
Se una volta si sentiva nominare soltanto nelle serie e nei film nordamericani, oggi il burro di arachidi gode di grande popolarità anche in Italia: ormai si trova facilmente sugli scaffali di tutti i supermercati, in versione ‘creamy’ o ‘crunchy’, aromatizzato alla cannella o al cacao e anche biologico (ne avevamo parlato anche in questo articolo sulle creme di frutta secca). Ma non tutti i barattoli si equivalgono. Per facilitare la scelta, la rivista tedesca Öko-Test ha realizzato un approfondimento su questi prodotti.
Gli ingredienti del burro di arachidi
Per prima cosa, il burro di arachidi si ottiene tostando e frullando le arachidi fino a ottenere una purea, che può essere liscia (‘creamy’ o ‘smooth’) oppure granulosa (‘crunchy’). Oltre al burro, si può trovare in vendita anche la crema di arachidi: la differenza tra i due prodotti è sottile, dato che non esiste una definizione di legge. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, la crema è prodotta con arachidi al 100% (e costa di più), mentre il burro può contenere anche altri ingredienti, come zucchero, sale, oli vegetali e additivi. Nulla vieta però di produrre quest’ultimo solo con arachidi tritate e ridotte in purea: per questo è sempre meglio controllare l’etichetta.
Il burro di arachidi fa bene?
Il burro di arachidi negli ultimi anni si è guadagnato la fama di alimento sano e nutriente. Ma è davvero così? In effetti si tratta di un prodotto ricco di proteine vegetali (circa 25 g per 100 g) e ad alta densità energetica, per via del suo elevato contenuto di grassi prevalentemente insaturi, in particolare l’acido oleico. Questo prodotto contiene anche molti omega-6, che possono avere un effetto pro-infiammatorio, e quindi devono essere bilanciati da un buon apporto di omega-3.
Oltre a proteine e grassi insaturi, il burro di arachidi fornisce anche minerali come magnesio, zinco e fosforo, e vitamine come la E e quelle del gruppo B. Inoltre, la crema 100% arachidi fornisce fibre, che favoriscono la digestione e garantiscono una sensazione di sazietà duratura.
I rischi
Fin qui gli aspetti positivi. Tuttavia, come tutti gli alimenti, anche il burro di arachidi non è esente da potenziali rischi per la salute. Per esempio, durante la tostatura delle arachidi, l’esposizione al calore degli oli vegetali può portare alla formazione di contaminanti di processo come il 3-MCPD e i glicidil esteri, sostanze sospettate di essere cancerogene. Inoltre, le arachidi sono soggette alla contaminazione da aflatossine, sostanze tossiche prodotte dalle muffe soprattutto in caso di cattiva conservazione dopo la raccolta.
L’origine delle arachidi
Per quanto riguarda l’origine delle arachidi, la maggior parte proviene dall’estero, in particolare Cina, India e USA. Cercando bene, tuttavia, sugli scaffali e online si possono trovare anche barattoli di burro d’arachidi prodotta con materia prima 100% italiana, come quelli di Esselunga (prodotto da Damiano) e Noberasco.
Nella tabella qui sotto (tratta dall’articolo Il successo delle creme di frutta secca: sono giustificati i claim salutistici? di Valeria Balboni) vi proponiamo alcuni marchi di creme di arachidi che abbiamo trovato sugli scaffali delle principali catene di supermercati, con gli ingredienti, i valori nutrizionali e il prezzo al chilo, che variano dai 7,11 €/kg del barattolo Maribel Lidl (che è anche 100% arachidi) ai 39,74 €/kg di Náttúra.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, iStock Tabella: Valeria Balboni
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Sono un produttore di arachidi e conseguentemente dei suoi derivati. Il termine “Burro di Arachidi” non è consentito in Europa perché “Burro” è solo un prodotto derivante da latte vaccino quindi la dicitura esatta è crema di arachide e pasta di arachide
A parità di contenuto, difficile spiegare certe differenze di prezzo e, perfino, di valori nutrizionali.
Ho condiviso il vs. articolo su Mastodon ed i lettori si sono divisi in due blocchi contrapposti: “dal “fa schifo” sino al “mi piace tantissimo”.
https://mastodon.uno/@Paoblog/114562895156177009
Io sono nella fascia “mi piace, ma normale non tantissimo”, più che altro in inverno…
Io ogni tanto lo consumo, nel test in oggetto c’è uno di quelli che ho provato, Natt…a, che però non ha la qualità del marchio italiano che in questo test non c’è, non credo posso nominarlo ma, diciamo che ha lo stesso nome degli abitanti di Firenze al plurale 🙂
Qualità e gusto superiore, 100% arachidi, prezzo nella norma.
fatelo in casa.. che è meglio.. è cosi banale e semplice un poi di arachidi sbucciate .. un buon frullatore…ed è fatta!!!! PROMOVIAMO.. IL FATTO IN CASA.. ZERO SCHIFEZZE AGGIUNTE!!
Tutto OK molto interessante
salve, alla fine dell’articolo non ho capito se la tostatura può essere un problema o meno, a causa della formazione di contaminanti di processo come il 3-MCPD e i glicidil esteri. Alla domanda finale sui rischi, pertanto, non è stata data risposta
Come tutti gli alimenti, le creme di arachidi hanno i loro pro e i loro contro. Considerando che, al pari di tutte le creme di frutta secca (anche se le arachidi sono legumi), sono da consumarsi in piccole quantità, come per esempio 1-2 cucchiaini, il rischio è molto basso.
Ma non è che la tostatura la fanno per evitare il rischio di aflatossine?
La domanda è anche un mio tentativo di spiegarmi il motivo per il quale le arachidi non tostate sono introvabili (cosa che non succedeva fino a un decennio fa).
Perché, dottoressa Crepaldi, è inutile girarci intorno, il calore forte della tostatura altera sensibilmente i grassi; certo, impedendo l’irrancidimento probabilmente, ma alterando irrimediabilmente l’equilibrio nutrizionale di un legume di tutto rispetto.
Quando l’UNICEF parla di alimento terapeutico, sta parlando di pasta di arachidi (fortificata con vitamine). Quindi direi che è migliore delle varie nutelle. E a farla in casa a gusto proprio è un attimo.