla proprietà fondiaria dato che molte terre sono occupate illegalmente e il “riciclaggio di bestiame”, cioè il ricorso a intermediari per “ripulire” la provenienza della carne.

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La procuratrice generale di New York accusa JBS di fuorviare i consumatori con i suoi obiettivi climatici nel tentativo di aumentare le vendite

Leggi e scappatoie

Diversi produttori hanno anche previsto che i nuovi sistemi di rintracciamento porteranno ad altre scappatoie che, per esempio, potrebbero prevedere la macellazione del bestiame altrove e la vendita della carne a basso prezzo a JBS. Per ora, infatti, il sistema funziona così: JBS compra gli animali dagli allevatori, li macella e poi distribuisce la carne in tutto il mondo. La risposta della multinazionale non si è fatta però attendere: JBS ha respinto le critiche sostenendo di aver già registrato oltre l’80% dei suoi acquisti annuali su una piattaforma trasparente basata su tecnologia blockchain. Quel che è certo è che la produzione di carne bovina rappresenta la principale causa di disboscamento: per fare spazio agli allevamenti si procede spesso all’abbattimento degli alberi e agli incendi della vegetazione tanto che gli scienziati hanno avvertito che l’Amazzonia si sta avvicinando a un punto di non ritorno.

La zootecnia in Italia

L’allevamento intensivo di bestiame mostra le sue criticità anche in Italia soprattutto in Pianura Padana. In Lombardia, per esempio, di tutto il PM10 oltre il 50% è causato da composti di ammoniaca, il gas rilasciato da liquami zootecnici e campi troppo intensamente fertilizzati con urea e letame. L’aumento di ammoniaca porta a incrementare il livello di particolato secondario e quindi lo smog nell’aria. Come sottolineato da Legambiente Lombardia, ad aggravare la situazione c’è anche la concentrazione di capi di bestiame per ettaro: il Lombardia l’intensità di allevamento si colloca ai vertici europei nel confronto con tutte le altre regioni. Il territorio, infatti, ospita il 25% dei bovini e il 50% dei suini italiani. A questo si aggiunge l’aggravante che, rispetto ad altri settori in cui è stato fatto tanto per ridurre le emissioni, in quello zootecnico gli sforzi rimangono insufficienti.

Il dato per la Lombardia attesta che negli ultimi 20 anni le emissioni di ammoniaca di fonte agricola si sono ridotte solo del 7%, mentre quelle di altri inquinanti generati da tutti i comparti produttivi si sono pressoché dimezzate. Una simile valutazione si può ampliare al resto del territorio italiano. Secondo uno studio di Greenpeace Italia, in collaborazione con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), dal 1990 al 2018, la percentuale di polveri sottili prodotte dagli allevamenti non è mai diminuita, anzi ha continuato a crescere ed è passata dal 7% negli anni ’90 al 17% nel 2018. È invece dalla ricerca pubblicata su Environmental Impact Assessment che possiamo apprendere come sia l’allevamento intensivo di bovini ad avere maggiori ripercussioni sull’ambiente.

I bovini da carne

Secondo questa analisi, un aumento di 1000 unità di bestiame, corrispondente all’1% della popolazione media di bovini in Lombardia, provoca un aumento giornaliero importante delle concentrazioni di ammoniaca e polveri sottili: +0,26 microgrammi su metro cubo per l’ammoniaca e +0,29 microgrammi su metro cubo per il PM10. Come nel caso del Brasile, anche alle nostre latitudini il cambiamento non sembra però essere all’orizzonte. Al netto dei dati appena citati, lo scorso anno l’Unione Europea ha approvato una nuova direttiva sulle emissioni industriali, che fissa livelli più stringenti anche per gli allevamenti intensivi tenendo però fuori proprio quelli di bovini la cui inclusione sarà valutata a partire dal 2026. Una “dimenticanza” non da poco.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

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Tonino Riccardi
Tonino Riccardi
5 Maggio 2025 16:36

30 miliardi di fatturato. Impossibile combattere !

Federico
Federico
Reply to  Tonino Riccardi
6 Maggio 2025 17:32

Concordo perfettamente con il signor Tonino. Come è impossibile combattere contro Organismi di certificazione che hanno in carnet 60 prodotti DOP ed IGP o Consorzi di tutela la cui filiera genera un giro di affari di tot milioni di euro. I piccoli possono anche essere bastonati…

Fernando Boccia
Fernando Boccia
6 Maggio 2025 17:43

Articolo descrittivo, con dati accurati , non molto approfondito ma che fa capire l’enorme potenza della JBS, sono stato da quelle parti nel 1993 e ancora non eravamo a questi livelli, ora la foresta Amazzonica è in reale pericolo è un documentario tra l’altro italiano molto bello e visibili gratuitamente in rete racconta e approfondisce alcune cose dette nell’articolo,parliamo di Deforestazione Made in Italy di Francesco De Augustinis che insieme a Soyalism di Liberti & Parenti danno una descrizione veramente puntuale della distruzione che stiamo compiendo in Amazzonia. L’unico appunto che posso farvi è il non schierarvi apertamente e non dare soluzioni, ovvero basterebbe dire che una dieta plant based ridurrebbe del 90% le emissioni di gas serra e risparmierebbe sicuramente il polmone della terra, PS per inciso la maggior parte dell’ossigeno lo producono le alghe verde-azzurrea anche lì stiamo distruggendo tutto creando appunto con l’uso indiscriminato di fertilizzanti concimi e diserbanti delle zone morte in vari punti degli oceano di tutto il mondo!

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Azul98
20 Maggio 2025 11:45

La JBS è il più grande produttore di carne al mondo, perché gli è consentito di dai garimperòs e la mafia locale che usa ogni metodo pur di distruggere e deforestare la foresta amazzonica,se si pensa che ogni giorno si perdono 3 ettari, per fare posto ad allevamenti che hanno portato al punto ridurre ampie aree a savana,dove prima c’era una delle più belle foreste pluviali del mondo, ma da chi vengono i soldi per tutto questo:Banche, e molto potenti, che vogliono da ancora circa 30 anni fare delle grandi foreste fonti di profitto,lobby ogm:il sacrificio del serrado fu il primo passo verso una deforestazione che non si è mai fermata,tutto sta bruciando,i nativi o indios vengono massacrati nelle loro terre,erano molto numerosi ormai sono ridotti a un numero esiguo,tra avvelenamento del terreno che gli animali stessi usano, una catastrofe che tutti vogliono, sotto la complicità dei Capi di stato Mondiali,Bolsonaro che ha un potere enorme,le multinazionali come JBS Che l’Ibama,non sa più cosa fare,risultato dove prima c’erano fiumi e la più bella foresta pluviale del mondo ora restano che ceppi fumanti e carne al pascolo pronta al macello.

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