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carne bistecca manzo patate pomodori salseSono sempre di più gli studi che fanno il punto sul peso delle nostre scelte alimentari sull’economia e sull’ambiente. Uno dei contributi più recenti è il saggio Capitalismo carnivoro (Il Saggiatore 2022) di Francesca Grazioli, economista specializzata all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, oggi impegnata presso Bioversity  International. Un saggio che approfondisce i processi economici che si nascondono dietro i nostri pasti, non per stravolgere le abitudini alimentari ma per promuovere  consumi consapevoli. A partire da un alimento come la carne che ha un grande valore simbolico, e che è proposto da sempre come simbolo di prosperità e come alimento da “veri uomini”. Secondo l’autrice il cibo ha sempre un valore simbolico, anche se spesso non ce ne rendiamo conto. Nella carne questo aspetto risalta in modo particolare per la nostra vicinanza al mondo animale: per il medesimo motivo molte religioni ne disciplinano il consumo. A ciò si aggiunge che siamo di fronte a un alimento gratificante, ma al tempo stesso difficile da ottenere e deperibile. Dalla necessità di cucinarlo deriva il suo legame col fuoco che contribuisce ad accentuarne il valore simbolico.

Abbiamo rivolto qualche domanda a Francesca Grazioli per capire meglio qual è il messaggio che vuole  diffondere con il suo libro.

– In Capitalismo carnivoro lei descrive soprattutto il mercato americano, ma in Europa la situazione per quanto riguarda l’attenzione alla salute e al benessere animale sembra migliore…

“In parte è vero, in Europa per esempio non è permesso usare gli antibiotici come promotori della crescita e nel 2018 è stato deciso che dal 2022 sarà vietato anche l’uso di antibiotici come profilassi. Provvedimenti che hanno creato non pochi problemi negli scambi commerciali e battaglie legali, perché i paesi produttori non accettano di buon grado limiti che considerano come barriere contro il libero commercio. Non dimentichiamo però che l’Unione Europea, attraverso la Politica Agricola Comune, continua a finanziare le produzioni intensive che rappresentano un grave problema ambientale, invece di puntare su produzioni biologiche o comunque meno intensive o di promuovere la dieta vegetariana”.

– Che non è, comunque, l’obiettivo di questo libro

“Non credo si possa proporre a tutto il mondo di passare a una dieta vegetariana: la mia idea è di mettere i lettori a disagio, e al tempo stesso dare loro gli strumenti per prendere decisioni più consapevoli. Cominciando a ragionare sui consumi. Nel nord del mondo il consumo di carne è certamente eccessivo e sarebbe opportuno ridurlo. Mentre in molti altri paesi è molto scarso, e il problema è garantire un’alimentazione sufficiente. Oggi ci sono 800 milioni di persone che vivono in uno stato d’insicurezza alimentare, in un mondo in cui buttiamo il 30% del cibo. Si tratta di un dato che smentisce una delle affermazioni dei produttori di carne, quando sostengono di sfamare il mondo: possiamo dire che non è così”.

La carne è simbolo di prosperità e di alimento da “veri uomini”

– In Occidente però è importante sensibilizzare i cittadini sui consumi eccessivi di proteine animali

“Sì è corretto, ma credo sia importante ragionare anche sul sistema: volevo staccarmi dall’idea che la risposta debba venire solo dalle scelte dei consumatori. Dobbiamo ricordare che siamo influenzati da molti elementi, a partire dal ruolo che giocano le lobby dei produttori. Pensiamo a come in molte linee guida per una sana alimentazione, menzionino come elementi da evitare il colesterolo e i grassi saturi, senza dire in quali alimenti possiamo trovarli, per evitare reazioni da parte dei produttori di carne. Anche l’Unione Europea ha finanziato una campagna in paesi extra europei per promuovere il consumo di carne di manzo europea – esaltandone la qualità e la tracciabilità – senza tenere conto del fatto che proprio l’allevamento dei bovini è quello che ha un maggiore impatto sull’ambiente”.

– Il mercato che lei descrive è concentrato nelle mani di grandi gruppi economici, riuniti in lobby che promuovono il consumo dei propri prodotti. Forse però mangiamo più carne perché oggi costa meno rispetto al passato?

“Certamente la produzione della carne oggi ha poco a che vedere con le fattorie tradizionali mostrate negli spot tv. Ed è concentrata in poche aziende che si espandono in ogni angolo nel pianeta, in particolare nell’Europa dell’est, ma anche in Cina dove c’è uno stretto connubio tra stato e industria alimentare. Quanto all’aumento dei consumi, possiamo dire che domanda e offerta si influenzano reciprocamente: pensiamo solo alla promozione del consumo di latte “per la salute” in Usa negli anni  60/70 del secolo scorso, in coincidenza con una situazione di sovrapproduzione di latte”

– E per quanto riguarda la carne?

“Entrano in gioco vari elementi: pensiamo ai nuovi stili di vita, a come le famiglie abbiano sempre meno tempo per cucinare. Tra le carni più diffuse infatti ci sono quelle che richiedono poca elaborazione in cucina  e sono gradite ai bambini, come i wurstel o i nugget di pollo.”

– Si tratta di prodotti che sembrano molto lontani dagli animali da cui provengono. Oggi la sensibilità nei confronti del mondo animale è aumentata, ma sembra bloccarsi sulla soglia degli allevamenti, lei parla di “rimozione della morte”.

“È così : c’è una sorta di tabù, una scissione tra l’animale e ciò che consumiamo. E d’altronde le aziende che gestiscono i macelli sono attente a non far uscire immagini in grado di turbare i consumatori. Negli Usa la diffusione delle immagini dei macelli può essere sufficiente a far scattare l’accusa di ecoterrorismo. È l’atteggiamento di una società edonistica che non ama farsi troppe domande, pensiamo anche alla scarsa attenzione per le condizioni in cui vivono i lavoratori del settore”.

aviaria, allevamento
Le aziende che gestiscono i macelli sono attente a non far uscire immagini in grado di turbare i consumatori

– Il problema che emerge soprattutto negli Stati Uniti?

“Non solo: l’epidemia di Covid per esempio ha fatto emergere le condizioni in cui si lavora nei macelli in Germania. In generale si tratta di un lavoro pericoloso fatto in condizioni terribili, con un turn over molto elevato: in questo settore lavorano persone non garantite che non hanno la possibilità di fare scelte migliori”.

– È un aspetto dei molti problemi causati dalla produzione di carne. Nel suo saggio lei ne elenca i costi ambientali, dalla produzione di mangimi con la diffusione di monoculture, all’uso di pesticidi e farmaci, ai rischi per la salute e l’ambiente legati ai liquami, alla selezione delle razze che compromette la biodiversità. Eppure ce ne preoccupiamo poco, molto meno dei problemi collegati ai combustibili fossili. A cosa è dovuta questa rimozione?

“In qualche modo è difficile, a livello concettuale, comprendere un danno che si verificherà nel futuro, soprattutto rispetto al piacere che ci dà il cibo, una gratificazione di cui sentiamo la necessità, particolarmente in un paese come l’Italia in cui si presta molta attenzione all’aspetto edonico dell’alimentazione. Ed è più difficile far arrivare un ragionamento scientifico quando, come in questo caso,  tocca delle corde emotive”.

– Abbiamo parlato di allevamenti animali. Ma anche i pesci, come lei ricorda giustamente, sono animali eppure spesso ce ne dimentichiamo, sia quando si tratta di salvaguardarne il benessere sia quando si analizza l’impatto economico degli allevamenti.

“È vero: anche la Chiesa, imponendo di mangiare pesce e non carne in quaresima, crea una diversità che in realtà non esiste. Noi non pensiamo ai pesci come animali senzienti, quando molti studi dimostrano che lo sono e che provano dolore. La differenza semmai è che i problemi ambientali legati alla produzione intensiva soprattutto di crostacei riguardano soprattutto il Sud del mondo, con la distruzione delle foreste di mangrovie che rappresentano un habitat naturale importante per molte specie oltre che una protezione nei confronti delle calamità naturali “.

– E per quanto riguarda la carne artificiale? Lei sembra piuttosto scettica, eppure potrebbe essere una soluzione.

“Il mio scetticismo non riguarda la carne artificiale in quanto tale, ma il futuro controllo di queste tecnologie. Siamo in una situazione in cui le multinazionali dell’alimentazione giocheranno un ruolo importante, ci sono già aziende che si definiscono “produttori di proteine” anziché produttori di carne, e sarebbe importante vederci chiaro. Anche se ci sono degli aspetti positivi, a regime una produzione di carne coltivata dovrebbe evitare sprechi.”

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gianni
gianni
8 Dicembre 2022 13:43

(Pavido) esempio di analisi di una delle espressioni più contraddittorie delle azioni umane e mancano pure importanti capitoli di malefatte.
L’argomento è esposto con una certa cura lodevole, data la qualifica dell’autrice, ma l’assenza di un qualsiasi accenno critico voluto e/o sulle filosofie di rimedio rende l’opera letteraria una specie di previsione del tempo ” di ieri “, come dire che c’è stata tempesta fino ad ora ma speriamo che migliori……………….

gianni
gianni
9 Dicembre 2022 15:44

Una idea alternativa, tanto per non parlare sempre delle solite cose sanguinose, opera di creature che seguono la scienza da molto più tempo di noi., spero nessuno misgridi per non essere in tema………..

https://www.greatitalianfoodtrade.it/innovazione/a-scuola-dalle-termiti-per-coltivare-funghi-da-record/
“”Le termiti coltivano e consumano da 30 milioni di anni i funghi commestibili più grandi del mondo, fino a un metro di diametro. Funghi da record anche per i tenori di proteine, che superano quelli della soia e del pollo.
Il tenore di proteine nei funghi Termitomyces è superiore a quello del pollo e di piante come soia, mais e piselli, spiega il professor Poulsen. Essi inoltre contengono tutti e nove gli aminoacidi essenziali, come le carni, nonché un’ampia gamma di vitamine salutari. Oltre ad avere un buon sapore.
I giganteschi funghi di questa specie, raccolti in genere una volta l’anno, vengono perciò già da tempo venduti come costose prelibatezze sul mercato cinese. Oltreché nelle zone rurali del Sud-Est asiatico e dell’Africa, ove essi rappresentano un’importante fonte di proteine.””

giova
giova
Reply to  gianni
22 Dicembre 2022 09:26

C’è solo un problemino: la nostra dieta non può essere basata sui funghi, per quanto possano essere di ottima qualità le loro proteine.
A fronte di problemi complessi, solo delle risposte complesse – delle quali finora, purtroppo, pochi ne vedono l’urgenza – favoriranno un ri-equilibrio.

gianni
gianni
22 Dicembre 2022 20:17

I funghi richiedono senz’altro alcune attenzioni ragionate, la famosa istruzione, più che limitazioni ma cosa significa in sostanza che la dieta non può basarsi sui funghi?
Più che di “basi” dietetiche parlerei di co-fattori ognuno dei quali ha la sua importanza “non secondaria”, indipendentemente dalla quantità necessaria per periodo.
Enfatizzare e mettere davanti a tutto l’importanza delle componenti proteiche, alludendo in primis alla carne di qualsiasi provenienza, mi trova in disaccordo per moltissimi motivi, di proteine è pieno il cesto, da qualunque parte ci giriamo anche solo nel mondo dei vegetali e funghi appunto, con altrettanto infinite combinazioni finalizzate alla salute equilibrata.
Il fabbisogno equilibrato proteico consta di non più di 50/60 grammi/giorno per una persona che non sia mister Universo o aspirante tale e considerare le proteine pi§ importanti di quale altra categoria alimentare rende ingiustizia verso tutte le altre componenti fondamentali, anch’esse non indispensabili ogni giorno e ad ogni apertura di bocca.
A proposito poi di mister Universo, l’immagine rende lo stato di ubriacatura generale, sembrano il ritratto della salute, muscoli che crescono ridondanti e proteine a gogo, connubio perfetto da imitare ad ogni costo…….apparire sani è fondamentale?
Ma si sa o no di quali problemi di salute soffrono queste categorie di persone a tutte le età?
Ciò che appare sano non è affatto certo che lo sia veramente, si, sono convinto anch’io che il problema sia molto più complesso di quanto si vuole vedere, ma probabilmente per ragioni diverse dalle sue, signor Giova.