Anche l’Europa potrebbe presto essere preda di quella che oltreoceano viene chiamata plant-based mania, ovvero di un amore quasi irrazionale, di una moda per tutto ciò che è vegetale, in sostituzione delle proteine animali. Complice la catena di fast food Burger King, che ha stipulato una partnership con il colosso alimentare Unilever per l’approvvigionamento di burger vegetali, che sono stati lanciati lunedì 11 novembre in 2.500 ristoranti di 25 paesi europei (tra i quali Germania, Gran Bretagna, Spagna, Polonia e Italia).
Burger King ha preferito Unilever perché il suo fornitore americano, Impossible Food, non ha ancora ottenuto l’autorizzazione alla vendita della sua carne vegana nel vecchio continente. In attesa del via libera, l’azienda ha preferito affidarsi a Unilever o, per meglio dire, a The Vegetarian Butcher, un’omologa olandese di Impossible Food e Beyond Meat, che da quasi un decennio studia i surrogati vegetali della carne. Per questo motivo la società è stata acquistata un anno fa dalla multinazionale, con l’idea di evitare le carenze di materie prime che hanno spesso danneggiato il mercato americano, preso alla sprovvista dall’incredibile successo di questi prodotti. The Vegetarian Butcher può contare sulle proprie coltivazioni di soia (principale ingrediente dei burger vegetali e delle altre false carni) e per questo pensa di poter garantire l’afflusso regolare di materia prima in tutto il continente.
L’impazienza ha solide basi finanziarie: secondo gli analisti di Ubs – riferisce il Financial Times – il settore arriverà a fruttare 25 miliardi di dollari nel 2025, una cifra enorme, anche se per ora di molto inferiore agli 1,2 trilioni di dollari che muove attualmente la carne animale ogni anno. Inoltre si prevede, per i prossimi mesi, una crescita del 30%, come comprova anche un commento del gruppo Restaurant brands international, proprietario della catena di fast food, riportato dalla Reuters secondo cui, per Burger King, quello della finta carne sul mercato americano è stato il miglior lancio di tutta la sua storia.
Nello specifico, ai clienti europei saranno proposti diversi prodotti, tutti denominati Rebel (ribelle), per identificarli facilmente. Si partirà con il Whopper, già sperimentato in Svezia nei mesi scorsi, cui seguiranno altri prodotti come, il finto pollo. Il prezzo stimato è all’incirca quello della controparte di vera carne, diversamente di quanto accade in Nord America dove costa mediamente 1-1,5 dollari in più rispetto agli stessi prodotti di carne (negli Stati Uniti, dove un burger vegetale costa in media 4,19 dollari, e quello di Impossible Foods ne costa 5,59), anche se non è stata ancora fissata una cifra finale per il mercato europeo.
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Giornalista scientifica
Articolo interessante, unica cosa non capisco perché si debba definire questa scelta di consumo di cibi vegetali “un amore quasi irrazionale, una moda per tutto ciò che è vegetale”, e non semplicemente come una scelta razionale e consapevole, con solide basi scientifiche, etiche ed ambientali.
A parte che non esiste il finto pollo o la finta carne, neanche la carne vegetariana, ma ogni cibo vegetariano ha un suo nome, seitan, tofu ecc ..
E poi mi domando, ma il pane resta il solito ricco di grassi idrogenati, strutto e olio di palma
Ma soprattutto anche questi “succedanei” della carne restano alimenti ultra-processari (vedi ingredienti sul sito, compresa la misteriosa “palm fat powder”), a questo punto meglio i derivati della soia classici che citi tu o banalissimi prodotti fatti con lenticchie o altro, magari migliorati con il solito mix di spezie.