Lo scandalo della carne di cavallo aggiunta in modo fraudolento a lasagne, spaghetti alla bolognese, tortellini, ravioli, hamburger ha coinvolto 20 Paesi. I prodotti ritirati dal mercato il 26 febbraio erano oltre 180 e nell’elenco troviamo sia nomi di grandi aziende alimentari, sia le insegne delle principali catene di supermercati inglesi e francesi. Le aziende italiane coinvolte sono per il momento tre.
L’ipotesi più accreditata è che si tratti di carne di animali sportivi o adibiti alle corse giunti a fine carriera classificati come “non dpa”, ovvero non destinati alla produzione di alimenti. Questi cavalli che in Italia sono 500 mila circa, non possono essere macellati, e per legge devono essere mantenuti fino a fine vita e la loro carne non può essere utilizzata per il cibo destinato agli animali. Tutto ciò rappresenta un costo elevato per i proprietari che devono garantire la “pensione” per 10-15 anni. In questa situazione è lecito ipotizzare l’esistenza di un circuito clandestino capace di inserire questi animali nella catena alimentare, confondendoli con i veri cavalli da carne. In Italia la vicenda ha creato una certa agitazione tra i consumatori, anche se la frode riguarda un aspetto commerciale (utilizzo di carne equina a posto di carne bovina) e i prodotti ritirati sono solo una decina. Il sospetto è che ci sia un pericolo sanitario sino ad ora minimizzato dal Ministero della salute.
Abbiamo chiesto un parere a Umberto Agrimi responsabile del Dipartimento di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell’Istituto superiore di sanità.
Perché questa storia ha così tanta rilevanza sui media? La frode è di natura commerciale (utilizzo di carne equina al posto di carne bovina) e sembra avere una connotazione di carattere economico, ma dietro un’attività irregolare – e in questo caso illecita – è necessario valutare le potenziali implicazioni sanitarie. L’ipotesi è che si possa trattare di animali sportivi o adibiti alle corse giunti a fine carriera classificati come “non dpa”, ovvero non destinati alla produzione di alimenti, fatti confluire illegalmente nel circuito alimentare. La tracciabilità della carne equina è meno rigorosa di quella della carne bovina. Si può quindi pensare anche a cavalli di dubbia provenienza e quindi di incerte garanzie sanitarie. Ma per definire con più chiarezza l’origine degli animali occorre attendere gli accertamenti in corso.
Cosa vuol dire? Se si tratta di cavalli sportivi non dpa, vengono trattati con antinfiammatori e altri farmaci e per questo motivo la legge prevede la loro esclusione nel circuito alimentare. Nella carne di questi animali potrebbero esserci residui di questi farmaci.
Qual è il reale pericolo per una persona che ha mangiato tortellini o lasagne con questa carne di cavallo? Il pericolo è trascurabile. Il nostro Paese sembra interessato molto marginalmente. Ad oggi, in Italia un solo campione di lasagne è risultato positivo per carne di cavallo e in nessun campione sono stati trovati residui di farmaci. In ogni caso si tratta di residui che non si accumulano nei tessuti e presenti in quantità molto ridotte. Poi c’è un fattore “diluizione” da considerare. Anche se questo aspetto necessita di accertamenti analitici, la carne di cavallo aggiunta fraudolentemente alla carne bovina è verosimilmente poca (5-10%), Va poi detto che la quantità di carne nelle lasagne o nei tortellini rappresenta il 20-30% per cui alla fine l’eventuale traccia di residuo di medicinale somministrato illegalmente risulta molto diluito.
Ma allora i sospetti avanzati sul pericolo sanitario ? Alla luce dei dati odierni non trova molte giustificazioni. Questo concetto è stato ribadito sia dal Ministero della salute italiano e di altri Paesi europei e ci sono fondati motivi per essere d’accordo.
Perché la comunità europea ha ordinato controlli a tappeto in tutti i Paesi? Perché la filiera del cavallo è una filiera “minore” e, diversamente da quella bovina, presenta alcuni limiti, soprattutto in termini di tracciabilità. Da qui la necessità di attivare azioni di controllo rigorose a tutela del consumatore, anche laddove – come in questo caso – gli aspetti sanitari appaiono di minore rilievo.
Un’ultima nota la aggiungiamo noi e riguarda il valore merceologico della carne di cavallo. In diversi servizi giornalistici si parla di animali malandati o giunti a fine carriera avviati alla macellazione e venduti a un prezzo irrisorio, inferiore rispetto alla carne di manzo o vitellone. Questo confronto non sta in piedi. La carne bovina utilizzata per preparare lasagne, cannelloni, ravioli e tortellini come quella usata per confezionare gli hamburger dei fast food non è quella di manzo o di vitellone venduta in macelleria. Si tratta di carne di vacche a fine carriera e ha un valore commerciale bassissimo, tanto che non si trova sugli scaffali dei supermercati perché dura e legnosa. Insomma l’interesse della frode c’è ed è sin troppo evidente.
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Magari se avessimo avviatio un programma di monitoraggio sulle destinazione degli equini ritirati dalle competizioni sui quali avremmo potuto scoraggiare iniziative inopportune. Sarebbe auspicale anticipare tali fenomeni avviando un programmi preventivi finalizzati ad evitare l’insorgenza operazioni poco chiare da parte degli operatori. Insomnma bisogna leggere il mercato, accorciare la filiera, affichè le aziende si riprendano in mano il controllo del processo produttivo.
Salve,
la mia azienda si batte da 3 anni su questo campo. etichetta chiara e leggibile! SafeLabel
Buona sera mi chiamo Biolatto Ilario e sono proprietario di una mecelleria equina a Torino da circa venticinque anni ,ho sempre lavorato con serietà e sopratutto QUALITA’ del mio prodotto,seguito dalla tracciabilità di provenienza ,dall’ingrasso alla macellazione, e non ritengo giusto che si pensi che nella nostra categoria non ci siano macellai equini SERI e che tutto questo venga messo a REPENTAGLIO da notizie giuste ma dette in una maniera sbagliata da parecchi organi di stampa e televisivi…..
Salve,condivido pienamente il pensiero di Ilario.
Allora io parto con una provocazione (forte),perchè non smettiamo di inportare carne o animali dall’estero che sicuramente non hanno i controlli che abbiamo noi in Italia.
So che per fare questo servirebbe finanziamenti agli allevamenti.Però questi scandali cosa ci costano? Noi siamo migliori come qualità.
più controlli in Italia? …
questa è una illusione…
ti faccio un esempio riguardante un fatto che risale a 5 o 6 anni fa..
io vivo vicino a due aziende di allevamento ed entrambe hanno acquistato un prodotto da somministrare agli animali (vietato) una azienda si è fatta fatturare il prodotto (ovviamente la fattura riportava qualcos’altro) l’altra ha acquistato “in nero” dopo un po di tempo viene controllata l’azienda che ha richiesto la fattura (probabilmente è stato scoperto il trucco del venditore) mentre quella che ha acquistato in nero non è stata neppure visitata.
in ogni caso, il denunciato ha dichiarato che la scatola gli è caduta e le fiale essendo di vetro si sono rotte. Ad oggi ancora nessuna pena.
Dott. Agrimi nel suo articolo non si notano parole ferme!
si ricordi la sua posizione e alzi il tiro, non si intimorisca dopotutto sono solo multinazionali,non sono l’ossatura del paese. faccia anche lei la sua parte cosi darà rispetto al paese e alle persone che lottano con dignità da una vita