Carne coltivata da Singapore al Regno Unito passando per la Francia? Per la prima volta una start up europea, la francese Vital Meat, che nello scorso mese di gennaio aveva già inoltrato la domanda alla Singapore Food Agency, ha chiesto l’autorizzazione alla commercializzazione della sua carne di pollo coltivata nel continente europeo. Per lo sbarco in Europa non si è rivolta all’EFSA, bensì all’agenzia regolatoria del Regno Unito, la Food Standard Agency. Il perché di questa scelta è illustrato in un articolo di Food Navigator, che aiuta anche a capire a che punto sia l’iter normativo nel vecchio continente.
Carne coltivata e approvazione
Innanzitutto, va precisato che la carne coltivata di Vital Meat non è pensata per essere utilizzata così com’è, ma per andare a costituire ibridi a base vegetale. Per essere approvata dovrà rispondere a criteri quali la totale sicurezza e stabilità delle linee cellulari; la sicurezza per la salute umana, accertata con test che verifichino l’eventuale allergenicità, e informazioni chiare sui mezzi di coltura; il rispetto delle buone regole di produzione per l’intero processo e altro.
Ciò comporta studi anche di genomica e test di tossicità, e il processo è quindi costoso, oltreché piuttosto lungo. I requisiti chiesti nel Regno Unito sono molto simili a quelli necessari a Singapore, con qualche differenza sostanziale: il tempo massimo affinché la SFA dia una risposta a Singapore è di un anno, mentre quello indicato dalla UK FSA è di due. Inoltre, nel paese asiatico i protocolli non sono predefiniti: l’agenzia accetta regole come quelle dell’EFSA, o il sistema degli Stati Uniti per gli alimenti considerati sicuri (il GRAS o Generally Recognized As Safe), anche se chiede comunque il rispetto dei propri standard per i Novel Foods e i Novel Ingredients, già validi, per esempio, per ingredienti e alimenti ottenuti per fermentazione nei lieviti.
Dal Regno Unito all’Europa
Il Regno Unito ha mantenuto gran parte dei regolamenti alimentari europei come quello sui Novel Foods e le indicazioni dell’EFSA, con qualche piccola differenza. Per esempio, i test si devono ripetere su tre lotti e non su cinque, come accade in Europa, ma per alcuni aspetti come le norme sugli additivi hanno varato protocolli propri.
L’opinione dei due fondatori di Vital Meat, Frederick Grimaud ed Etienne Duthoit, è che, una volta ricevuto il via libera nel Regno Unito, ottenere quello europeo non dovrebbe essere troppo complicato o lungo. In più, secondo loro, l’atteggiamento degli inglesi potrebbe essere più aperto nei confronti della carne coltivata, sia perché il legame con il cibo è più laico, sia perché la sensibilità nei confronti del benessere animale e dell’impatto degli allevamenti sul clima è molto elevata.
L’opinione degli europei
Per quanto possa sembrare un aspetto secondario, il sentimento generale verso la carne coltivata è quello che potrebbe fare la differenza tra l’accettazione, e quindi il successo, e il fallimento. E la situazione in Europa, al momento, è abbastanza buona, anche se fluida. ProVeg International ha effettuato un sondaggio su 7.500 cittadini di diversi Paesi europei, per verificare le ragioni di chi ha fiducia nei sostituti vegetali della carne, nelle carni coltivate, nelle alghe, così come quelle di chi è contrario.
In base alle risposte, il 46% dei consumatori oggi ha più fiducia in questi prodotti rispetto al 2021 (anni dell’ultima indagine analoga), ma il 39% ancora non si fida, soprattutto per questioni legate alla sicurezza, mentre nel sondaggio precedente la principale opposizione era quella relativa al costo.
Andando poi a verificare le priorità, l’indagine ha svelato che il 47% degli intervistati considera la tracciabilità come importante, ma una percentuale superiore, pari al 57%, pensa che il primo fattore sia la sicurezza, e il 56% la chiarezza di quanto riportato in etichetta.
Carne e consumi
Per quanto riguarda la carne coltivata, la fiducia sta crescendo e, per esempio, gli europei sono più favorevoli a esse che alle alghe, che pure, al contrario delle prime, sono in vendita da decenni anche in occidente, sia pure in mercati limitati, e sono consumate dall’umanità fino dal suo esordio sulla Terra.
Infine, più di un europeo su due sta diminuendo il proprio consumo di carne, il 57% mangia legumi almeno una volta alla settimana, il 28% consuma sostituti vegetali della carne regolarmente, il 17% sostituti con legumi, con una tendenza all’aumento rispetto all’ultima rilevazione. Il cambiamento è quindi in atto, e le carni coltivate potrebbero farne parte.
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Giornalista scientifica
Per il popolino farine di insetti, carne coltivata, latte sintetico ecc. Mentre mister facebook ha iniziato con un allevamento di manzi selezionati che avrà una alimentazione a base di farina di nodi e birra. Perché loro si potranno permettere la vera bistecca, al popolo stanno facendo il lavaggio al cervello perché quella coltivata farà bene e non avrà controindicazioni.
Siamo ancora lontani anni-luce da questo scenario da film futuristico, comunque sarà bene sorvegliare sulle intenzioni, perché in effetti la società in cui viviamo tende ad estremizzare il divario tra ricchi e poveri in tutti i campi.
Scusi ma il ‘popolino ‘ a me sembra lei che lo impersona perfettamente. Indifferente alla sofferenza animale , classista stile ’68 e complottista quanto basta .
E’ vero che le alghe sono consumate fin dalla notte dei tempi, specie da alcuni popoli orientali, ma da noi non fanno certo parte della cultura alimentare. Ergo, senza obblighi e imposizioni di qualunque natura, chi vuole se le mangia. Per la carne sintetica il discorso è diverso: le lobbies delle alghe pare non siano mai esistite ma sulla carne in provetta pare girino interessi da capogiro
Si’ perche’ il mercato della carne ed altro ( vedi Coldiretti che sabota tutto cio’ che non le aggrada , addirittura a livello ministeriale) non fa pressioni , vero ??? non condiziona , vero ? Ma per favore …
Tra le varie lobbies circolanti nel settore economico-finanziario e pure alimentare del pianeta le confesso che Coldiretti è quella che mi preoccupa meno (ho detto preoccupa meno).
Invece il pomodoro è originario del continente europeo, vero? E il mais? E la patata?
Ho detto che non rientrano nella nostra cultura alimentare pensando al loro utilizzo culinario e di preferenza in termini di scelta alimentare e non che non debbano essere consumate perchè non autocotone.
Sono favorevole alla innovazione in campo alimentare, purché si rispettino requisiti scientifici di sicurezza. Non credo che la UK FSA offra garanzie di indipendenza, competenza scientifica e tutela delle/dei cittadini/e superiori a quelle di EFSA, anzi. E’una strategia di ingresso nel mercato europeo legittima da parte dell’industria, ma mi attendo che EFSA -quando sarà il suo turno- vigili sulla effettiva qualità scientifica dei dati e della valutazione