Molte persone temono di trovare nell’acqua che esce dal rubinetto di casa: metalli pesanti, pesticidi e anche microrganismi dannosi per la salute. Per altri invece l’acqua potabile del proprio comune è troppo “dura” o ha un sapore sgradevole e quindi si decide di bere a tavola acqua minerale in bottiglia. Altri però preferiscono utilizzare una caraffa filtrante ritenuta più ecologica e pratica perché promette di eliminare i residui chimici e i metalli pesanti dall’acqua e addolcirne il gusto, riducendo la quantità di calcare. Per svolgere queste funzioni le caraffe sono dotate di filtri a carboni attivi e resine a scambio ionico. I primi grazie ai loro micropori che aumentano a dismisura la superficie di contatto con l’acqua, trattengono i microrganismi e filtrano gli inquinanti, mentre le resine a scambio di ioni intrappolano metalli pesanti e alcuni sali minerali.
Ma le caraffe fanno veramente quello che i produttori promettono? La trasmissione À Bon Entendeur della rete televisiva svizzera RTS ha testato* presso un laboratorio specializzato 6 modelli (5 dei quali presenti anche in Italia), si tratta di: Akva di WMF, Hidrogenia 600 di Ariete, AquaSense di AEG, Marella di Brita e Penguin di BWT. Premesso che le caraffe in vendita possono essere utilizzate esclusivamente per filtrare acque potabili, secondo il report tutti i modelli riducono il contenuto di microinquinanti, anche se la più efficace risulta Penguin di BWT. Bisogna tenere in considerazione, però, che residui di sostanze chimiche e metalli pesanti vengono già eliminati o, comunque, portati sotto i limiti di sicurezza durante il processo di potabilizzazione delle acque, quindi non dovrebbe essere necessario ridurli con un ulteriore passaggio di filtrazione.
Se abbiamo il sospetto che un inquinamento delle acque si sia verificato dopo la potabilizzazione, durante il passaggio nelle tubature, la soluzione non dovrebbe essere una caraffa filtrante. La cosa migliore da fare sarebbe segnalare il problema all’autorità competente per provvedere alla sostituzione le tubature.
Un altro punto forte delle caraffe è la riduzione del contenuto di calcare. Un’acqua ricca di sali minerali, pur non avendo controindicazioni per la salute, può essere considerata troppo “dura” per i nostri gusti e dare problemi di incrostazioni in alcuni elettrodomestici come lavatrici e macchine per il caffè. Secondo le prove condotte in laboratorio i modelli che filtrano meglio il calcare sono Penguin di BWT e Marella di Brita.
Ma ci sono anche degli aspetti critici. Quando si compra una caraffa bisogna considerare che il processo di filtrazione può anche avere effetti negativi. Per esempio, tutti i modelli riducono il contenuto di magnesio, intrappolato dalle resine a scambio ionico. Anche Akva di WMF, che afferma di aumentare il contenuto di magnesio nell’acqua, grazie a uno speciale sistema di filtraggio non dà i risultati annunciati come spiega Pierre Bonhôte, chimico cantonale svizzero quando afferma “non è mai una buona idea ridurre il contenuto di magnesio nell’acqua, perché è un sale minerale indispensabile soprattutto perché una fetta della popolazione ha una condizione di carenza”.
Un altro grosso problema riguarda il rilascio di ioni d’argento nell’acqua, particolarmente evidente per il dispenser con filtraggio Hidrogenia 600 di Ariete (il peggiore della prova). L’argento, come ci ricorda Bonhôte, viene aggiunto ai filtri per le proprietà antibatteriche: senza l’argento i filtri diventerebbero veri e propri terreni di coltura batterica con gli evidenti rischi per la salute. D’altro canto anche un eccesso di argento nell’acqua non è raccomandabile, perché questo metallo non viene utilizzato dall’organismo, al contrario di ferro e rame. Oltre all’argento i filtri possono cedere residui di resina e carboni attivi dopo le prime due operazioni di lavaggio raccomandate dai produttori quando si sostituiscono. I filtri vanno infatti cambiati ogni 4 settimane, cioè 13 volte all’anno, con una notevole spesa. Per la sostituzione si può spendere un importo equivalente al triplo del prezzo della caraffa.
In conclusione, le caraffe filtranti possono essere una buona soluzione in caso di acque “dure” o dal sapore sgradevole, ma conviene privilegiare quelle che rilasciano poco argento e trattengono poco magnesio, senza dimenticarsi di effettuare sempre in modo corretto il ricambio dei filtri per evitare contaminazioni batteriche rischiose per la nostra salute.
(*) I giudizi sui punti forti e i punti deboli di ciascun prodotto esaminato si possono trovare nelle immagini. Per ogni caraffa sono stati presi in considerazione 5 parametri: calcare, argento, potassio, magnesio e microinquinanti. Non è stata elaborata una classifica, perché ogni caraffa ha i suoi lati pro e i suoi contro a seconda da considerare a seconda delle esigenze.
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Poi ci sono quelli che passano all’acqua in bottiglia. C’ho pensato per un attimo e ho concluso che, se l’inquinamento è diffuso in tutta una regione (sono veneto) è solo una foglia di fico: anche le falde da cui pescano le sorgenti dell’acqua minerale potrebbero benissimo essere contaminate.
Anche io e mio marito ci siamo posti il problema e, per alcuni anni, abbiamo utilizzato la caraffa della BRITA, ma l’acqua aveva un cattivo sapore appena cambiato il filtro e in fondo alla caraffa c’erano sempre dei residui di carboni attivi.
Fino a quando abbiamo studiato che il problema principale dell’acqua, di rubinetto o in bottiglia, è che è energeticamente morta.
A forza di ricercare abbiamo scoperto la tecnologia Biofonte: il riattivatore energetico dell’acqua brevettato da un’azienda italiana. Questi sono alcuni dei vantaggi: risparmiamo soldi utilizzando acqua del rubinetto, non inquiniamo l’ambiente con la plastica e, soprattutto, noi ei nostri tre figli beviamo acqua energetica, debatterizzata, alcalina, esagonale, minerale… insomma, viva e in grado di prevenire e curare tutte quelle patologie legate al bere poco e male.
Riattivatore energetico dell’acqua!!!!!
Cara valeria vignaroli del commento sopra, bene la marchetta per la pubblicità della tecnologia vattelapesca ma spiega la faccenda dell’acqua che per essere buona deve essere ESAGONALE, ti prego. Guarda che chi legge questo sito in genere è piuttosto informato e anche piuttosto stufo delle VIVE PRESE IN GIRO.
Caro/a Wolly, se avessi voluto prendere in giro non avrei messo il mio nome e cognome: ho riportato la mia esperienza sperando potesse essere utile.
Il dott. Mu Shik John è stato una delle più grandi autorità al mondo sulla conoscenza dell’acqua. Nel suo libro “The water puzzle and the Hexagonal Key” spiega che la molecola singola di H2O è un evento raro, poiché le molecole dell’acqua tendono a raggrupparsi in gruppi di 5 o 6 molecole, come si può vedere dai cristalli dell’acqua fotografati da Masaru Emoto.
La migliore acqua per la nostra salute è l’acqua esagonale perché in grado di penetrare all’interno delle nostre cellule molto più facilmente e velocemente, fornendo sostanze nutritive e ossigeno in modo più efficace rispetto all’acqua non strutturata: questo ci mantiene in salute e rallenta l’invecchiamento.
L’acqua del rubinetto, a differenza di quella ferma in bottiglia, si può riattivare energeticamente perché si muove, quindi le possiamo ridare le caratteristiche che aveva alla sorgente e che ha perso percorrendo chilometri e chilometri di tubazioni.